La soffitta

Forever Joung

In memoria di Brian Jones, in occasione del suo compleanno (prima puntata)

Oggi, 28 febbraio, nasceva Brian Jones, il fondatore dei Rolling Stones, geniale musicista e polistrumentista, su cui è già stato detto molto, ma non tutto, perché parecchi misteri avvolgono ancora la sua morte prematura, a soli 27 anni di età. Per questo motivo è considerato anche il fondatore di un altro gruppo, il cosiddetto Club J27 formato da giovani, famosissimi musicisti del rock, morti alla stessa età. Al Club appartengono Janis Joplin, Jimi Hendrix e Jim Morrison (morto anche lui il 3 luglio, due anni dopo).
Di Brian Jones come musicista non dirò molto, non ne ho le competenze. Mi interessa invece la sua vita personale, quell’inanellamento di avvenimenti e circostanze che lo hanno portato alla sua tragica fine. Ho notato che la sua vita è come un mistero medioevale a tappe, dove le stazioni di snodo del suo destino sono caratterizzate da tradimenti e abbandoni da parte delle persone cui teneva di più e ad ogni tappa corrisponde una discesa. Nessuna intenzione di santificare.
Jones aveva una sensibilità fuori dal comune ma anche un carattere complicato che oscillava tra la dolcezza più disarmante ed esagerate reazioni aggressive, entrambe dettate dal grande bisogno d’amore e di accettazione. La fama e il successo sono stati conseguiti proprio per soddisfare questa necessità, di contro, chiunque gli sia stato più vicino lo ha tradito, nei modi più diversi, causandogli un dolore insostenibile che cercava di sedare con crescenti abusi di alcol, pillole e droga. Tradimenti ed invidie che lo porteranno in un solo lustro prima all’evanescenza come musicista all’interno del gruppo, poi all’autodistruzione e ad una morte che a tutt’oggi rimane un profondo mistero.
Ho ripercorso le sue origini e le vicende dell’adolescenza, che hanno contribuito molto a fargli spiccare il volo e a conseguire quel successo di cui aveva tanto bisogno, ma anche l’epoca che va dall’apice dei suoi successi (il ‘64) fino alla sua morte (il ‘69). Mi hanno aiutato molto in questa ricostruzione le migliaia di fotografie e le lettere scritte alla famiglia e ai fan che si trovano sul web, i video e le interviste trovate su You Tube e tre libri, uno sulla storia dei Rolling Stones (Su e giù coi Rolling Stones di Tony Sanchez) e due su quella di Brian Jones (Vita e Morte di un Rolling Stone di Mandy Aftel e 3.7.69 di Andrea Valentini).

Le origini
Brian Jones nasce nel 1942 a Cheltenham, una cittadina benestante e provinciale a cento miglia a Ovest di Londra, nella contea del Gloucestershire. La sua sorellina Pamela, nata a ottobre del ‘43, muore a soli due anni di leucemia, così i genitori spostano la loro attenzione soprattutto su Barbara, nata l’anno successivo alla morte della piccola. Questo avrà un impatto psicologico importante nella formazione del carattere di Brian.
La città dove cresce è famosa per i bagni termali, le case in stile Regency, bianche, massicce, abbellite da grandi colonne doriche e con file regolari di finestre. Al centro della città si stendono i Giardini Imperiali dove la natura cresce ben educata e i fiori sbocciano secondo un piano prestabilito. La descrizione di Cheltenham può rendere bene il senso di soffocamento che un ragazzo dalla sensibilità e dall’intelligenza sopra la media può aver provato negli anni dell’adolescenza.
Destinato ad una esistenza medio-borghese, fatta di rispettabilità ed educazione necessarie per farsi benvolere dalla comunità e soprattutto dai propri genitori, Brian comincia a dare i primi segni di ribellione quando si fa espellere dalla scuola secondaria. Pochi mesi dopo, mette incinta la sua ragazza che decide di tenere il bambino ma non vuole più saperne di lui. Questo amareggia molto i genitori di Brian, anche perché a causa di questa paternità precoce, lui decide di lasciare la scuola perché si sente oggetto di biasimo.
Coesisteranno sempre in lui due lati opposti, perennemente in lotta tra loro: quello posato, sensibile, estremamente dolce ed insicuro e quello strafottente, ribelle, sarcastico ed egocentrico. La grande intelligenza e la profonda intuizione li esaspera entrambi. Sempre in cerca di amore e di sostegno da parte dei suoi genitori, desidera riconoscimenti e successo per avere quell’approvazione che invece non  ebbe mai. Anche quando era già un Rolling Stone famoso, passava molto tempo a scrivere lettere ai suoi, che invece si sentivano in imbarazzo e avevano perso molti amici per via dei bisbigli nella loro piccola comunità a causa della cattiva fama della band.
Nel ‘61, Brian conosce Pat Andrews, una brunetta che dirà di essersi incuriosita a questo ragazzo biondo perché sembrava molto solo e voleva scoprire perché la gente non gli parlava. Durante gli anni della loro relazione, frequentano spesso locali dove si suona. Brian compra per tre sterline la sua prima, scadente chitarra su cui si esercita ogni attimo del suo tempo libero, tra un lavoretto e l’altro. Prende in affitto con un amico un appartamento fuori città e lavora per un negozio di dischi cosa che gli permette di ascoltare ogni genere di musica.
Si esercita a suonare la slide guitar, di cui il chitarrista medio inglese non ha mai nemmeno sentito parlare. Pat rimane incinta e per sfuggire alle responsabilità della paternità, Brian vede anche altre ragazze. Inizia a suonare nei locali con un gruppo jazz ed essere infedele gli è molto facile. Le ragazze gli si fanno intorno e la gelosia di Pat alimenta i litigi. Nonostante sia orgoglioso del bambino, Brian si stanca presto della situazione e parte per Londra.
È all’Ealing Jazz Club, dove ascolta musica e ogni tanto suona, che conosce Keith Richards e Mick Jagger ai quali comunica di volere mettere su una band. Avrebbe potuto unirsi a qualsiasi altro gruppo, conosceva già musicisti importanti, ma lui voleva la sua band, per modellarla ed esserne il leader. Ne sceglie il nome (da una canzone di Muddy Waters), i singoli musicisti e lo stile.
I Rolling Stones erano la sua creatura e quando viene meno la sua leadership, viene meno per lui anche la ragione stessa di fare musica.

Il successo arriva nel ‘62, quando un gruppo già famoso che si esibiva al Marquee viene scritturato dalla BBC per un programma jazz e chiede agli Stones di sostituirlo nelle serate al locale. Il concerto è un successo e Brian comincia a fare molta pubblicità alla band, facendo amicizia con giornalisti e gestori dei club.
Sono i suoi mesi più felici, perché ha la certezza di fare qualcosa di grande e la notorietà sempre crescente del gruppo glielo conferma. Il passo successivo è la registrazione di sei pezzi, in cui Brian suona la chitarra e l’armonica ed è la seconda voce. Nel ‘63, arriva una seconda occasione importante. Il proprietario dello Station Hotel, un famoso locale di Richmond, chiede agli Stones di fare una sostituzione ed invita un importante giornalista musicale, Peter Jones. Brian, Mick e Peter vanno a pranzo insieme, e al giornalista è subito chiaro che il leader della band è Brian. È lui l’organizzatore delle serate, quello che ricorda perfettamente il repertorio musicale, che eccita il pubblico durante le serate. Peter Jones più tardi ammetterà di essersi pentito di aver presentato il giovane manager Andrew Loog Oldham alla band.

Di London Records – Billboard, 1965-05-01, pag. 25, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=19389926

https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=38595656

 

Di Rolling_Stones_band_1965.jpg: Kevin Delaneyderivative work: Miss-Sophie (talk) – Rolling_Stones_band_1965.jpg, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15106464

Tradimenti ed invidie, dunque, che iniziano per quelle cinque sterline che Brian percepiva in più rispetto agli altri esponenti della band per esserne il manager e che non andavano giù a Mick e a Keith, i quali si risentirono molto quando lo scoprirono.

Foto di copertina
Credits: di Olavi Kaskisuo / Lehtikuva – Lehtikuva[collegamento interrotto](Archived link.), Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=58188203

About the author

L'Eremita Osservatore

Mi definisco Eremita osservatore per l'ammirazione per Leopardi e la sua straordinaria lucidità. Eremita perchè già prima della pandemia ho inaugurato una fase molto ritirata della mia esistenza, osservatore perché guardando gli altri esseri (dis)umani non mi riconosco più nei loro gusti, comportamenti e divertimenti e li considero al pari di una specie diversa dalla mia, con la stessa curiosità e attenzione di un entomologo.

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