La band di maggior successo del Brit Pop, almeno dal punto di vista strettamente commerciale e di riscontro di pubblico, sono senza dubbio gli Oasis. Nel passaggio del millennio – con già 3 album notevoli alle spalle fra cui l’insuperabile What’s the story (morning glory) che verosimilmente è l’album di riferimento di tutto il movimento – pubblicarono l’intrigante Standing on the shoulder of giants pieno di belle canzoni e, per la prima volta, contenente un brano scritto dal cantante principale e burrascoso frontman Liam Gallagher. I loro riferimenti musicali, e questo è forse stato uno degli elementi della loro popolarità, sono sempre stati soprattutto i Beatles e così anche in questo disco echeggia spesso proprio il sound più psichedelico di questi mostri sacri.
Il singolo di lancio dell’album fu la radiofonica Go let it out con quel groove acustico e ritmato iniziale che funge solo da ponte verso un crescendo rock di chitarre elettriche, riff e assolo di Noel Gallagher che la rende fra i pezzi più coinvolgenti del loro repertorio. Who feels love? è una ballata che ricorda i lavori più lisergici del George Harrison di Revolver, ma il brano che ho sempre amato particolarmente, forse un po’ a sorpresa, è proprio quel Little James citato nell’introduzione.
All’epoca Liam Gallagher era ancora sposato con Patsy Kensit la cantante degli Eight Wonder e pur avendo avuto da poco un figlio con lei (Lennon) dedicò questo brano al figlio di lei, avuto dal matrimonio precedente con Jim Kerr, cantante dei Simple Minds. A parte questi riferimenti un po’ “gossip”, quello che conta è che si tratta di un brano di una dolcezza inattesa da un “duro” (forse solo apparente) come l’autore della canzone e l’intimità che riesce a trasmettere, mentre descrive i momenti di gioco del bambino, sono di grande tenerezza e calore domestico.
Ma gli episodi da citare sono davvero tanti come la splendida doppietta cantata da Noel Gallagher e formata da Where did it all go wrong? – intensa e melodica – e la ballatona Sunday morning call che fu promossa da un video in cui un tizio scappava, senza successo dalla polizia che lo rinchiudeva in un manicomio.
Gas panic, impreziosita da un’armonica che ricorda in realtà più gli Stones e piena di loop elettronici sullo sfondo (certamente una novità nel sound degli Oasis) e la dilatata Roll it over nel finale incorniciano un disco da medaglia di bronzo della loro discografia. Ora non possiamo far altro che riascoltarlo ed assistere alle liti mediatiche dei fratelli Gallagher per una fantomatica reunion più volte annunciata (e sempre smentita), che farebbe la fortuna delle loro tasche, ma molto difficilmente potrà regalare di nuovo momenti di questo livello estetico.
Oasis – Standing on the Shoulder of Giants
Tutte le canzoni incorniciano un disco da medaglia di bronzo della discografia degli Oasis