Interviste

Stefano Calvano, Intervista

Sono un nomade del suono, alla ricerca costante del sogno

Premetto che ho conosciuto Stefano Calvano in circostanze che vanno al di fuori del contesto jazzistico. Ma la cosa che ho sempre apprezzato di te come batterista è che sei atipico essendo estremamente curioso e un grande ricercatore. Se ti va cominciamo dalle tue origini artistiche.
Nasco negli anni 70 come batterista jazz, studiando con i migliori maestri italiani, specializzandomi presto nei famosi seminari di Ravenna jazz, oltre 30… Con i più grandi tra cui appunto il grande Elvin Jones, batterista storico di Coltrane. Da qui nacque la promessa materializzata poi in questo cd, di rendergli tributo.

Nelle tue ricerche di approfondimento musicale hai incontrato musicisti importanti e batteristi grandiosi tra i qui Max Roach, Elvin Jones, Horacio Hernandez, Pat Metheny, Kenny Clarke e Billy Cobham. E ci fermiamo qui! Cosa sei riuscito a trovare e cosa ti sei portato dentro dopo queste conoscenze o partecipazioni?
Devo tutto a questi miei maestri come ho detto, vederli dal vivo. E studiare insieme non solo sentendoli negli LP, fu una folgorazione, un segno indelebile. Che porterò sempre con me.

Lo stile, la didattica e le tue esperienze, sono sicuramente il fusion e il crossover che si intrecciano con jazz, blues, latin, rock, funk, soul ed altri generi. Per me sei un grande uomo oltre che un grande batterista!
Grazie, ho sempre cercato di applicare due semplici regole, la prima dettatami dal grande Paul Bley, pianista di Ornette Coleman che mi disse “Devi sempre render testimonianza di ciò che suoni”. E la seconda, del mio primo maestro Kenny Clarke, batterista di C. Parker, “ricordati che l’arte esiste se qualcuno la guarda.”

Cool.Trane la tua ultima fatica discografica, un tributo immenso a John William Coltrane, ti ha messo a nudo. L’ho ascoltato diverse volte e l’ho trovato immenso. (seguirà poi la recensione nei prossimi numeri della rivista Sound 36 )
Ho cercato di render valore umilmente ai miei maestri. Dando un, interpretazione attuale, senza però mai trascurare la tradizione è stato facile perché i miei musicisti erano, e sono, il meglio in Italia non solo come esecutori, ma in primis, come persone. E li ringrazio.

So che sei uno sperimentatore e un contaminatore di suoni con l’elettronica, e che suoni anche per il teatro, la danza e la pittura! Una vera piovra del ritmo.. Ma cosa ti porta a così tanta ricerca e interesse? Prendi ispirazione dai tuoi boschi?
Esatto, la mia, contaminazione, nasce dall’ opportunità di aver suonato per 40 anni con i più grandi dal teatro, contemporanea, musical, classica, e tutti gli stili moderni della musica.

Cosa significa collaborare con un artista diverso da te. Che tipo di ricerca fai prima di iniziare una vera collaborazione?
Uso una logica opposta al calcolo opportunistico, cioè se conviene affiancarsi il famoso, di turno. Al contrario applico il concetto
Buddista del valore, cioè se prima vi è il cuore..
Le arti multimediali in genere. Ubbidendo ad un altro mio maestro, Trilok Gurtu, per cui, l’arte va presa a tutto tondo.

Ti seguo sui social, e vedo che sei sempre immerso nella natura. Lanci sempre segnali precisi da quei posti. Prendi ispirazioni? La tua anima ha bisogno “di battere il ritmo”?
Certamente, i suoni, ed i silenzi della natura, mi caricano e rigenerano, Ho perso troppi amici jazzisti nel percorso, quindi, la cura ed il rispetto per il nostro tempio, il corpo vanno al primo posto

Possiamo dire che sei un nomade della musica percussiva?
Ti riferisci al mio 4rto Cd solista insieme al grande Actis Datoo: No Mads.
Si, è stato un lungo viaggio 4 cd sull’istant song componing che spero riprendere a al più presto.
Si, i nomadi del suono, alla ricerca costante del sogno.

Anche a te, tocca la domanda di rito come faccio a tutti. Questo passaggio che stiamo vivendo, tra covid 19 e mancanza di idee musicali, cosa ti porta a pensare, cosa trovi ci sia dietro la porta dell’Arte in generale, sempre esista un futuro artistico.
Ora più che mai è invece il momento di seminare per poi raccogliere, appena passerà questo brutto sogno.
Dopo un grande male, sorge un grande bene. Un segno di speranza ai posteri.

Condivido a pieno!!!

Info Stefano Calvano

Foto di: Alessandro Corona/ Parallelo 44

About the author

Alessandro Ettore Corona

Alessandro Corona nasce a Bassano del Grappa (VI) nel ’57. Dopo aver vissuto in varie zone del Veneto, si trasferisce a Bologna negli anni’70, seguendo tutto il movimento artistico di quel periodo; dai fumetti di A. Pazienza e N. Corona, alla musica rock britannica e americana, a quella elettronica di stampo tedesco, al cinema d’avanguardia tedesco e francese, per approdare poi alla scoperta della fotografia internazionale seguendo corsi di approfondimento e di ricerca.

Scatto per non perdere l’attimo.
Esistono delle cose dentro ognuno di noi, che vanno messe a fuoco.
Esistono cose che ci circondano e che non vanno mai perse, attimi che possono cambiare il nostro futuro; ognuno di noi ha un’anima interiore che ci spinge verso quello che più ci piace o ci interessa.
Io uso la macchina fotografica come un prolungamento del mio braccio, la ritengo un contenitore enorme per catturare tutti quei momenti che mi appartengono.
Passato e futuro si uniscono fondendosi insieme e per caratterizzare l’anima degli scatti creo una “sensazione di fatica” nella ricerca dell’immagine mettendo in condizione l’osservatore, di ragionare e scoprire sé stesso dentro l’immagine.
Trovo interessante scattare senza pensare esattamente a quello che faccio; quando scatto il mio cuore muove un’emozione diversa, sento che la mia mente si unisce con estrema facilità al pulsante di scatto della mia macchina, non esito a cercare quel momento, non tardo un solo secondo per scattare senza riflettere.
Il mio mondo fotografico è principalmente in bianco e nero, il colore non lo vedo quasi più, la trasformazione cromatica è immediata.
Non esito: vedo e scatto!
La riflessione per quello scatto, si trova in mezzo tra il vedere e lo scattare senza esitare sul risultato finale, senza perdere tempo in quel momento.
Diventa immediato per me capire se quello che vedo e che intendo scattare può essere perfetto,
non trovo difficile esprimere quello che voglio, la macchina fotografica sono io.
Ogni scatto, ogni momento, ha qualche cosa di magico, so che posso trasmettere una riflessione quindi scatto senza cercare la perfezione estetica perché nella fotografia la foto perfetta non esiste, esiste solo la propria foto.
Works:
Fotografo e grafico: Mantra Informatico (cover CD), Elicoide (cover LP)
Fotografo ufficiale: Star for one day (Facebook). Artisti Loto (Facebook)
Fotografo ufficiale: Bowie Dreams, Immigrant Songs, Roynoir, Le Sciance, Miss Pineda.
Shooting: Federico Poggipollini, Roynoir, Heide Holton, Chiara Mogavedo, Gianni Venturi, Double Power big band, Progetto ELLE, Star for one day, Calicò Vintage.
Radio: Conduttore su LookUp radio di un contenitore artistico, con la presenza di artisti.
Fotografo ufficiale: John Wesley Hardyn (Bo), Reelin’and Rocking’ (Bo), Fantateatro (Bo), Nero Factory (Bo), Valsamoggia Jazz club (Bazzano), Friday Night blues (Bo), Voice club (Bo), Stones (Vignola), il Torrione (Fe), L’officina del gusto (Bo), Anzola jazz, Castelfranco Emilia blues, Bubano blues, Mercatino verde del mondo (Bo), L’Altro Spazio (Bo), Ramona D’Agui, Teatro del Pratello (Bo), P.I.P.P.U Domenico Lannutti, Insegui L’Arte (Badolato CZ), Artedate (Mi), Paratissima Expo (To), Teatro Nuovo e club Giovane Italia(Pr), Teatro Comunale e Dehon (Bo), Teatro delle Passioni (Mo).

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