Al JazzClub Il Torrione di Ferrara domenica 7 aprile il concerto dei Weave4 un collettivo franco-italiano che riunisce artisti di classe internazionale che collaborano da molto tempo. Ne fanno parte il tastierista francese Benoit Delbecq ed il percussionista inglese Steve Argüelles, a cui si sono aggiunti, Francesco Diodati alla chitarra e Francesco Bigoni a sax tenore e clarinetto. Ma Weave4 è anche il titolo del disco, uscito per l’etichetta Parco della Musica Records ed è il loro album di debutto, registrato nel 2021 con il sostegno di Creative Europe e Bureau de Son, dopo due settimane di residenza a Parigi.
Francesco Diodati, presenza fissa da ormai quasi un decennio nelle formazioni guidate da uno dei trombettisti eccelsi del panorama jazzistico italiano, Enrico Rava, lo ricordiamo nell’ormai storico MAT, a fianco di Marcello Alulli ed Ermanno Baron, nei suoi Yellow Squeeds, nei Tell Kujira e accanto a Paolo Fresu nell’omaggio a David Bowie.
Francesco Bigoni, anche lui vicino a Rava fin da giovanissimo lo abbiamo visto nella prima Cosmic Band di Gianluca Petrella, nell’Horn Trio di Federica Michisanti, ed accanto a Danilo Gallo, Zeno De Rossi, Beppe Scardino.
Il francese Benoît Delbecq e l’inglese Steve Argüelles, parigino d’adozione, appartengono alla generazione precedente di jazzisti e già nel 1992 pubblicarono il loro primo disco insieme, il primo di Delbecq in qualità di leader di un quartetto, “Paintings with Guillaume Orti”. Da allora Delbecq ha collaborato praticamente con tutti, da Alan Silva a Steve Lacy, da Evan Parker a Joëlle Léandre, da Michel Portal a Louis Sclavis, da Tim Berne a Peter Evans, da Fred Hersch a Mary Halvorson.
I brani che compongono l’album sono stati composti da tutti i membri del quartetto con una prevalenza di Francesco Diodati sugli altri autori. La musica ha una precisa impronta ritmica, sostenuta non solo dalla batteria, ma anche da pianoforte e chitarra, e in certi casi ha un andamento ipnotico e possiede il carattere di un jazz sospeso e visionario. I brani non seguono strutture rigide e prevedibili ma diventano materia malleabile e flessibile, dando una nuova visione al concetto di “non finito” in musica. Il risultato è una musica fortemente suggestiva, sostenuta dall’uso della bass station da parte di Delbecq (che ripropone quella sensazione di «acquaticità» tipica del pianista), dalle particolari sonorità di Argüelles (batterista totalmente fuori da ogni convenzione conosciuta per lo strumento, accresciuta dall’uso di pelli di animale e dell’elettronica) e dalle fittissime tessiture di Diodati.
A Bigoni è riservata una specie di funzione di «loquente» centrale, torrenziale, ma caratterizzata da un’espressività fatta di mezze tinte e da una soffusa raffinatezza timbrica.
Le atmosfere, tendenzialmente scure, sono nel complesso sospese e astratte, con una mutevolezza quasi liquida, senza che cionostante il lavoro mostri ripetitività, grazie da un lato alla pluralità di “mani” compositive, dall’altro ai diversi strumenti e stilemi usati di volta in volta. Sebbene catturi fin dal primo ascolto, Weave4 richiede che l’ascoltatore si immerga nella sua particolare ricerca sonora; dopodiché, non finisce più di stupire e affascinare.
Un grazie particolare al direttore artistico Francesco Bettini e a Matilde Morselli Press Officer del Jazzclub Ferrara.
Il 12 aprile i quattro musicisti si sono esibiti alla Casa del jazz a Roma, dove hanno registrato per l’occasione il loro secondo disco per Parco della Musica Records.