Dietro un titolo così usurato, si nasconde in verità una riflessione sull’incertezza della nostra epoca, deturpata da guerre, cambiamenti climatici e pandemie. Ci sentiamo,insomma, come degli astronauti persi nello spazio. Potranno gli abruzzesi Mazma Rill ricondurci sulla via maestra?
La band pescarese era già conosciuta nel circuito regionale come un’estrosa tribute band dei Nirvana, gli Aneurisma, è quindi lecito aspettarsi un ibrido grunge a cavallo tra vecchia e nuova generazione, come certifica l’opener “Obscene”. “No-One” strizza l’occhio all’indie rock piacione dei The Strokes con una componente tragica che ricorda da vicino gli Smashing Pumpkins. La titletrack e la seguente “Frame Of Mind”, introducono elementi di caratura alternativa italiana, come gli arpeggi e la rabbia di natura tipica verdeniana. C’è qualche rimando al post grunge di Staind e Puddle Of Mudd come in “Alone”, per dare quel giusto respiro internazionale che non guasta mai. “Let Me In” per certi aspetti mi ha fatto venire in mente i Maneskin, ma risultare al passo coi tempi non deve sembrare una facile critica. La voce del frontman Antonio Orlando è credibile sia nei pezzi con maggior tasso di intimità (“Voices”) sia in quelli dove c’è necessità di schiacciare forte l’acceleratore (“Last Words”).
Il percorso dei Mazma Rill è un qualcosa che dovrebbero insegnare a scuola, il solo pensiero di evolversi dalle cover per passare a un qualcosa di personale rende gli occhi lucidi. Disincantati e sfrontati, possano fare da esempio a tanti ragazzi disillusi che popolano i piccoli palchi locali.
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