Artista partonopeo, poliedrico e talentuoso, Joe Barbieri comincia il suo percorso da professionista grazie ad una demo finita tra le mani di Pino Daniele, il quale lo porta a registrare per la prima volta. Da quel lontano 1992, la musica di Joe ha subito tante trasformazioni, pur rimanendo fedele alle proprie radici. Tratto Da Una Storia Vera, il suo ultimo disco, non fa eccezioni, come sveleremo nelle righe seguenti.
Quanto di autobiografico c’è in Tratto Da Una Storia Vera?
Sostanzialmente tutto in quanto questo disco nasce dal desiderio di immaginare l’album come un percorso fatto di incontri con persone, luoghi visitati e cibi mangiati. Descrivo la voglia di fermarsi e raccogliere quello che finora è stato, in previsione di una nuova ripartenza.
Quali affinità e divergenze riscontriamo tra il tuo ultimo lavoro e i suoi predecessori?
La ricchezza sonora, intanto, visto che quest’ultimo è un disco fortemente sinfonico. E’ un album estremamente partecipato che accoglie decine di musicisti provenienti dai quattro angoli del pianeta. In un momento in cui la logica ci vorrebbe in qualche modo correttamente divisi, grazie alla tecnologia e a sporadiche possibilità di lavorare da vicino siamo riusciti a colmare le distanze.
Restando in tema di partecipazioni, vorrei sapere come è nata la collaborazione con Carmen Consoli nel brano “In Buone Mani”
Quel brano l’avevo scritto per regalarlo a mia moglie il giorno del nostro matrimonio, ma andando avanti nella sua realizzazione ho sentito che sarebbe stato giusto condividerlo. In questo processo artistico mi veniva in mente la voce di Carmen ad accompagnare la mia. Poichè era un po’ di tempo che tramite terze persone ci facevamo sapere reciprocamente che avremmo avuto piacere nel fare qualcosa insieme, non ho indugiato oltre e dalla mia richiesta è arrivato il suo assenso.
Nell’album figura anche un omaggio a Pino Daniele con la cover della canzone “Lazzari Felici”: in che proporzione la sua musica ha influenzato la tua?
In grandissima proporzione, visto che Pino è stato anche il mio produttore, ma si potrebbe dire anche il mio scopritore. Ho iniziato con lui ed è stato come un figlio che apprende dal padre come stare al mondo. Quando in gioventù lo osservavo, come una spugna ho imparato moltissimo. La cosa che più mi ha trasmesso è il concetto di condivisione, nel senso che Pino è sempre stato un musicista che ha condiviso la sua musica con artisti vicini e lontani, azzardando degli scambi sulla carta meno immediati, ed è quello che sto cercando di fare anch’io.
Un altro particolare significativo di Tratto Da Una Storia Vera è la copertina, vuoi raccontarci cosa rappresenta nei suoi particolari?
Rappresenta un po’ quello che ci dicevamo all’inizio di questa chiacchierata, cioè il tentativo di cogliere con una sorta di collage persone, luoghi e cibi che hanno contribuito, anche in senso metaforico, a far di me l’uomo che sono oggi. L’ho fatta io ritagliando fotografie e componendo un cuore pulsante alla maniera di Frida Kahlo.
Indicami i tre dischi fondamentali che porteresti con te su un’isola deserta
Uno è “1996” di Ryuichi Sakamoto, un altro potrebbe essere la colonna sonora del film Nuovo Cinema Paradiso di Ennio Morricone e per finire la Turandot di Giacomo Puccini.
