O è una sola, oppure è una trovata geniale. E’ la prima cosa che ho pensato quando ho saputo che Catherine Owens e Mark Pellington avevano seguito la rock band irlandese U2 durante il loro Vertigo Tour 2007 in America Latina per girare un documentario che sarebbe stato poi diffuso nelle sale cinematografiche in 3 dimensioni (da qui il titolo U23D). In effetti, non capita molto spesso di poter vedere un film in 3 dimensioni e tantomeno un concerto degli U2, una delle migliori band dal vivo. La posta in gioco era alta: tenere incollati allo schermo gli spettatori proponendogli un’immersione di quasi due ore in un concerto più adatto ad essere visto in un megastadio che in una semplice sala cinematografica. Per ricreare la sensazione di essere lì immerso nella folla urlante e non di stare pigramente seduto su una poltrona in una sala silenziosa il film rende al meglio la qualità del suono in stile dolby surround e soprattutto l’atmosfera con le sue luci provenienti dai riflettori, dalle lampadine del megaschermo ma anche dai cellulari, accendini ed altri oggetti luminosi. Purtroppo questo documentario non ha beneficiato di una grande distribuzione in Francia. A Parigi, per esempio, è distribuito in una sola sala ed in generale in tutto il paese passa solo in 15 sale.
Finalmente le luci si spengono e una scritta sullo schermo invita gli spettatori ad indossare gli occhiali che permettono di vedere il film in 3D. Si, effettivamente, i titoli di testa sono in tre dimensioni ma per ora niente di sconvolgente. Le prime immagini della folla che entra nello stadio sono un po’ deludenti per quanto riguarda gli effetti speciali perché, tranne qualche raggio di luce che “buca” lo schermo, il resto delle immagini è bidimensionale. Ma ecco la prima inquadratura del palco con la batteria di Larry Mullen Junior; sembra proprio di poterla toccare con mano! Le carrellate attraverso la platea di giovani in delirio sono impressionanti, sembra di stare lì con loro portati da un’esplosione della migliore energia rock. I risultati più strabilianti, che fanno rabbrividire di stupore, restano però le immagini del gruppo: credo che mai potrò vedere Bono o the Edge da cosi vicino. Quando il cantante allunga la mano, si è pronti a fare lo stesso per toccarla. Grandioso! Per il resto è un concerto nella migliore tradizione degli U2, dove naturalmente non mancano i loro maggiori successi e i messaggi in favore dei diritti umani. Bono è un animale da palcoscenico, voce potente, scenografia piena di emozione e carica da vendere nonostante l’età non giovanissima. Il Vertigo Tour 2007 si apre con la canzone omonima per poi riprendere veri e propri cult musicali quali, solo per citarne due, In the name of love e One. In definitiva, un’esperienza sconvolgente, unica.
Il fatto che un film del genere, benché assecondato dalle tecnologie più innovative, non rimpiazzi la vera esperienza di una performance live è un bene. Infatti, permette a tutti di assistere facilmente ad un concerto e invoglia lo spettatore a precipitarsi alla prossima vera performance live. Questo genere di esperimenti rimane sempre un po’ frustrante. Uno avrebbe voglia di alzarsi dalla poltrona e di cominciare a saltare con la folla cantando a squarciagola le sue canzoni preferite. Invece, deve rimanere seduto, accontentandosi al massimo di dondolare la testa a ritmo e di battere freneticamente i piedi. Per quanto riguarda l’effetto 3D rimane il problema dello schermo classico e quindi delle inquadrature che a volte tagliano le sagome rendendo lo spettatore incredulo di trovarsi proprio lì sul palco con Bono o tra la foresta di mani alzate al cielo.
Lidia Falcucci