Interviste

Michele Serafini

I primi giorni di agosto l’altopiano del confine tra Marche e Umbria è avvolto da un’atmosfera antica, magica e surreale. C’è il Montelago Celtic Festival

Da molti anni, i primi giorni di agosto, l’altopiano del confine tra Marche e Umbria è avvolto da un’atmosfera antica, magica e surreale, espressione di un connubio perfetto tra arte e natura, storia e divertimento: è il Montelago Celtic Festival (dal 31 luglio, al 3 agosto 2024) di cui ci parla dettagliatamente Michele Serafini, organizzatore e direttore artistico della rassegna.

Il Montelago Celtic Festival è ormai una realtà consolidata che unisce l’amore per la musica a quello per la natura dell’ambiente montano. Puoi raccontarci quando è nato e da cosa è sorta l’idea di portare la tradizione celtica ai confini tra Marche e Umbria?
Montelago è il frutto dell’intuizione e della passione verso la musica folk celtica dei due fondatori: Luciano Monceri e Maurizio Serafini, mio padre. A ciò si aggiunge che l’area di Colfiorito, dove si svolge il festival, è stato luogo d’insediamento dei Galli Senoni, una popolazione celtica che nel 390 a.c. saccheggiò Roma e che è nota per la battaglia di Sentino. Da noi però le battaglie sono delle pacifiche rappresentazioni storiche a corredo di altre centomila attività che si svolgono in un contesto unico, un altopiano che tuteliamo con tutte le nostre forze! Insieme a Legambiente Marche e COSMARI abbiamo lavorato per ridurre l’impatto ambientale del festival: tra le principali misure adottate nel corso del tempo ne menziono alcune: utilizzo esclusivo di stoviglie e bicchieri bio-degradabili e compostabili, distribuzione gratuita all’ingresso di oltre 10.000 kit per la raccolta differenziata tenda-a-tenda (h24) con percentuali che nel 2022 hanno raggiunto oltre il 75% (dal 2012), eliminazione totale dell’acqua in bottiglia attraverso l’apposizione di casette per l’approvvigionamento gratuito di acqua potabile e tante altre azioni. Abbiamo appena ottenuto la certificazione Ecoevents di Legambiente e per il futuro stiamo lavorando affinché Montelago possa diventare il primo Festival marchigiano certificato ISO20121, standard europeo per la gestione sostenibile di grandi eventi.

Che tipologia di pubblico popola la sterminata pianura appenninica?
Abbiamo persone che vengono da vent’anni ed altre che si sono avvicinate al nostro mondo solo quando questo è diventato, per così dire, più di moda. Ogni anno dobbiamo fare i conti con entrambe le categorie, questione che d’altronde interessa molti festival che costituiscono un landmark d’identità. E quando ci sono di mezzo questioni identitarie, a corollario nascono nostalgie, timori, speranze, ibridazioni. C’è da dire che la capacità di trasmissione di alcuni valori chiave del vivere il festival da parte degli “anziani” è stata sinora encomiabile, così come l’umiltà dei nuovi di ascoltare e accettare le regole del gioco. Noi dell’organizzazione dobbiamo garantire la qualità dei programmi e dei servizi, perché è più facile diventare amici in una città viva e bella.

Ricordi qualche curioso aneddoto vissuto nel corso degli anni dell’organizzazione di questo festival?
Ci sarebbero tanti aneddoti, ogni edizione ha le sue problematiche che possono essere amministrative, artistiche o logistiche, specialmente in quei pochi anni in cui le condizioni meteo non sono state favorevoli. Ciò che però mi sembra doveroso sottolineare, oltre all’affetto stabile di una parte di pubblico che non perde un’edizione e oggi si accampa con tutta la famiglia formata addirittura da nonni e nipoti, è il ricambio generazionale che sta avvenendo sotto i nostri occhi. I più giovani magari vengono per il contesto, perché ne hanno sentito parlare, per l’atmosfera di pace e festa che in tanti anni si è consolidata, ma poi si innamorano della proposta artistica, s’informano sui gruppi, stanno sottopalco a ballare, ma anche ad ascoltare. Ci sembra interessante quando ci scrivono nei social che un artista non li ha convinti, significa che si sta sviluppando un giudizio critico che è sempre il motore della musica. Ecco, l’aneddoto riguarda alcuni giovanissimi che hanno iniziato per la prima volta ad approcciarsi a strumenti come l’arpa o la cornamusa in uno dei tanti workshop del festival. Qualche anno dopo sono venuti a regalarci il loro cd e a proporci la loro band. Far scoprire e appassionare i più giovani a un genere normalmente poco frequentato, quasi di nicchia, è un importante obiettivo raggiunto ma che rinnoviamo anche con l’European Celtic Contest, un concorso di musica celtica per nuove proposte artistiche. Anche per questo nella programmazione puntiamo anche sulle tante contaminazioni della musica folk, perché è un genere poco definibile, con tante variazioni, continuamente in evoluzione, con strumenti tradizionali, ma pure tanta elettronica, chitarra e batteria.

Quali artisti si esibiranno quest’anno?
Sarebbe veramente troppo lungo raccontare tutto, in programma ci sono oltre 30 live. Mercoledì sera s’inizia con il power metal dei Blind Guardian, unica data italiana della potente band tedesca capitanata da Hansi Kürsch. Arriva finalmente, dopo tanti nostri tentativi, forse l’artista che più ha influenzato lo spirito del festival: il cantautore arpista bretone Alan Stivell. Abbiamo per la prima volta in Italia gli statunitensi Gangstagrass, esempio di contaminazione fra il bluegrass e l’hip hop, già nominati agli Emmy e saliti al primo posto delle classifiche di Billboard. E poi la faroese Eivør (unica data italiana), con venti anni di carriera e tantissimi riconoscimenti o il maestro Mark Saul che, da Melbourne, porta la sua cornamusa ibridata da chitarre elettriche e sintetizzatori. Ma anche Vincenzo Zitello, Wolfstone, Startijenn, Alzamantes, e tanti altri, per approfondire la proposta artistica consiglio di guardare il nostro sito (link in calce all’articolo).

Quali attività, oltre alla musica, possiamo sperimentare sull’altopiano di Colfiorito?
Come sopra, potrei non finire più, è difficile anche per noi, nella nostra comunicazione, riassumere tutte le attività che si svolgono in quei quattro giorni. Prima grande novità di questa edizione è l’aggiunta di un palco – l’Isola Balfolk – dedicato appunto a questo genere/repertorio di danze popolari molto frequentate in Belgio, Francia e sempre più anche in Italia, accompagnate da musica live ed esclusivamente pensate in versione diurna per chi vuole far comunità ballando. Come sempre c’è la Tenda Tolkien, il palco dedicato alle conferenze e agli incontri letterari, dove si può ascoltare scrittori, filosofi, traduttori di Tolkien, illustratori che trattano i temi cari a Montelago. Oppure il padiglione The Riddle Pit dedicato alle attività di gioco per esperti e neofiti che potranno sfidarsi in sessioni multi-tavolo, partecipare a workshop tematici, provare nuovi giochi in apposite sessioni dimostrative. Inoltre ci sono le attività ludico-ricreative, oltre 50 corsi di musica, artigianato, danza e scienze naturali con i migliori maestri d’Europa che fanno di Montelago una fucina inesauribile di esperienze, il luogo dove poter conoscere gli strumenti musicali della tradizione, lavorare il legno, la terra, le erbe, le spezie, le resine naturali, i tessuti, il cuoio e molto altro. E ancora gli amatissimi giochi celtici sempre all’Arena Avalon, dove si può provare il lancio del tronco della pietra o il tiro alla fune. Non dimentichiamo i matrimoni celtici, la Tenda Kids con le attività per i più piccoli, il trekking, il mercatino e per deliziare il palato, ci sono 20 stand del territorio che offrono il meglio della cucina umbro-marchigiana e le tipicità della tradizione anglosassone, poi birre accuratamente selezionate al Mortimer Pub e speciali bevande medievali.

 Il territorio circostante e le realtà locali come si approcciano a questo festival? C’è spirito di comunità e collaborazione?
Ci deve per forza essere collaborazione, sennò non potremmo farlo. Le attività locali hanno la priorità, anche sulla selezione che riguardano le aree food e mercatini, collaboriamo con ogni tipo di attività ricettive, con le amministrazioni e la sicurezza affinché il festival abbia una ricaduta effettiva sul territorio. Sin dalla fase di progettazione, si possono portare agli estremi gli ideali del servizio e del lavoro, a mio avviso due dei pilastri su cui dovrebbe poggiare ogni politica di ripopolamento dei territori montani. Senza cementificazioni, né deturpazioni permanenti del paesaggio con Montelago troviamo ogni anno nuove soluzioni per chi decide di divenire cittadino del nostro festival, anche solo per tre giorni. Notiamo delle difficoltà nelle riparazioni degli strumenti da campeggio? Attiviamo una ferramenta mobile in collaborazione con attività imprenditoriali locali. Se durante l’anno sono circa 10 i professionisti che lavorano per il festival (tra ufficio stampa, editing, direzione di palco, scenografia, grafiche e illustrazioni, sito internet, social media management, marketing e logistica), i giorni del festival contano oltre 200 dipendenti con contratto a chiamata, per un’occupazione diretta (soprattutto di giovani under-35) decisamente notevole.

www.montelagocelticfestival.it

Foto di Leonardo Traini e Massimo Zanconi

About the author

Annalisa Michelangeli

Mi chiamo Annalisa Michelangeli, nata a San Severino Marche nel 1982, ma cresciuta in un piccolo paese tra Marche e Umbria, sui Monti Sibillini. Vivo a Macerata. Amo la musica e ogni altra forma d’arte da sempre. Scrivo poesie e di recente ho pubblicato un saggio autobiografico su un mio personale percorso legato alla gestione della fibromialgia. Ho una formazione linguistica e letteraria, possiedo attestati per insegnare yoga per bambini e quello di assistente all’infanzia. Attualmente svolgo attività di docenza d’italiano per stranieri che è il mio ambito di specializzazione e mi appassiona molto. Da molti anni seguo concerti in tutta Italia, in passato con una frequenza maggiore essendo allora più libera da impegni lavorativi e famigliari: sono anche mamma di una bambina di otto anni. Nel 2007/2008 ho frequentato un corso di giornalismo musicale legato a una rivista che si occupava sia di jazz, che di rock. Ascolto soprattutto indie rock inglese e italiano, ma anche cantautori del passato, musica francese, sono curiosa di scoprire gruppi emergenti e nuove sperimentazioni nel panorama musicale.

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