Tra mugugni e facce accigliate esce il nuovo capitolo targato Turnstile, una delle band più chiacchierate del pianeta: vuoi per il successo che sta riscontrando la formula vincente inaugurata con il precedente Glow On o magari per aver abbandonato definitivamente l’inclinazione da hardcore kids a favore di una sperimentazione inusuale e fin troppo curiosa? Sicuramente alla Roadrunner Records tutto questo non importa, continuando a scommettere su di loro, forti del consenso che il mercato gli sta riconoscendo.
In effetti è già spiazzante il dream pop che avvolge le sonorità della title track, una canzone che ha però l’onere di mettere subito in bella mostra la verve del chitarrista Pat McCrory, neo promosso al ruolo di solista a discapito di Brady Ebert che ha lasciato la band tre anni fa. “Sole” è una delle prime bombe di Never Enough ed entra immediatamente in testa grazie al drumming efferato del solito Daniel Fang, il quale ricopre anche il ruolo fondamentale di programmatore di tutti i suoni elettronici del quintetto, un lavoro ben sottolineato nella seguente “I Care”, dai toni più leggeri, ma che si regge, appunto, su dei tappetti sintetici di tutto rispetto. Con “Dreaming” si entra in un altro mondo dove una sezione fiati si colloca perfettamente all’interno di un ritmo latineggiante, il tutto concluso da dei sequencers che fanno spazio alla successiva “Light Design”, dove finalmente anche il cantato di Brendan Yates si esalta alla massima potenza. Lo spettro del punk si rifà vivo in “Sunshower”, nonostante alla fine del brano ci sia una singolare chiusura affidata ad un flauto di una dolcezza disorientante.
Altri episodi che attestano la congiunzione ineccepibile tra hardcore e dream pop sono sicuramente “Look Out For Me” e “Slowdive”; dall’altra parte della barricata “Birds” elimina del tutto ogni riferimento ethereal wave, sprigionando un’ondata punk dove sudore e birra scorrono a fiumi. Introspezione, sperimentazione e quella calma di facciata che non guasta mai governano questo disco in cui l’apparenza è solo un timido spauracchio. Se non avete paura di addentrarvi in territori sconosciuti ed inaspettati questo è l’album che fa per voi.

