“Il giorno più bello? Oggi.
L’ostacolo più grande? La paura.
La cosa più facile? Sbagliarsi.
L’errore più grande? Rinunciare.
La felicità più grande? Essere utili agli altri.
Il sentimento più brutto? Il rancore.
Il regalo più bello? Il perdono.
Quello indispensabile? La famiglia.”
Madre Teresa di Calcutta
Sei racconti, sei storie di vita vera. Quotidiane e universali, piene di emozioni e sentimenti. Peter Cameron in questa raccolta di racconti ci parla della vita, quella di tutti i giorni. Quella in cui mentre sembra non succedere nulla tutto si muove, tutto precipita, tutto cambia.
Il primo racconto è la storia di un bambino orfano di madre e abbandonato dal padre cresciuto dai nonni.
“Per loro non ero tanto una presenza, quanto piuttosto il ricordo di un’assenza, anzi di due: il figlio, che sapevo amatissimo, e sua moglie, mia madre, che loro incolpavano al pari di me, per quella perdita. Perciò ho sempre sentito qualcosa di vuoto al centro della mia esistenza, come se fossi stato concepito per sottrazione anziché per moltiplicazione.”
È quindi la storia di un abbandono, un racconto di solitudine fisica e psicologica, ma è anche la storia di un tentato ricongiungimento col mondo. Il padre ormai malato terminale che nel tentare un riavvicinamento e una riappacificazione in realtà rivela tutto il proprio egoismo. Come fa chi racconta di sé non per condividere ma per salvarsi.
A seguire conosciamo Stephen, un ragazzo che si è chiuso in un mutismo ostinato dal divorzio dei genitori. Stephen inganna la solitudine scrivendo lunghissime lettere ai carcerati, in cui vive vite di altri per sfuggire la sua.
Cameron in realtà ci mostra di riflesso l’immagine di una madre, che vive il senso di colpa, che ha il cuore spezzato dai silenzi come a volerci dire che anche le madri – granitica figura di ogni figlio- sono fragili e vivono di insicurezze.
Il terzo racconto è quello che dà il titolo alla raccolta. La storia di Julie. È lei che ha paura della matematica.
Una paura da affrontare per non rinunciare ai propri sogni. Nel momento di maggiore confusione arriva un professore, diverso da quello che si aspettava. Un uomo giovane e bello che le offre volontariamente ripetizioni e non solo. Le dona sentimenti e cura, che Julie non riesce a riconoscere e accogliere perché forse più che la matematica a spaventarla è l’incertezza del futuro o forse solo perché non è abituata.
“Mi sentivo come se stessi facendo un grave errore, ma non capivo bene se riguardava l’amore o la matematica. Sentii che con tutta probabilità stavo perdendo su entrambi i fronti.”
Cameron descrive così, anche con la storia della compagna di Keith, la paura dell’essere umano di fronte al cambiamento.
“Improvvisamente provai la sensazione di vivere un momento che, se lo avessi voluto, avrebbe potuto cambiare la mia vita. Sarei potuta correre fuori, nella neve, rifugiarmi sotto lo stendibiancheria e aspettare che Keith mi raggiungesse, e mi promettesse di sposarmi, o di amarmi per sempre. O mi promettesse qualche altra cosa. Solo che avevo paura di cambiare la mia vita, perché non pensavo che Keith fosse disposto a sposarmi, o ad amarmi per sempre.”
L’amore spaventa, così anche il cambiamento. Perché ci rende esposti, fragili. A volte preferiamo restare nella nostra comfort zone. Non capiamo che il dolore del cambiamento deriva solo da quanta resistenza opponiamo a esso.
Ci sono altre storie e tanti altri personaggi. Tutti accomunati dalle proprie fragilità e da questa tensione alla vita tra disagio e ricerca della felicità. Tutte storie in cui facilmente troviamo con chi riconoscerci.
Paura della matematica è uno spaccato di vita universale, raccontato con una prosa semplice ed elegante. Una scrittura immediata che scatta istantanee senza mai essere banale, ed è tanto poi profonda nel tratteggiare l’essere umano, con le sue fragilità, le sue paure e le sue risorse.
In questo spaccato sotto traccia troviamo temi importanti come quello della famiglia. Ci sono ritratti di famiglie tradizionali e non, di famiglie unite agli occhi degli altri ma separate all’interno. La cosa più bella è che non c’è mai disamore ma semplicemente riconoscimento di una distanza di prospettive. Guardare il mondo insieme e vedere due cose diverse.
Problemi e soluzioni sembrano coesistere in questa ricerca della felicità a volte raggiunta, sfiorata ma che non si riesce mai a conservare se non per un brevissimo istante.
Non abbiate paura della matematica ci dice Cameron. Non abbiate paura di sentirvi a disagio, di cercare la felicità, di accettare il cambiamento. Forse la matematica della vita è tutta qui.
“Sto elaborando un nuovo problema: trova il valore di n tale che n più qualsiasi altra cosa nella vita ti faccia sentire felice. A cosa equivarrebbe n? Trova n.”