In tempi non sospetti avevo scritto che il 2024 sarebbe stato l’anno della grande ripresa. La pandemia ha fermato il Mondo creando devastazione. Le produzioni discografiche rallentate e la musica dal vivo completamente ferme.Ma come ha scritto il sommo filosofo Seneca: E’ durante la tempesta che conosciamo il navigatore.
Dopo i primi spiragli,un po’ convulsi direi, si è tornati alla normalità con una serie di novità allettanti che, in tutta confidenza ,mi hanno un pò disorientato. Un vero dilemma. Così, mentre sfogliavo i miei cd come i petali di una margherita, indirizzo la mia scelta sui JJ Grey&Mofro. Mi giungono notizie che non abbiano un grande seguito dalle nostre parti. Eppure!!! E’ una band fantastica. Nascono verso la fine degli anni 90 a Jacksonville, da qui sono partiti gli Allman Brothers Band e i Lynyrd Skynyrd. (Dieci secondi di raccoglimento gentilmente).
John Higginbotham, in arte JJ Grey e Daryl Hance lavoravano insieme in una fabbrica e il loro sogno era quello di fare musica. Trascorrevano molto del loro tempo libero a suonare e a fare jam nei vari locali della città.Riescono a mettere su una piccola band, firmano il loro primo contratto e subito vengono spediti in giro per il Mondo a farsi il mazzo. Dopo un bel tour tornano in Patria e formano i Mofro. J J Grey scrive, Mofro suona. Grey racconta, con una scrittura disarmante, la sua terra fino ad arrivare alle coste della Florida. Mofro suona. Una miscela di Blues, Soul, Funk e R&B che come la ricetta di un grande Chef: si conosce la natura degli ingredienti ma non le quantità.
La loro è una discografia essenziale,Blackwater e This River sono stati i due lavori che hanno inciso notevolmente sulla loro carriera. Olustee è il loro decimo album,uscito a Febbraio di quest’anno. Un disco che già al primo ascolto è coinvolgente. Conoscevo la band da tempo ed ero al corrente delle loro doti. Anche se avevo perso le loro tracce, hanno sempre trovato spazio tra i miei file preferiti. Olustee mi ha dato modo di ritrovarli.
Il loro stile non è cambiato molto è migliorato il loro sound, grazie alla maestria e alla grande intesa che c’è tra di loro. Chi mi segue sa che raramente recensisco tutti i brani di un disco. Non è un modo per svignarsela. Per me l’ascolto di un album e come un bel film, senza primo e secondo tempo.Una immersione totale, che isoli la mente da tutto il digitale che ci circonda, ma nello stesso tempo arricchisca l’anima e il cuore. Bastano 40/50 minuti. Olustee offre di tutto di più. Non mancano i ritmi afroamericani,ma sono le ballate la carta vincente di questo album. Una su tutte: The Sea. Un inno al mare, con una melodia soffice accompagnata da chitarra acustica, pianoforte e violino. Il suo ascolto è trasporto totale e commozione.
JJ Grey scrive: Io appartengo al mare, la casa dei liberi. Liberi di immaginare e di cambiare, anche per pochi minuti, tutti quelli aspetti della nostra vita che non ci piacciono. Anche se per poco,va bene lo stesso.