di Fortunato Mannino
Scrivere di OSSI oggi non è semplice. Cader nel già scritto e di conseguenza nel già letto è fin troppo semplice. Fin da quando il promo del disco ha iniziato infatti a girare tra giornalisti e addetti ai lavori i riscontri pubblici sono stati entusiastici e le lodi non hanno fatto che aumentare dopo il 9 settembre, data ufficiale dell’uscita per Snowdonia Dischi. Devo anche ammettere che grazie a Vittorio Nistri anch’io ho avuto la mia copia con discreto anticipo, ma la volontà di scrivere spesso non coincide né con i tempi di scrittura né tantomeno con gli imprevisti che la vita riserva.
Ne scrivo oggi dopo tanti ascolti e tanti slalom per evitare la lettura delle recensioni di chi se n’è già occupato, augurandomi che il mio contributo possa avere una qualche originalità. Iniziare dalla copertina è d’obbligo intanto perché il gesto irriverente attira immediatamente l’attenzione, poi perché si tratta di un’immagine poco nota, che porta la firma di un grande del fumetto quale è Andrea Pazienza e mi auguro che non mi si rimproveri l’uso del presente indicativo. Il resto dei disegni e il fumetto interno portano la firma di Ugo Delucchi che di Pazienza è stato allievo. Entrambi i fumettisti hanno in comune la militanza in Frigidaire, rivista seminale in cui sono stati creati linguaggi comunicativi innovativi, si sono portate avanti battaglie sociali importanti e, soprattutto, l’ironia e il sarcasmo hanno raccontato la realtà e anticipato il futuro.
La scelta degli OSSI di ospitare queste due prestigiose firme alla fine risulta programmatica. I testi delle canzoni infatti ora strutturati come tali, altre volte costituiti da frammenti di discorsi / frasi, sono ispirati o vengono estrapolati da una realtà ormai talmente paradossale da rasentare il ridicolo. Un ridicolo pericoloso perché radicato a tutti i livelli sociali a cui purtroppo ci si sta abituando. Gli argomenti che con molta ironia e sarcasmo vengono sfiorati sono tanti e vanno dal dramma umano della signora protagonista di Toy Boy a quello dei giovani in cerca di lavoro di Naturalmente non posso pagarti o quello di Ricariche dove una famiglia distratta fa da sfondo a una tredicenne diventata adulta troppo presto.
Brani che prendono spunto dalla cronaca a cui fanno da contraltare brani reali, quelli cioè la cui voce proviene direttamente da gente comune e non. L’iniziale Ventriloquist rock, la lunga Out Demons Out e la terrificante Monk Time offrono uno spaccato malinconico del paesaggio culturale italiano. Argomenti scottanti e complessi che però vengono affrontati con quel sarcasmo che non si schiera contro un nemico né si autoassolve perché alla fine, in un modo o nell’altro, siamo tutti parte della stessa realtà. La musica degli OSSI è ispirata alla psichedelia e all’aggressività e alla spontaneità del garage rock e, se queste sono le matrici, è la rilettura in chiave moderna a farne uno degli album più belli del 2022.