di Drusilla Foer e Giancarlo Marinelli con Drusilla Foer e la partecipazione di Elena Talenti
regia Dimitri Milopulos
direzione artistica Franco Godi – produzione Best Sound – produzione esecutiva e distribuzione Savà Produzioni Creative
foto di Serena Gallorini
Credo che in pochi pensassero di poter vedere un giorno Drusilla Foer nei panni di una Venere, seppur non giovanissima, eppure eccola lì, sul palcoscenico del teatro Comunale di Vicenza ritornare, dopo il successo di “Eleganzissima”, e di “Histoire du soldat”, quest’ultimo replicato più volte nella stessa città al teatro Olimpico.
Il nuovo spettacolo è ispirato ad “Amore e Psiche” di Apuleio, e a fianco della Foer c’è l’attrice e cantante Elena Talenti. La Venere di Drusilla in apertura di sipario è in uno spazio amico, confidenziale, un camerino forse, come un’attrice che sta per entrare in scena. La preparazione mentale per affrontare i mortali, come li chiama lei, e cioè noi, gli umani, come li chiama la sua cameriera, è coscienziosa, meditativa, in una scena che è tra le più belle dell’intero spettacolo. E si è all’inizio. Basta poco, e voilà, Drusilla entra in scena trionfante al di noi cospetto, attori e spettatori della vita contemporanea, al grido di “shopping”, e shopping in effetti è.
“Sbarcata” in qualche maniera a Parigi, piena di borse e gingilli, pronta ad affrontare l’avventura terrena lei che viene dall’Olimpo, rimane già da subito affascinata da tutto ciò che non ha avuto. Gli dei ormai, i suoi parenti, contano fino a un certo punto. Al contrario il pianeta Terra le offre tutto quello che per il suo stato fashion si può trovare, a cominciare dai profumi.
Venere nemica e amica, forse un po’ confusa e, però, felice, quanto meno curiosa, sorniona, sicura. Lo spettacolo è nuovo e si palesa con una veste drammaturgica speciale e bifacciale al quale lo scrittore e regista Giancarlo Marinelli ha contribuito scrivendo il testo con la stessa Drusilla Foer. Una scelta felice, perché Marinelli è, come del resto Foer, persona di teatro che sa bene il fatto suo, e ben lo conosce, dunque la favola – Mito di Amore e Psiche, del mondo di Apuleio e dei suoi anfratti, del narrare simbolico attraverso metafore e ridanciane (ma non solo) battute entra in sintonia col pubblico, che affolla in ogni ordine di posti la sala vicentina del teatro Comunale.
Certo, siamo alle prime battute (le date a seguire prossimamente sono molte, su e giù per l’Italia), c’è bisogno di un po’ di assestamento, ma sono particolari. Quel che salta all’occhio rimane comunque la potenza teatrale di Marinelli, e la slanciata ed evergreen figura di Drusilla, personaggio a tutto tondo, anche un po’ machiavellico, ambiguo. E’ uno spettacolo a mio modo di vedere coraggioso, che sfida alcune regole di chi vorrebbe vedere la star confermarsi tale e rimare ancorata al mondo dorato di pailettes e vestiti , ciglia finte e scarpe coi tacchi e invece, come la stessa Foer al termine dichiara al pubblico, ringraziandolo, ecco una Drusilla che non ti aspetti misurarsi con una prosa importante, che è la scrittura appunto di Marinelli, e una messa in scena sospesa tra il cabaret, il musical, il teatro di parola.
E, prima di tutto, misurarsi con un testo che la stessa Drusilla ha amato fin da subito, da quando l’ha letto. Modernità di un testo classico, lavoro di squadra (la regia di Dimitri Milopulos è liscia come l’olio, sobria ma efficace). Dentro c’è un po’ di tutto, i personaggi mito come Giove, Marte e Giunone, la musica americana (“Bye Bye baby”), quella francese (“Que reste-t- il de nos amour”), e in rilievo lo scontro-confronto con Psiche, bellezza pari a Venere, usurpatrice di ruolo, gioconda, fresca giovinezza. Non un pretesto, ma un modo diverso per approfondire le tematiche care ad Apuleio, come l’immortalità e la morte ad esempio. Con quel che ne consegue. E quel figlio di Venere, Amore e Cupido, sposo di Psiche, anche se all’origine di una punizione che non avviene ( la bellezza si paga, un monito) ci sono frecce scagliate male, distrazione, mi vien da pensare comunque attrazione fatale nel destino segnato. Ma un altro destino attende la bella Psiche, il nuovo incontro con Venere, e le prove punitive da sostenere per depurarsi da un malefatto disordinato.
Drusilla Foer e la sua compagna di avventura Elena Talenti si muovono bene sul palco in uno spettacolo che, a parte qualche silenzio da aggiustare, qualche ritmo lento, ha della malia. Le canzoni accennate e i balletti, come quel charleston finale, dichiarano leggerezza, ma il lavoro drammaturgico, il significato stesso della favola di Apuleio, quella poesia, mette tutto su un piano gradevolmente amabile, inusuale. Il bello del teatro, spesso.