Questo è il riassunto di Sudditi, il secondo lavoro dei baresi Duocane, un duo formato da Stefano Capozzo dei Banana Mayor (voce e basso) e Giovanni Solazzo dei Turangalila (batteria).
Le cinque rabbiose tracce che compongono il disco sono tutte figlie del medesimo veleno, reale connubio tra la quotidianità dei protagonisti, mossi tra arte e vita ai marigini: Stefano, infatti, è un pittore ed insegnate di disegno, mentre Giovanni lavora come operatore sociale.
Il riscontro con queste affermazioni lo otteniamo immediatamente con il primo brano, “Martello”. Anzi è il caso di dire che ci andiamo subito a sbattere contro. Alla componente più noise dei Melvins si integra lo spoken word di tradizione italiana tipico di band come The Death Of Anna Karina, Bennett, Lantern e compagnia bella.
Tra le intercapedini di “Memorie Dal Sottosuolo” scorgiamo gli archi del maestro Pino Di Lenne integrarsi con uno schema più easy listening, miscuglio di echi lontani e rimembranze del Nu Metal degli Psycore.
“Vilipendio” infarcisce l’album con eleganti divagazioni talmente distanti dal modus operandi usuale della band da rischiare di far andare tutto alla deriva. Le parole sono un brusio, la musica è impalpabile ed onirica. Non c’è spazio per i tempi morti e, quindi, si riparte con “Peritonite”, un flagello che svela il proprio marciume, restituendo a Sudditi la sua naturale follia. Gli oltre otto inconsueti minuti di “Buon Compleanno, Sudo” scandagliano le facciate antitetiche dei Duocane, lasciandoci perplessi.
Era opportuno indossare l’elmetto e andare in guerra oppure ci siamo trovati di fronte a un attacco a fucili giocattolo spianati? Aspettiamo il terzo capitolo per risolvere l’arcano.
Duocane – Sudditi
Un EP urgente, esagitato e condensato in 25 minuti di copiosa brutalità
