Mauro Lacandia è un musicista che abbraccia numerose culture e tradizioni musicali. Salentino di origine, vive e lavora a Londra dove nel 2018 ha dato vita al gruppo Tarantola, realtà multietnica che coniuga sonorità reggae e contaminazioni provenienti da varie parti del mondo. Musica intrisa di energia trascinante. Ne abbiamo parlato qui:
Potresti raccontarci il tuo primo approccio alla musica Reggae?
Il mio primo vero approccio alla musica reggae risale ai miei primi anni di vita. Mio zio che era un fan, ma anche un amico di infanzia dei Sud Sound System metteva le loro canzoni a rotazione sulle cassette e me le cantava da quando ero ancora nella culla.
La tua è una storia di emigrazione oltre i confini nazionali. Quanto ti ha dato Londra musicalmente parlando? Ti senti ancora “straniero”?
Londra mi ha dato tantissimo, ho suonato e cantato su palchi importanti come Royal Albert Hall, Koko e molti altri, mi ha dato la possibilità di fare tour europei, conoscere e collaborare con musicisti di livello internazionale ed è proprio a Londra che ho potuto iniziare ad insegnare all’Institute Of Contemporary Music Performance, dopo i miei studi di performance e songwriting. Dal punto di vista professionale non mi posso lamentare. La musica qui è un vero e proprio lavoro, non solo un hobby o una passione. Oramai lavoro da più di dieci anni full time con la musica. Sì, mi sento ancora straniero e penso che questo sentimento non andrà mai via anche dopo tanti anni, infatti, sono dodici anni che vivo e lavoro a Londra. Ho tantissimi amici e i membri del gruppo sono per me come una famiglia. È bello sentirsi stranieri insieme, è una cosa che ci accomuna e ci unisce.
Parliamo del prossimo album dei Tarantola One Blood anticipato dal singolo Original Terron uscito il 1 marzo: qual è il messaggio di fondo che vuoi portare con i pezzi che lo compongono?
Il colore del sangue è quella cosa che unisce ogni essere umano. Il sangue è uguale per tutti indipendentemente dalla provenienza e se riuscissimo a partire da questo presupposto avremmo un punto di incontro tra i popoli e il desiderio di lottare e discriminare sarebbe sicuramente inferiore. One Blood è un invito a sentirsi più uniti.
Ti senti prossimo al messaggio di pace e unità di cui è stato paladino Bob Marley?
È un paragone molto grande, ma apprezzo l’analogia. Bob è sempre stato il mio idolo proprio per il messaggio, per la forza di volontà e per la convinzione che la musica possa cambiare il mondo. Ho imparato e continuo a imparare e non smetterò mai di creare musica che possa aiutare la gente, creare condivisione e unione. Questo non mi ha solo influenzato nella carriera musicale, ma in generale nella vita. Amo far incontrare la gente, unire gruppi di persone, musicisti, artisti, studenti.
La tua musica si compone di diverse sonorità provenienti da tutto il mondo. Quali sono le principali influenze culturali?
Di sicuro le influenze mediterranee che mi appartengono culturalmente non solo italiane, ma anche greche, nord africane, spagnole oltre a quelle orientali che ho studiato, studio e cerco di usare sempre di più nella nostra musica. Anche la musica latina, tipo bossa, salsa, samba ha avuto un ruolo importante nella mia vita, infatti ho spesso suonato e continuo a farlo con musicisti brasiliani per diversi progetti. Infine, la musica caraibica tipo reggae, dancehall, soca, calypso, ska che vengono dal mio amore per il reggae, ma anche dall’incontro di molti musicisti e amici dei Caraibi qui a Londra.
C’è un gruppo o un artista in particolare con cui desidereresti collaborare?
Alborosie, Sud Sound System, Shakalab, Anthony B, ma anche molti altri talenti emergenti sulla scena londinese. Nell’album avremo già delle collaborazioni che ancora non posso svelare.
Tarantola sono:
Mauro Lacandia: voce, testi, produzione.
Bruno Pinto: basso.
Erica Macchi: cori e arrangiamenti.
Alessandro Gugel: chitarre.
Jermaine Alexander: batteria.
Sabaman: DJ, MC, autore, produttore.
Singolo: Original Terron (The Sound of Everything/The Orchard Music Distribution).