Pop Corn

Brevi note sulla Villanella

Scritto da Giulio Faillaci

Intorno alla metà del 1500, nella città di Napoli cominciò ad affermarsi un tipo di canto profano detto Villanella o Villanesca. I propositori e diffusori di questo nuovo genere canoro furono dei musicisti ambulanti che si esibivano in piazza Castello, allo scoglio di S. Leonardo a Chiaia e nelle taverne della città, dove probabilmente ricevevano anche compensi in cibarie e vino.
Costoro erano veri e propri cantautori ante litteram che componevano musica e testi delle villanelle che cantavano e che accompagnavano con strumenti a corde come l’arpa portatile, il colascione o calascione, una sorta di liuto a manico lungo con tre corde e probabilmente, i più esperti usavano anche liuti rinascimentali.
Tra i più noti compositori di villanelle possiamo citare Gian Domenico da Nola, Gian Leonardo Primavera detto Dell’Arpa, Giovanni Tommaso Di Maio e un tale dal curioso nome o soprannome di Sbruffapappa.
Il contenuto di questi canti era principalmente di carattere amoroso; dove l’amante esprimeva con forza e passione i propri sentimenti verso l’amata. Ma vi erano anche passaggi ironici o sarcastici nei confronti delle ritrosie femminili.
La locuzione a volte usata come incipit di alcune villanelle era “Vurria addeventare…” “Vurria ca fosse…” a sottolineare immediatamente la completa devozione dell’innamorato, disposto a farsi ciabatta pur di stare ai piedi dell’amata o a farsi gazza o pianta di cedro per poter stare sul davanzale della sua finestra. Vi era inoltre una buona dose di lamentazione e rimprovero nei confronti dell’indifferenza o ritrosia della fanciulla in questione (Madonna tu mi fai lo scurucciato…/Ahimè, ahimè, ch’io moro penzann’ a te…/Si te crediss’ dareme martiell’ e c’aggia filatiell’ …….va! figlia mia, va! Figlia mia ca Marz’ te n’ha raso/ traduzioni: Madonna tu mi rivolgi il viso corrucciato…/Ahimè, ahimè, io muoio pensando a te…/Qualora tu credessi di martellarmi e darmi filo da torcere, ti sbagli. Vattene cara mia perché è finita).
Non si può non sottolineare che i testi delle villanelle abbiano spesso una notevole caratura poetica, sia nel contenuto che nella metrica dei versi e, inoltre, come risultino articolate e complesse sia le strutture armoniche che le belle melodie.
Tutte queste qualità musicali e poetiche fecero sì che le villanelle da musiche di strada diventassero, nei decenni successivi al secolo XVI, musiche di corte. Infatti, a cominciare dalla corte napoletana, esse, man mano, si diffusero in molte corti europee, ricevendo grandi apprezzamenti da parte dei vari regnanti e membri delle nobiltà.
Ma questo successo nelle “ alte sfere” europee, determinò una notevole trasformazione della Villanella. Questo genere musicale e canoro che possiamo definire popolare a pieno titolo perché dei popolani l’inventarono e il popolo napoletano lo fece talmente proprio da farlo arrivare alle orecchie dei regnanti, divenne “bottino” di musicisti di corte e cantanti professionisti. La forma della villanella divenne più aulica e leziosa, l’interpretazione belcantistica e teatrale poiché doveva dilettare le raffinate e nobili orecchie dei cicisbei delle corti europee.
Nel terminare questa breve riflessione sulla villanella, in qualità di cultore ed esecutore di questi canti, mi preme sottolineare l’enorme contributo dato dal maestro Roberto De Simone al recupero e riproposizione di tale genere, all’interno della sua opera complessiva di ricerca e studio sulle tradizioni, i canti e le danze della Campania. Tutti quelli che come me amano la musica popolare tradizionale, non smetteranno mai di ringraziare questo grande maestro.

Cfr: CD “Villanelle e canti d’amore” Eseguiti da Giulio Faillaci. Prima strofa dei brani n. 8, 10,11

About the author

Giulio Faillaci

Giulio Faillaci, laureato in Scienze dell’Educazione, nasce musicalmente a metà degli anni sessanta, in uno di quei complessini “beat” che gli adolescenti dell’epoca fondavano poco dopo aver imparato quattro accordi di chitarra. Quindi i successi dei Beatles, dei Rolling stones, dei gruppi italiani dei Nomadi, dell’Equipe 84 e altri, sono stati la sua prima la prima palestra musicale.
Negli anni 70 avviene l’incontro con la musica tradizionale del centro-sud d’Italia. Grazie all’insegnamento ricevuto dalle ricerche del maestro Roberto De Simone e dall’attività concertistica della Nuova Compagnia di Canto popolare, approfondisce la conoscenza di questo genere musicale mettendola in pratica con la costituzione di diversi gruppi musicali e componendo alcuni brani in “stile” popolare.
Alla fine del decennio frequenta per due anni le lezioni di chitarra classica del maestro Francesco La Vecchia.
All’inizio degli anni 80 si dedica alla ricerca sul campo, frequentando le feste popolari del Sud Italia, in particolare quelle dell’area vesuviana, e apprendendo le tecniche strumentali e canore della Tammurriata. Contemporaneamente ha un’intensa attività concertistica con vari gruppi di musica popolare. Scrive la sceneggiatura e le musiche della commedia musicale “Alla festa”, rappresentata al museo delle arti e tradizioni popolari di Roma e in vari teatri.
In seguito ha collaborato con gruppi teatrali napoletani scrivendo ed eseguendo le musiche della commedia “Simme venuti pe’ lu Carnuvale” rappresentata a Napoli al teatro S. Ferdinando e a quello della “Mostra d’oltre mare”.
Intense sono state le sue attività di didattica musicale: ha collaborato con il professore Gaetano Domenici dell’Università Roma 3, pubblicando un capitolo nel testo “la nuova valutazione nella scuola elementare” e due testi, uno per l’alunno e uno per l’insegnante, di indicazioni ed esercitazioni pratiche nel campo della valutazione degli apprendimenti (Educazione al suono e alla musica per le classi III, IV e V elementare. Ed. SEAM, 1999).
Per la Giunti Lisciani Ed. ha curato il cofanetto di “ Educazione Motoria – Percorsi didattici” con la registrazione di 4 audiocassette e stesura dell’opuscolo illustrativo.
Pr circa 4 anni ha collaborato con la rivista “La vita scolastica, Giunti Ed.” scrivendo gli articoli per l’educazione musicale nella scuola elementare.

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