Pop Corn

J-Pop

Scritto da Marco Sampietro

La potenza del “net” come la grande onda di Hokusai, spinge il nippo pop verso l’occidente

”Ma… non si capisce niente… ma che razza di musica ascolti?!”, dice il medio man.
“Perché tu comprendi tutte le parole delle canzoni che ascolti?”, rispondo.
Ed è appunto ciò che accade quando “qualcuno”, non tutti, ma una buona parte, esclama se ascolto musica giapponese non in cuffia.
Come ho sempre sostenuto, la musica è musica, il gusto è soggettivo, e un brano in dialetto polinesiano può essere altrettanto bello ed orecchiabile quanto uno in inglese o nella propria lingua di appartenenza e questo vale per tutto e tutti.
Successi come Gam Gam Style, Dragostea Din Tei, Eins Zwei Polizei e simili ne sono la prova provata, per non parlare poi de “La Bamba di Ritchie Valens tedesca” ovvero Da Da Da.
Se poi ci si sforza nel comprenderne parole e significato, di certo quello è un di più, oggi poi è più facile grazie al “non buono” google traduttore.
Chiarito ciò, ripongo la katana nel suo fodero e, da semplice amatore, vi presento il J-Pop. L’imprescindibile precisazione è d’obbligo e da vocabolario “Wikipediano” …
Quindi iniziamo col dire che Il termine J-pop (ジェーポップ, jēpoppu) proviene dalla musica giapponese degli anni ’60 -’70, ma bisogna considerare che si definisce “j-pop” tutta la produzione nazionale senza alcuna distinzione di genere dai più soft ai più duri.
In Giappone i negozi di dischi solitamente dividono la musica in quattro grandi categorie: j-pop, enka (primo genere musicale giapponese in cui si possono osservare influenze occidentali), classica e internazionale e questo vuol dire che il j-pop è musica giapponese per i giapponesi ecco perché è in lingua giapponese, capito medio man?
All’estero, invece, si è soliti distinguere ogni genere musicale giapponese con il suo corrispettivo occidentale, anticipato da una j: nascono così il j-rock, il j-jazz, il j-ska, eccetera. Il j-pop abbraccia molti generi di musica pop, come l’elettronica e la dance, ma anche l’hip hop, il soft rock e il soul.
La musica j-pop è parte vitale e integrante della cultura popolare giapponese ecco perché le serie televisive, gli spot commerciali, gli anime con miriadi di sigle, i videogiochi e molte altre forme di intrattenimento televisivo (e non solo) sono lo strumento principale di diffusione della musica, riuscendo così a creare un mercato secondo solo a quello statunitense.
Grazie allo streaming e anche alla diffusione del K-pop, il pop Koreano con la sua estetica visiva che è riuscito a conquistare l’Asia e da lì l’intero Occidente, il pop del sol levante sta riuscendo ad uscire dai suoi confini nazionali con ottimi risultati.
Una notevole spinta è stata appunto data dalla piattaforma di Spotify, la quale ha proposto la playlist “all nippo” nota con il nome di Gatcha Pop, usando l’idea di una macchina per capsule giocattolo “gachapon” come attrazione ludica per il mondo intero.
La playlist cambia settimanalmente, le 75 canzoni incluse in essa offrono sempre uno sguardo diverso sulla musica giapponese moderna.  Gacha Pop racconta la storia di come la musica giapponese viaggia nel mondo di oggi, trasformando quelle che un tempo erano le debolezze del J-pop in punti di forza.
I brani creati per gli anime” costituiscono una parte importante della playlist, così come i successi a sorpresa di TikTok.
La musica giapponese ha già artisti noti oltre i propri confini nazionali già dagli anni ’80; Sakamoto, XJapan, Mariya Takeuchi, Anri, Taeko Ohnuki ai quali oggi si sono uniti artisti come le Babymetal, Yoasobi, Arashi, Hatsune Miku, AKB48, i Creepy Nuts che con il loro pezzo virale Bling-Bang-Bang-Born hanno raggiunto il 541° posto globale nel febbraio 2024 e il mio preferito Kenshi Yonezu, che nel 2022 con il brano Kick Back scala le classifiche del suo paese diventando il singolo di maggior successo al di fuori del Giappone, debuttando in classifiche internazionali tra cui UK Rock & Metal Singles e US Hot Rock & Alternative Songsper poi essere certificato disco d’oro dalla RIAA (Recording Industry Association of America) per 500.000 copie vendute negli Stati Uniti diventando la prima canzone con testo giapponese a raggiungere questo obiettivo.
The Japan Times The Independent Voice in Asia, scrive che: La società di dati musicali Luminate (ex Nielsen) ha pubblicato a giugno un rapporto di metà anno 2023 con intere pagine che mettono in luce il J-pop, sottolineando il fatto che il giapponese è la quarta lingua più ascoltata per la musica negli Stati Uniti”.
Ancora: “La cosa più significativa è che il Gacha Pop sembra essere un presagio di espansione verso l’esterno, rivelando maggiori sforzi da parte dei suoi artisti in primo piano per andare all’estero. Proprio nell’estate 2023, tre artisti lanciati anche dalla playlist dell’app: Yoasobi, XG e Atarashii Gakko!, si sono esibite all’Head in the Clouds Festival di Los Angeles, organizzata dall’etichetta discografica americana 88Rising, nota anche come “la Disney dell’hip-hop asiatico” e nel 2024 l’ascesa di questi artisti non è stata smentita”.
Nei meandri del net si cela inequivocabilmente il “tuttomondo”, e spesso diventa il vero e proprio trampolino di lancio per la notorietà, s’intende quella buona e non quella nociva. Se poi, in alcuni paesi del globo esiste una cultura musicale maggiore, senza troppi paletti e non occlusa nei propri confini nazionali utile a dare una chance in più ai non noti, permettendo una maggiore apertura mentale e culturale – e questo i giapponesi lo hanno capito (il pubblico credeva che i Beatles avrebbero causato la delinquenza giovanile…ma questa è un’altra storia…) – ben venga!
Al contrario, se ancora oggi, esistono alcuni limiti o dei “fini burattinai” nei confronti di questa “open mind musicale”permessa solo ed esclusivamente se ci sono forti ritorni economici, insomma questo è sinceramente un male e un gran peccato… (povera Italia!?).
Spero che in futuro le cose possano decisamente cambiare ed essere rese più libere, poiché la musica è un mezzo fantastico per trasmette i migliori sentimenti e le migliori intenzioni del genere umano.
Dunque per dirla alla Marty McFly aka Michael J. Fox: “Penso che ancora non siete pronti per questa musica. Ma ai vostri figli piacerà”.

 

 

About the author

Marco Sampietro

Sono il samurai partenopeo, figlio degli anni ’80. Scrivo, racconto e imparo senza mai sentirmi “arrivato”, altrimenti sarei già carne morta. Pubblicista, autore e…giurista, sempre aperto al confronto. Appassionato amante del paese del Sol Levante, dove il futuro esiste poiché legato e mai lontano dal suo misterioso passato. Ascolto musica H24, curiosando nei suoi meandri, attraversandola in tutti i sensi, perfetta compagna di scrittura insieme al profumo di incenso di hinoki e una tazza di buon matcha, ampiamente sostituibile con una sacra birra. Sono ciò che sono come ognuno di voi, complesso ed unico. Oso per la conoscenza di ciò che spesso non si nota, adoro la libertà di pensiero.

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