Interviste

IBRAVI

La musica è condivisione e il live è proprio un’esperienza condivisa e più coinvolgente: tutti i sensi sono immersi

IBRAVI è il progetto artistico di Sebastiano Bordoli, giovane cantautore della provincia di Como. Ho parlato con lui del suo primo album in studio e della passione per l’arte e la musica. Potete leggere la nostra piacevole intervista qui:

 Vorrei partire dal “te” musicista. Quando e come nasce la passione per la musica? 
La musica si è insinuata in me da quando sono nato e non come semplice passione, ma come ossessione. Mio padre è sempre stato un grande appassionato di musica e sin da bambino ascoltava spesso Non è per Sempre degli Afterhours. Quel disco è rimasto in auto e io volevo ascoltarlo ogni volta che salivo. Rimasi particolarmente colpito dal pezzo Milano circonvallazione esterna per l’elettronica, il noise, le urla; mi ero fatto l’idea che il cd fosse un’unica canzone lunghissima. A posteriori, forse è per questo che mi è rimasta la fissa per le canzoni collegate e ho deciso che il mio primo disco sarebbe stato così. Crescendo ho continuato a coltivare questa passione, sono andato ai concerti di diversi gruppi del lago di Como come i Tirlindana (intervista al gruppo presente su Sound36) storica band della mia zona e quando li ho visti live ho capito cosa volessi fare nella vita. Ho iniziato così a suonare la chitarra e a scrivere le mie canzoni. Fin da piccolo mi divertivo di più a inventare parole, testi e musica, piuttosto che fare cover. A dodici anni ho suonato con i Tirlindana sul palco e negli anni successivi ho iniziato anche a suonare i miei pezzi con diverse formazioni, infine ho creato il progetto IBRAVI per proporre la mia musica e le mie idee al pubblico.

La tua opera prima è sì un disco, ma preferirei definirlo un concept album a tutti gli effetti in quanto ispirato dall’arte e critico verso certi aspetti della società odierna. Puoi dirci nello specifico com’ è nata l’idea e cosa contiene?
Sì, EP-MEAL è un concept album che ha avuto una genesi lunga (e faticosa!). Posso dire che deriva da una sorta di “ragnatela d’ispirazioni”: in primis è stato ispirato dai miei studi d’arte, dalle provocazioni dadaiste e dal tema del consumismo trattato da Andy Warhol, non solo attraverso la pittura, ma anche a mezzo video. Uso il termine “ragnatela” ripensando all’installazione che Marcel Duchamp realizzò durante la mostra: First papers of Surrealism al Guggenheim di New York: provocatoria perché la ragnatela che si dipanava tra le sale rendeva lenta e difficoltosa l’osservazione delle opere. Il gioco di parole del titolo del disco mi è venuto associando la nota catena di fast food con il mondo della musica. Altri stimoli sono stati la mia curiosità di scoprire sempre del nuovo e la difficoltà di trovare persone del mio paesino di provincia che fossero interessate a questo genere di cose e che le fruissero con me. L’album si presenta come una critica, ma finisce per essere provocatorio: sono nato e cresciuto in un mondo in cui tutto viene fruito in maniera veloce e frenetica e anch’io a volte mi ritrovo a farlo perché è impossibile sottrarsi completamente a questo meccanismo; sarebbe ipocrita da parte mia criticare una dinamica in cui io stesso sono coinvolto, quindi quello che voglio fare attraverso il concept del disco è stimolare la riflessione in maniera anche provocatoria. EP-MEAL è composto da nove tracce interconnesse, di cui tre strumentali che dividono l’esperienza di ascolto in tre parti. Nel booklet all’interno del cd ci sono tutti i testi associati a opere d’arte di diversi artisti, mentre le tre tracce strumentali sono abbinate a tre fotografie realizzate da altrettanti fotografi. Nella versione online i brani sono separati per le esigenze tecniche delle piattaforme streaming e al posto delle opere artistiche e delle foto ci sono dei visual video scritti da me che raccontano metaforicamente il concept. Il singolo è uscito con un videoclip pensato con il regista Giorgio Bordoni (che non finirò mai di ringraziare). Un ruolo importante nella genesi del disco l’ha avuto anche il mio produttore Giulio Speziali, non tanto per il concept, quanto per la parte musicale.

Sei un artista molto giovane: che rapporto hai con le piattaforme digitali e tutto quanto vi ruota attorno in ambito musicale?
Come dicevo poco fa, sono cresciuto in un mondo in cui tutto viene divorato e questo è dovuto anche al ruolo delle piattaforme digitali. Però posso dire che, al contrario della maggior parte dei miei coetanei, ho sempre ascoltato dischi, cd e anche audio cassette, apprezzando proprio la “fisicità”. Le piattaforme streaming, come in generale internet sono un grande mezzo per scoprire musica nuova e danno la possibilità anche a chi non può permettersi di spendere tanti soldi di ascoltare quello che vuole, dove, quando e quanto vuole, a un costo limitato se non nullo. Secondo me il problema è che in questo modo si rischia di perdere l’affetto verso gli artisti e di non associare più la musica al suo valore artistico ed economico. Io so che se compro un cd, ho speso una certa cifra, ho in mano fisicamente l’oggetto disco, lo osservo, lo uso e lo ripongo accuratamente perché ci tengo. Nella testa di tante persone non si riesce più a dare un valore alla musica perché “iper accessibile” gratuitamente. Penso, quindi, che si debba imparare a usare queste piattaforme senza diventare “schiavi della macchina”: dobbiamo controllare noi il mezzo e non farci controllare da esso.  

A tuo parere come oggi si può godere di buona musica pur restando “analogici”?
Non ho dubbi: andando ai concerti. L’esperienza è molto più diretta e ogni concerto è diverso dall’altro, del resto io ho deciso di fare musica proprio durante un concerto. La musica è condivisione e il live è proprio un’esperienza condivisa e più coinvolgente: tutti i sensi sono immersi. Credo anche che il concerto dal vivo sia la “prova del nove” della qualità di un artista. Banalmente, per me il miglior modo di ascoltare la musica è esserci mentre viene creata.

Progetti post album? Hai voglia di live?
Visto che la mia testa non ama riposare, sto già lavorando ai nuovi brani che, chissà…magari confluiranno in un futuro disco. Ho molta voglia di tornare sul palco per presentare EP-MEAL. Ho sempre molte cose in mente, ma cercherò di suonare il più possibile, il live è pur sempre la mia zona di comfort.

 

Foto di copertina Giorgio Bordoni 

 

About the author

Annalisa Michelangeli

Mi chiamo Annalisa Michelangeli, nata a San Severino Marche nel 1982, ma cresciuta in un piccolo paese tra Marche e Umbria, sui Monti Sibillini. Vivo a Macerata. Amo la musica e ogni altra forma d’arte da sempre. Scrivo poesie e di recente ho pubblicato un saggio autobiografico su un mio personale percorso legato alla gestione della fibromialgia. Ho una formazione linguistica e letteraria, possiedo attestati per insegnare yoga per bambini e quello di assistente all’infanzia. Attualmente svolgo attività di docenza d’italiano per stranieri che è il mio ambito di specializzazione e mi appassiona molto. Da molti anni seguo concerti in tutta Italia, in passato con una frequenza maggiore essendo allora più libera da impegni lavorativi e famigliari: sono anche mamma di una bambina di otto anni. Nel 2007/2008 ho frequentato un corso di giornalismo musicale legato a una rivista che si occupava sia di jazz, che di rock. Ascolto soprattutto indie rock inglese e italiano, ma anche cantautori del passato, musica francese, sono curiosa di scoprire gruppi emergenti e nuove sperimentazioni nel panorama musicale.

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