di Daniela De Vellis
Definire l’immaginazione è come tenere la musica sempre allo stesso volume: è riduttivo.
Immaginazione e musica vivono in simbiosi e si nutrono l’una dell’altra. Entrambe si manifestano palesemente ma sono intangibili. È quasi un atto di fede credere che esistano. Eppure è ciò che di più spontaneo avviene in un bambino di cinque anni.
È quello che è accaduto a Rick Wakeman proprio a quell’età, quando iniziò a prendere lezioni di pianoforte.
La sua maestra di allora, Mrs Symes, spalancò gli orizzonti di Rick con un’immagine tanto semplice quanto potente: suonare è come dipingere con la musica. Nacque così l’idea dell’album Gallery Of The Imagination. Sessantanove anni dopo quelle lezioni, l’album è diventato realtà ed uscirà il prossimo ventiquattro febbraio.
Rendere tangibile l’intangibile è l’intenzione dell’album. Scaraventare su tela le immagini che evoca un brano o scolpire una scultura al ritmo dei martelletti di un pianoforte sulle corde, rendono palpabile la musica fin sulla pelle.
La musica diventa colore, tela, macchie, linee, polvere, argilla, marmo, legno. Tutto scorre sul fiume dell’immaginazione. Quello stesso fiume evocato nel brano in The Creek. È un ruscello di montagna che scorre limpido e fresco, fin quando un cambio di tonalità lo gonfia di burrasca e vortici e poi, di nuovo, lo restituisce nella sua trasparenza.
Innumerevoli sono le scene richiamate da ogni singolo brano.
Rick Wakeman and The English Rock Ensemble hanno suonato e registrato le loro parti separatamente, ognuno nel proprio studio di registrazione. Il risultato non è un collage di incisioni ben armonizzate, no, è il lavoro di un uomo visionario che regala poesia come solo un bambino di cinque anni sa fare.
Il ricordo di infanzia non è solo un ricordo: è la rievocazione di un’emozione, di una sensazione, di un gusto di gelato, dell’odore di biscotti.
Just A Memory suona la tenerezza dei ricordi e la necessaria profondità per averne cura.
In Hidden Depths sono le profondità nascoste che si rivelano dai bassi del pianoforte fino ad esplodere nei colpi decisi della batteria, nelle scivolate della chitarra e nei languori isterici del synth. Si viene catapultati in un sogno al chiaro di luna, dove il giorno finisce con la notte e la notte finisce con i sogni. E’ un volo di perlustrazione all’inizio, in cui i vocalizzi di Haley Sanderson fanno prendere quota delicatamente e poi si finisce in un turbinio al ritmo di una mazurka vorticosa.
È un tumulto che fa atterrare direttamente nei pressi del Triangolo delle Bermuda con il brano Cuba Carnival. Nostalgia e Caraibi si intrecciano in una onirica Havana trapiantata sul molo di Brighton.
Ed è proprio ai giorni spesi con suo nipote tredicenne su quei moli che è dedicata la traccia A Day Spent On The Pier. Un sogno davvero speciale, al sapore di mare e di fish and chips. Fa pensare ad un quadro con una ruota girevole sullo sfondo, volti sorridenti, il vento che scarmiglia i capelli e il sole che riluce sulla pelle per la salsedine.
L’album si chiude con Eyes Of A Child, una ninna nanna per ricordare che lo sguardo di un bambino è l’unica cosa reale.
Gallery Of The Imagination è l’ultimo lavoro di un artista annoverato fra i ventisette pianisti migliori del mondo, è un tributo ai viaggi spaziali fatti con il suo amico di vecchia data David (Bowie), è, soprattutto, il sogno di un bambino diventato realtá.
L’album è composto da dodici brani, dodici è il numero dei semitoni in una scala, ma infinite sono le possibili combinazioni di suoni, infinite sono le immagini che si affacciano nella cornice dei sogni. Infiniti sono i sogni.
