Il Teatro Romano di Fiesole ospita un artista dal lavoro seducente, eclettico e provocatorio,
capace di attraversare confini geografici e musicali. Cantante, chitarrista, produttore e
compositore, tra i fautori della “no wave”, Arto Lindsay arriva a Fiesole con “Voce e Vortice”,
rilettura della Lectura Dantis che Carmelo Bene declamò, il 31 Luglio 1981 dalla Torre degli
Asinelli di Bologna, in memoria, onore e merito delle vittime della strage fascista avvenuta
appena un anno prima. In una serata imperdibile la voce di Carmelo (magistralmente rieditata)
fa da contrappunto monumentale al disegno musicale che la piccola compagnia di
musicisti/rumoristi che Arto ha riunito intorno a sé mette in scena: dalla musica carnatica di
Roopa Mahadevan al folk del nostro sud-est, magistralmente interpretato da Rachele Andrioli
(anche al tamburo a cornice) al violoncello maestosamente umano di Redi Hasa fino ai droni
sonori del bassista Melvin Gibbs.
Lindsay si ritaglia il ruolo consueto: guastatore e poetico sfasciacarrozze con la sua proverbiale
Danelectro azzurra, cantante a mezza voce a porgere delicatissime melodie, secondo la lezioni
dei grandi brasiliani. Ed è proprio la voce di Carmelo Bene a ergersi, ieratica e profondamente
musicale, come strumento, in una specie di hip-hop ansiogeno e lunare: la parola qui si fa
suono, fondale, avventura negli abissi del significato.
Ritroviamo stasera i motivi per cui seguiamo Arto Lindsay da una vita: un groove travolgente, il
coraggio di mescolare ciò che parrebbe inconciliabile: lame noise e languori carioca, New York
e il maracatu. Il fondatore dei DNA si è abbeverato con grande intelligenza alle sorgenti di
questo Rio delle Amazzoni, inventando nuovi suoni, con la grazia sorniona di chi da una vita
suona la chitarra in barba alle buone maniere.
Arto Lindsay @ Estate Fiesolana
SOund36 è mediapartner di Estate Fiesolana. Arto Lindsay in Voce e Vortice ha un un groove travolgente e mescola ciò che parrebbe inconciliabile: lame noise e languori carioca, New York e il maracatu