Metcalfa, al secolo Metello Bonanno, si definisce il primo esponente della hybrid music, il cui album di debutto, Siolence, presenta molteplici influenze che coinvolgono sonorità elettroniche, jazz ed atipiche incursioni tribali. Rompiamo gli indugi ed addentriamoci nel mondo di questo originalissimo artista.
In che modo hai coniato la parola “Siolence”, ovvero l’unione tra Silence e Violence?
È stato piuttosto casuale, in realtà. Ero in metropolitana e in mente mi si è formato questo pensiero. Così, dal nulla.
Nel tuo disco prevale di più l’anima violenta o quella pacata?
Sono presenti entrambe. Direi che quella pacata prevale più nelle parti armoniche/melodiche, mentre quella più ruvida nella sezioni ritmicamente più intense.
Cosa significa il tuo nome d’arte, Metcalfa?
È preso dal nome di un insetto piuttosto diffuso nelle nostre zone, del quale mi è sempre piaciuto il suono del nome.
Sicuramente in Siolence vivono tutte le tue influenze musicali. Quali sono i tuoi punti di riferimento artistici?
Ne cito cinque, per contenermi: Explosions In The Sky, Antonio Sanchez, Daft Punk, Mr Bill e Brian Eno.
Cosa ne pensi della ribalta del movimento Indie come testimoniato dall’ultimo festival di Sanremo?
Penso che dopo la forte saturazione del genere Indie negli ultimi anni adesso ci si stia finalmente assestando, soprattutto da un punto di vista qualitativo. L’Indie può diventare come Topolino, con moltissimi livelli di lettura. Prendi “Musica Leggerissima” di Colapesce e Dimartino: è super cantabile e di facile fruizione, ma il testo sotto sotto è molto profondo e poco allegro. Motivo per cui alla fine è quello il pezzo che ha vinto Sanremo, inutile girarci intorno.
Progetti futuri?
Molti. Ho altri 3 dischi pronti, qualche collaborazione che sta partendo, musicisti che voglio coinvolgere e tanto altro. Apocalisse permettendo, s’intende.
