SOund36 è mediapartner di Heroes: Roma come New York. Il 16 dicembre c’è il sesto appuntamento che vede l’esibizione dei Mug, ecco l’intervista al gruppo!
Da quando siete nati avete avuto molti cambi di line up, vi considerate un progetto aperto?
In questo momento consideriamo la lineup dei MUG stabile e chiusa. Ma non per questo scartiamo a priori la possibilità di avere “collaborazioni” con altri musicisti. Per poter sperimentare, ad esempio, canzoni con un cantato.
Questo probabilmente sarà una delle sfide che vogliamo affrontare in futuro in un possibile disco costruito su tante e diverse (culturalmente parlando) collaborazioni.
Il vostro punto di forza è la sperimentazione, che cos’è per voi musicalmente parlando?
La costruzione di una nostra canzone nasce da un suono che viene riprodotto da una chitarra o dal basso spesso iper-filtrate quasi da sembrare dei synth, da un glitch di batteria elettronica, poche volte da un riff vero e proprio.
Portiamo avanti questo suono che abbiamo trovato costruendo poi sopra le armonie, la struttura e lo finalizziamo pensando poi di continuare a ricercare suoni e colori con tutti gli strumenti.
Quindi di base c’è una enorme sperimentazione sonora per tutti e 4 i nostri strumenti, con le nostre emozioni e con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione.
Fate parte del progetto Heroes, che cosa ne pensate? Cosa pensate sia necessario alla scena musicale italiana e romana in particolare?
Ci piace l’idea di una possibile “ricostruzione” di un movimento musicale underground. Che non abbia confini, linguaggi o limiti di alcun tipo.
Cosa rappresenta il momento live per voi?
Il live è un momento eccitante, una scarica di adrenalina molto forte. La nostra voglia è quella di abbracciare il pubblico che ci sta ascoltando con il nostro suono.
L’impatto live lo riteniamo di fondamentale importanza. Perché spesso la musica strumentale riprodotta da un cd ha un sapore un pò freddo, distaccato. Tentiamo suonando nei concerti di accorciare questa distanza. Di donare e ricevere calore, di cercare uno scambio continuo di emozioni con il pubblico, quando c’è questo flusso, questa onda che sbatte di qua e di là, senti che sei dentro una magia. Ed è questo che stiamo cercando.