Qui l’intervista che ci hanno rilasciato in occasione del prossimo Rock Metal Fest che si terrà a Pulsano (TA) il 17 agosto. A voi la lettura!
Come nasce e si sviluppa nel tempo il vostro progetto musicale?
Tatiana: La Menade nasce dai pomeriggi in cui io e Tania passavamo ore a suonare insieme, ma è solo nel 2000 che prende forma con l’idea di mettere su una band di sole donne. A quel tempo con noi c’erano Lucia e Cristina Patrizi (batteria e basso) e con loro abbiamo realizzato i primi due album, l’EP Conflitti e Sogni (2005) e Male di Luna (2007), suonato tantissimo a Roma e in giro per l’Italia, partecipato alla trasmissione “Help” di Red Ronnie e all’ iTIM Tour, condotto un paio di volte la trasmissione “Database” di RockTv, suonato al Rock In Roma come vincitrici di un contest, fatto il tour italiano come opener delle McQueen.
Poi, a fine 2007, si è rotto qualcosa e ci siamo dovute fermare. Nel 2009 abbiamo ripreso in mano la band, con una nuova bassista, Chiara Milita e una nuova batterista, Laura Colarieti. Nuovi stimoli, nuovo album, DisumanaMente (2014), tour in Italia, la finale della Metal Battle del Wacken Open Air, ottimi riscontri dalla stampa e dal pubblico.
Nel 2019 Chiara ha lasciato la band. È iniziato per noi un periodo duro, sia come band, che come esseri umani. Ci siamo rialzate grazie a Reversum: nove canzoni che racchiudono il vuoto delle nostre anime, ma che paradossalmente ci hanno restituito forza e fiducia. Una catarsi, resa possibile dal prezioso aiuto di Luciana Lux al basso e dalla produzione artistica di Fabio Recchia. L’ album è uscito a settembre 2024 per la Time To Kill Records. Con La Menade abbiamo sempre ricercato una via per esprimere noi stesse, col tempo il sound è cresciuto, si è evoluto. Hanno provato a definirlo, a trovargli un’etichetta: dark, hard rock, heavy metal, alternative metal, etc etc. Ecco, credo che alla fine quello che conti davvero, è quello di cui è fatta la musica: chitarre potenti, ritmiche serrate, atmosfere decadenti e testi che riflettono l’animo. Sempre con la consapevolezza di stare ancora cercando il nostro posto nel mondo. Forse, attualmente, se proprio dovessimo trovare dei termini per esprimere quello che facciamo, potremmo usare la formula “alternative-dark-metal”.
Potreste parlarci del vostro modo di fare musica e cosa c’è alla base?
Noi facciamo musica per divertimento e perché ci piace stare insieme. Ci vediamo regolarmente per le nostre prove settimanali. Magari qualcuno tira fuori un’idea e gli si va dietro, si costruisce, si smonta e succede la magia nel momento in cui tutto acquista il suo senso. Spesso le canzoni nascono da un suono e poi diventano altro. Non sai mai cosa diventeranno perché è il collettivo che le plasma, a sua immagine. Di fondo c’è la necessità di dare voce alle nostre parti più profonde e intime, racchiuderle in un contenitore multiforme e in evoluzione. Da brave Menadi, siamo noi e la musica, e ci lasciamo andare.
Quali sono stati da sempre i vostri riferimenti artistici?
Sicuramente abbiamo un background comune che comprende i grandi gruppi con cui siamo cresciute, dai Led Zeppelin ai Metallica, Dream Theater, Mastodon, per arrivare ai Tool, Gojira, Leprous, ma ciascuna di noi si porta dentro dei riferimenti propri che vanno dalla musica classica al dark, all’elettronica. Più che altro, io queste le chiamerei radici e non è facile comprendere se e in quale modo o misura influenzino davvero il nostro modo di fare musica.
Sarete al Rock Metal Fest. Cosa porterete e quali sono le attese?
Sì e non vediamo l’ora di poter suonare su quello splendido palco! Porteremo alcune canzoni dall’ultimo album Reversum e l’intenzione è quella di travolgere il pubblico con la nostra musica. Aspettatevi una performance vibrante e ricca di pathos. Noi ci aspettiamo di divertirci e d’incontrare tanta gente a cui potenzialmente potrebbe interessare quello che facciamo.
Da cosa sorge la recente scelta della lingua inglese al posto dell’italiano?
Ci piace cambiare, sperimentare. Avevamo bisogno di nuovi stimoli e quindi cimentarci nell’uso di una lingua diversa, uscire dalla nostra zona di confort ci è sembrato intrigante. Abbiamo sempre scritto in italiano perché abbiamo sempre dato un grande valore ai testi e in questo modo potevamo renderli immediatamente comprensibili. L’ accostamento di un sound aggressivo con la melodia della lingua italiana era interessante e così l’abbiamo perseguito a lungo. Stavolta avevamo bisogno di fare qualcosa di diverso, di metterci alla prova. In questo senso, l’uso dell’inglese si è rivelato davvero ispirante e ci ha permesso di esprimerci in modi che non conoscevamo.
La foto di copertina è tratta da Time To Kill Records