Recensioni

Ferzan Ozpetek – Ferzaneide

Scritto da Claudia Leone

Oggi dobbiamo innanzitutto ritrovare il coraggio di essere felici.Ferzan Ozpetek si racconta sul palco dell’Ambra Jovinelli

Ci sono registi e registi. E poi c’è lui: Ferzan Ozpetek. Fuori dagli schemi, irriverente, illuminante: una “luce sul Bosforo”, come fu battezzato, ormai più di vent’anni fa, ai suoi esordi nel cinema.
Quando ci si racconta, spesso si corre il rischio di cadere nell’autoreferenzialità, nell’ostentazione dei risultati raggiunti, in altre parole, nell’annoiare chi ci ascolta. Non è quello che è accaduto lo scorso 7 ottobre sul palco dell’Ambra Jovinelli di Roma, dove Ozpetek ha portato in scena “Ferzaneide – Sono ia!”, un viaggio sentimentale tra i suoi ricordi, i suoi film, i suoi libri.
E’ emozionato Ferzan quando sale sul palco, come, d’altra parte, lo siamo anche noi in platea finalmente autorizzati, dopo quasi 2 anni di pandemia, a riassaporare il piacere di quella socialità delicata, non urlata, che solo i luoghi di cultura, come teatri, cinema e musei sanno regalarci.
Chi si aspettava un monologo alla Shakespeare intriso di rimandi e significati, sarà rimasto senz’altro deluso perchè non c’è nulla di artefatto in scena, nessuna distanza tra ciò che viene rappresentato e il suo pubblico.
Sorridente, affabile, ironico, Ozpetek accoglie gli spettatori come farebbe un bravo padrone di casa di fronte a degli ospiti da intrattenere durante una serata tra amici. E, in effetti, così ci sentiamo mentre ci racconta gli aneddoti più esilaranti della sua vita e ci parla delle figure, spesso bizzarre, che l’hanno attraversata lasciando segni indelebili nella mente fervida del regista-scrittore. Quasi quasi sembra anche a noi di averli conosciuti e, in un certo senso, è così perchè sono proprio questi personaggi, i luoghi e i fatti autobiografici, traslati dall’immaginazione creativa, a popolare le opere di Ozpetek azzerando il confine tra realtà e fantasia.
Da “Il bagno turco” alle “Fate ignoranti”, da “Saturno contro” alla “Dea Fortuna”: con leggerezza ripercorriamo, insieme al suo protagonista, le pietre miliari di una carriera costellata di grandi successi. E non solo, perchè, come accade spesso nei suoi film, anche in “Ferzaneide”, mentre ci lasciamo sedurre dal racconto di un vissuto giocoso, anticonformista e assolutamente inebriante, si annida sullo sfondo una verità nascosta, una storia sussurrata che ci invita a riflessioni più profonde. C’è il tema della diversità, naturalmente, ma anche quello della mancanza di comunicazione, dei rapporti conflittuali, della malattia e della morte, quella terribile “scocciatura”, come la chiama scherzosamente il regista, con cui siamo costretti prima o poi a fare i conti per esorcizzarla. Come? Avendo il coraggio di sfidare i pregiudizi, di inseguire i nostri sogni, di vivere con passione.
Oggi – ci ricorda Ozpetek con una rosa in mano, rossa come la sua Istanbul – dobbiamo innanzitutto ritrovare il coraggio di essere felici.
Se vi siete persi “Ferzaneide”, non lasciatevi sfuggire l’appuntamento con Mine Vaganti, l’adattamento teatrale della celebre pellicola, curato dallo stesso Ozpetek, che andrà in scena sempre al Teatro Ambra Jovinelli dal 26 dicembre al 2 gennaio.

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Claudia Leone

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