“In questi tempi di canzoni melense e grandi bastardi” Fabrizio Tavernelli ci propone un album originale sia nei testi che nelle sonorità che variano tra il rock e il cantautoriale.
In “Volare Basso” Tavernelli analizza la situazione di crisi interiore dell’umanità. In tutto l’album si ripropone una sorta di dualismo fra il voler elevarsi “alle alte vette dello spirito” e il precipitare rovinosamente e lo strisciare in una condizione di passività. Anche la stessa musica diventa oggetto di uno sfogo da parte dell’artista e viene accusata quasi di tradimento e di non essere più un mezzo per risollevarsi, ma solo un modo da parte dei discografici di far soldi diffondendo banalità, da cui in ogni caso bisogna fuggire. L’unico momento in cui l’artista intravede un unico spiraglio di luce, si identifica con gli “anni ’50” a cui dedica un brano dell’album. Il tema della fuga e del viaggio è ripreso anche nel brano “Lo scafista dell’animo” in cui il viaggio è visto come metafora del cambiamento dell’animo umano che cede dopo aver perduto i propri sogni e ambizioni. Tavernelli nella composizione di quest’album dichiara di essere stato ispirato da due coincidenze: la visione di una mostra “Borderline” a Ravenna in cui era messo in evidenza il rapporto arte figurativa/follia e la lettura di un libro “Bestiari del Medioevo” di Michel Pastoureau in cui molte delle caratteristiche umane sono rappresentate da animali.
È innovativa anche la modalità di produzione dell’album avvenuta attraverso una raccolta fondi attraverso il crowfunding. Fabrizio Tavernelli ha “imparato a volare basso” ed è riuscito a realizzare un album degno di “volare in alto”.
Sgabris