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Francesco Cavestri feat. Fabrizio Bosso @ Bravo Caffè

Scritto da Claudio Prandin

Francesco Cavestri coinvolge il pubblico con la sua spontaneità e le sue indiscutibili doti di musicista

Il Bravo Caffè di Bologna è considerato uno dei migliori locali nei quali ascoltare Jazz nella città delle due Torri; nel corso degli anni ha ospitato infatti, artisti di caratura mondiale come Mike Stern, Billy Cobham, Mario Biondi e tanti, tanti, tanti altri.
Il programma di questa sera, 18.03.2022, propone un evento davvero speciale poiché vede come protagonista un giovane pianista bolognese di 19 anni, Francesco Cavestri, che ha cominciato ad esibirsi proprio su questo palco per poi andare a studiare negli Stati Uniti e ritornare quindi, dove tutto è cominciato.
Stasera presenta il suo disco d’esordio intitolato Early 17, in uscita proprio in questo mese; è composto da musica originale ed è concepito come un omaggio ai maestri che lo hanno influenzato come il producer J Dilla, Herbie Hancock, Chick Corea, Robert Glasper.
Francesco
si presenta sul palco intorno alle 22:15 e in modo molto spigliato e disinvolto (raro da riscontrare in ragazzi giovani come lui) spiega al pubblico che la sua musica è:
“…pura contaminazione tra generi diversi come il Jazz, naturalmente, l’hip-hop e il soul, il tutto condito con il giusto groove”.
Insieme al bassista Massimiliano Turone e al batterista Roberto “Red” Rossi (che stasera compie gli anni), presenta quasi tutte le tracce del disco di prossima uscita insieme a rivisitazioni di classici come How much a dollar cost, Footprints di Wayne Shorter e un medley molto intrigante in cui alcune composizioni di John Coltrane vengono miscelate con la più recente Everything in its right place dei Radiohead.
Francesco suona due tastiere studiate per ottenere suoni dissimili che a volte si sorreggono a vicenda, mentre a volte suonano mirabilmente all’unisono. Ho trovato particolarmente emozionante Living the Journey_No One Like You nel quale la prima parte assolutamente originale è seguita da una rivisitazione di una vecchia canzone come a riunire idealmente il passato e il presente.
Dopo quattro brani, sale sul palco il trombettista Fabrizio Bosso, comparso come ospite anche nel disco; inizialmente Francesco si limita ad accompagnarlo, gli cede cioè la scena, dimostrando molta maturità nell’omaggiare rispettosamente un maestro nel suo genere. Insieme suonano sette brani intervallando momenti ritmici e incalzanti a passaggi più meditati e malinconici. Lo stile, il suono e il gusto di Bosso arricchiscono il concerto e lo rendono un’esperienza davvero emozionante.
Dopo questa jam session, viene invitata sul palco un’altra ospite, la cantante Silvia Donati che ripropone Letter to a lover alla quale ha collaborato anche durante la registrazione dell’album; Francesco spiega che parla di: “…amore in generale, quello tra due innamorati oppure quello tra l’artista e la musica; e il massimo della fortuna è quando si riescono a vivere pienamente entrambi nello stesso momento.”
La band non si limita ad una mera esecuzione ma lo reinterpreta allungandolo e dando alla vocalist la possibilità di improvvisare con la sua voce calda ed emozionante.
Anche se non siamo di fronte ad un veterano o a un artista famoso (come quelli elencati all’inizio dell’articolo), la sensazione è quella di ascoltare un artista già maturo, sia in fase compositiva sia quando si esibisce sul palco coinvolgendo il pubblico con la sua spontaneità e le sue indiscutibili doti di musicista.

Foto di copertina di Claudio Prandin 

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Claudio Prandin

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