Si intitola “Canzoni Segrete” ed è il sorprendente e inaspettato ritorno sulle scene dalla storica band (l’unica) prodotta da Fabrizio De André e Dori Ghezzi per la allora Fado Records. Oltre 30 anni di silenzi dopo aver esordito con un album che vendette 40 mila copie e più. Nel 2014 riaccendono le luci di scena e ci regalano una tripletta niente male: il nuovo disco appunto “Canzoni Segrete” ma anche un una versione remastered dello storico album “Chiamali Tempi Duri” e una pubblicazione digitale “Canzoni Segrete Deluxe Edition” che riassume entrambi i lavori ad un prezzo speciale.
L’emozioni è tanta, i ricordi pochi e offuscati, ero piccolissimo. Quello della nostra generazione molte cose ormai le leggeranno solo dai libri di storia oppure la fortuna di incontrare un saggio di rughe a spiegarti davvero com’è che è andata. Passati 30 anni in silenzio oggi metto su un disco, attuale e moderno sicuramente, ma che delimita un terreno in cui non oso spingermi perchè pregno di quella vita vissuta che non ho tra le mie fotografie. Banalmente 13 brani di musica leggera italiana, l’archivierebbe il saccente di turno. Banalmente quel cantato profondo e cadenza che subito rimanda ad una certa appartenenza al mito De André, risolverebbe il saccente cultore discografico di nuova generazione. Però c’è anche fantasia e favola di flauti(come nel brano “Giulietta”) e quel certo modo di disegnare le melodie che confonde e rimescola le carte.
Struggente e commovente al punto di sentire le lacrime arrivare perdendomi nell’ascolto dell’amore di un figlio verso un padre che non c’è più (il brano “Babbu meu”).
Inaspettatamente strana e quasi “incontestualizzabile” per il resto del disco il brano “Per te”. Meraviglioso momento di intimità di lavoro condivisa con tutti quando stupisce di semplicità l’idea di inserire un appunto in note nella traccia “Amici per sempre”.
Un disco che sa di storia, che la storia l’ha già fatta anni fa e che ora, nel paradosso del momento presente rischia di essere archiviato come uno dei tanti progetti “pop” di una delle tante nuove band, una delle tante, una qualunque. Sarà forse l’inconfondibile voce di Cristiano De André che ci ricorda che i Tempi Duri non sono una delle tante “nuove proposte” di oggi, voce che troviamo protagonista nel brano “Con le nostre mani” uno degli esempi in cui sottolineo una forte “degregorianità” nella struttura del cantato e degli arrangiamenti…che poi lo stesso Cristiano De André era parte integrante della prima formazione della band.
I Tempi Duri. Ne avevo sentito parlare. Io che alla morte del grande capo non avevo ancora l’età giusta per prendere moglie. Almeno secondo la storia canonica del comun pensare. E quindi…grazie di cuore per essere tornati. Adesso anche io ho delle fotografie che mi mancavano.