Ho già letto innumerevoli opinioni online e tutte elogiano quest’album; giustamente, direi, ma è doverosa una precisazione.
Sono stato un grande fan dei QOTSA, più o meno da quando, ancora poco conosciuti, li vidi esibirsi sotto il sole cocente dell’Heineken Jammin’ Festival, in promozione a “Rated R”.
A detta di alcuni il loro capitolo migliore, non per me comunque; sembrerò scontato ma credo che il magnum opus della band sia “Songs For The Deaf” e che dopo di questo la band sia andata via via scivolando verso una monotonia devastante che ha avuto il suo culmine in “Era Vulgaris”.
Quest’ultimo lo ricordo come un insieme di pezzi sacrificabilissimi, fatto uscire sull’onda del successo commerciale di “Lullabies To Paralize”, altro album dal carattere debole, ma che ha sfornato almeno un paio di hit e comunque artisticamente più tonico.
Nel frattempo il frontman Josh Homme ha tentato la fortuna anche con i Them Crooked Vultures con i quali credo sia caduto molto più in basso di quel che avrei mai immaginato.
Ovvio, un’opinione più che personale su una rockstar molto rispettata, però questa premessa può darvi un’idea di cosa potessi mai aspettarmi da “…Like Clockwork”.
Invece più lo ascolto e più mi piace, in più di un passaggio ho sentito aria di rinnovamento e credo che finalmente i QOTSA abbiano ritrovato la retta via.
Il vecchio capitolo della storia dei QOTSA era basato su uno stile, sì personale, ma dal quale non credo si potesse spremere ancora molto, invece con questo nuovo album Josh si tuffa a capofitto nel blues contaminandolo con alcune scelte di produzione che mi ricordano i Nine Inch Nails, il cui frontman non ha per un pelo prodotto l’album.
I pezzi di punta sono l’opener “Keep Your Eyes Peeled” guidata da un riff simil sludge, perfetta per spiazzare e irrompere contemporaneamente, la robotica “Smooth Sailing” e la rock ballad “I Appear Missing”.
È un disco variegato e mi piace anche nei pezzi più radio friendly come “I Sat By The Ocean” e “Kalopsia”, perchè le linee vocali riescono a valorizzare anche le scelte armoniche più pop.
“My God Is The Sun”, scelta per anticipare l’uscita dell’album, è l’unico richiamo al classico desert rock dei Queens, la differenza sostanziale di “…Like Clockwork” sta nei numerosi momenti riflessivi che nei dischi precedenti scarseggiavano.
Nella line up, oltre a Reznor, si alternano numerose figure di spicco e dietro alle pelli troviamo Dave Grohl, Joey Castillo e la grande novità, l’ex Mars Volta Jon Theodore che seguirà la band in tour.
Insomma, per una volta posso dire di essere rimasto veramente stupito da una band che avevo dato per persa e che ha invece saputo aspettare e riproporsi quando ha effettivamente trovato qualcosa di nuovo da dire.
Emmanuele Gattuso