Fa tappa ad Offida (AP) presso il Teatro Serpente Aureo il “Concerto in Miniatura” di Simone Cristicchi affiancato sul palco dal maestro Riccardo Ciaramellari alla tastiera e alla fisarmonica. In questo pomeriggio freddo ma soleggiato abbiamo incontrato un ospitalissimo Simone nel suo camerino poco prima dello show in programma il 13 marzo.
Cosa c’è dietro il concept del “Concerto in Miniatura”?
Ho scelto di chiamarlo “Concerto in Miniatura” perché é un po’ come tornare all’essenza delle canzoni, quindi prive di fronzoli e arrangiamenti, solo con un pianoforte e una chitarra, come quando sono state scritte. La sensazione che si ha è proprio quella di vivere il momento della creazione della composizione. Questo minimalismo funziona molto, secondo me, in quanto crea una vicinanza tra me e il pubblico. Ci sono pochi effetti speciali, punto molto sulla comunicazione e sui racconti che ci sono tra una canzone e l’altra.
In che maniera coniughi la tua carriera di musicista con quella di scrittore?
La mia fortuna è quella che nei vari ambiti che ho avuto l’onore e il privilegio di percorrere c’è sempre stato un riscontro che mi ha permesso una grande libertà. Io devo molto a tutte le persone che condividono i miei pensieri, le mie canzoni, i miei libri, perché è grazie a loro se posso ancora vivere di queste mie passioni. Nella scrittura ho, ovviamente, molto più spazio, però la canzone resta per me un piccolo miracolo: in tre minuti con il dono della sintesi si può davvero trasmettere un’emozione potente, un messaggio forte.
Sei stato direttore fino al 2020 del Teatro Stabile d’Abruzzo e da abruzzese non posso che chiederti un bilancio di quell’esperienza.
E’ stata un’esperienza nuova, mi ha arricchito molto soprattutto la percezione dell’affetto della gente aquilana. L’Aquila ancora oggi è una città ferita e nonostante questo c’è una grande forza d’animo, in particolar modo nei ragazzi, che ho cercato di portare a teatro proponendo un cartellone completamente avulso da tutti quelli fatti prima del mio arrivo. Anche lì ho proposto il minimalismo ed è stata un’immensa soddisfazione notare che il teatro, quando c’è la capacità di chi sta in scena d’intrattenere e far riflettere, non ha bisogno di scenografie sfarzose.
Come prende forma una tua canzone? Ce n’è una a cui ti senti legato particolarmente?
In questo momento ci sono tante canzoni nuove che ho scritto e che stasera tra l’altro eseguirò. Lavorando molto in teatro sfrutto questa possibilità facendo ascoltare i miei brani direttamente dal vivo e non su Spotify. Una delle mie ultime composizioni s’intitola “Dalle Tenebre alla Luce” ed è una sorta di lettera a questa energia che ci sovrasta. Nasco come non credente e tutt’ora non lo sono del tutto, però sento intimamente che nella mia vita sono stato molto aiutato da quella che Franco Battiato chiamava la carezza invisibile.
Ricollegandomi a queste tue parole, dal 18 marzo partirai in tour con lo spettacolo “Paradiso – Dalle Tenebre alla Luce”: cosa puoi dirci a riguardo?
Oggi parlare di Paradiso è abbastanza imbarazzante, perché vedere gli avvenimenti che stanno accadendo in questi giorni in Ucraina ci fa cadere le braccia. Dover assistere ancora a delle scene che pensavamo fossero chiuse a chiave nell’armadio della nostra vergogna mi spinge ancora di più a toccare questo tema. Io intendo un Paradiso non come figura astratta o allegorica, ma un qualcosa che va ricercato prima di tutto dentro di noi. Possiamo chiamarla felicità, se vogliamo, una gioia permanente che ci permette di riverberare anche all’esterno. Basta volgere lo sguardo per comprendere quanto la Terra sia un Paradiso meraviglioso. Il mondo è un luogo incredibilmente bello, ma probabilmente siamo noi che non riusciamo a capirlo fino in fondo e quindi preferiamo distruggerlo, non custodendolo come dovremmo.
Intervista e foto di Giovanni Panebianco