Interviste

Dr Feelgood

Sono la voce del buongiorno su Virgin Radio

Maurizio Faulisi, in arte “DR FEELGOOD”, da anni trasmetti su Virgin Radio dalle 6:30 alle 9:00 una super trasmissione seguitissima che si chiama “Rock & Talk”, che tra l’altro dividi lo spazio con altri tuoi colleghi altrettanto prestigiosi. Vogliamo spiegare ai lettori di SOund36 di cosa si tratta?
La mia collaborazione con VR parte nell’agosto 2009, dopo 30 anni in altre radio quali Rock FM, Italia Radio, Radio Popolare e altre ancora. A VR ho cominciato producendo brevi pillole di cultura, curiosità e aneddoti dal mondo del rock. Qualche mese dopo, ad aprile 2010, parte il ‘Buongiorno Dr Feelgood’ col quale si inaugurava la fascia del primo drive time, dalle 7 alle 9. Sette anni dopo, a settembre 2016, l’allora direttore mi affianca Massimo Cotto, di cui avevo solo letto qualche libro e che conoscevo come giornalista musicale. Da lì la trasmissione cambia titolo, Rock & Talk, e anche il format, diventa più leggera, di puro intrattenimento con minore spazio alla cultura musicale, con una maggiore dose di ironia, che diventa sempre più goliardica comicità.

La cosa che mi piace molto del tuo modo di trasmettere è la naturalezza che usi con l’ascoltatore, postando anche sulla sociale foto naturale dove ti fai conoscere senza filtri, mostrando pure una vera passione per le magliette. Siamo figli di quelle…
Te ne sei accorto, ho una passione per le t-shirt musicali, le acquisto da decenni. È solo una delle tante passioni legate alla musica, quindi non solo vinili e cd, non solo libri sulla storia del rock e sulle sue radici, ma anche mug, gadget di ogni tipo acquistati durante i viaggi, bicchieri e mille altre cose inutili con le quali ho riempito la mia casa.

La tua formazione musicale da dove parte? E chi è stato il tuo maestro di vita se possiamo chiamarlo cosi.
Storia lunga, a 13 anni, nel 1975, con l’acquisto dell’album “Rock and Roll” di John Lennon. Un amore naturale e incondizionato per la musica degli anni ’50. Il punto di partenza per un approfondimento che mi ha portato indietro nel tempo. Gli anni ’20, ma soprattutto ’30 e ’40, hanno prodotto una tale quantità di musica di origine tradizionale sbalorditiva in termini di qualità artistica e genuinità. Alla passione per la ricerca è seguito il desiderio della divulgazione. La radio per me è stata questo, un canale per fare arrivare al pubblico il suono altrimenti difficile da poter ascoltare altrove. In seguito si sono aggiunti i seminari che tengo negli istituti superiori, università, biblioteche, scuole di musica, penitenziari e locali pubblici.

Per non farti mancare niente, hai formato i Dr.Feelgood and the Black Billies con i quali celebrate le radici della musica americana, ma di canzoni meno popolari all’ascolto. Personaggi come Buddy Holly e Fast Domino per citarne alcuni
Hai citato i più famosi, peschiamo nel mare di canzoni oscure del passato, country e blues, e le trasformiamo in pezzi di grintoso rock and roll. Anche questo è un modo per divulgare generi meno seguiti dalle nostre parti.

Quel periodo degli anni ’30 fino agli anni ‘60 li trovo fantastici. Suoni magici, emozioni sonore vere, suonate con una profondità d’animo unica nel suo genere, non può non appassionare il pubblico!!!
Una volta abituato l’orecchio ai suoni di un tempo, alle registrazioni di minor facile ascolto dal punto di vista della qualità audio, si scopre un’infinità di artisti ancora oggi punto di riferimento per tecnica e creatività.

Ritorniamo un attimo indietro; nella tua prima vita hai fatto di tutto: venditore ambulante, attore di cinema e teatro, promoter e tanto altro ancora. E poi la scintilla, quella vera, si è accesa e ora sei amato e seguito ovunque. Come si sta?
La conduzione radio è stata l’attività che ho portato avanti per più tempo con continuità, ma solo dopo 30 anni è diventata professione. Sono andato dove mi portava il cuore e la passione. Questo è stato possibile perché per tre decenni l’ho fatto liberamente senza alcun condizionamento. Le radio di serie A impongono scalette predefinite realizzate da uno staff della programmazione. Hai minore libertà di azione, ma il tuo messaggio, anche se solo attraverso citazioni, arriva ad un pubblico molto ampio. Per cui la mia personalità e i miei interessi emergono comunque.

Nel 2017 (vedi foto di copertina) ci siamo conosciuti al festival “Reelin’and Rockin” a Bologna (che poi il Covid ha fatto in modo non tornasse più) e li sono entrato subito nel tuo mondo di quegli anni, affascinato dalla purezza delle canzoni e anche dal vostro look che ho visto modificato in un ancora più “serio”. Dr Feelgood ha qualche riferimento con lo storico gruppo musicale degli anni ‘70?
Quando Virgin Radio mi offrì il lavoro mi propose di utilizzare un nick name, subito pensai alla band inglese dei Dr Feelgood, ascoltati live in gioventù e di cui posseggo tutti i dischi, tiratissimo rock blues, teso e nervoso. Loro stessi presero il nome da un blues man afroamericano.

Concludiamo questa breve intervista, ti ringrazio veramente tanto anche a nome di SOund36, chiedendoti cosa farai da grande e cosa ti manca di più in questo mondo musicale che oserei definirlo “impazzito”.
Il web ha scompaginato il mercato musicale, Spotify, la musica liquida, la crisi del disco, lo streaming… sono innumerevoli le motivazioni per cui oggi rispetto ad un passato tutt’altro che remoto si vive la musica con minore profondità. Progetti futuri? Il mio impegno è sempre stato quello della divulgazione, attraverso la musica live, la radio, oggi con il sito www.thelongjourney.it.  
Sono sempre alla ricerca di possibilità per fare arrivare la musica di qualità, facendone conoscere storia ed evoluzione, ai più giovani. Oggi si riscontra un’ enorme distanza tra i gusti dei ventenni e quelli di chi era ventenne 30 o 40 anni fa. In Italia si fa poco per trasmettere la cultura musicale ai giovani, è sempre stato così, oggi peggio che mai.

 

https://www.facebook.com/p/Maurizio-Dr-Feelgood-Faulisi-100050230310711/

https://www.blackbillies.com/bio/

https://www.virginradio.it/sezioni/1225/dr-feelgood

 

 

About the author

Alessandro Ettore Corona

Alessandro Corona nasce a Bassano del Grappa (VI) nel ’57. Dopo aver vissuto in varie zone del Veneto, si trasferisce a Bologna negli anni’70, seguendo tutto il movimento artistico di quel periodo; dai fumetti di A. Pazienza e N. Corona, alla musica rock britannica e americana, a quella elettronica di stampo tedesco, al cinema d’avanguardia tedesco e francese, per approdare poi alla scoperta della fotografia internazionale seguendo corsi di approfondimento e di ricerca.

Scatto per non perdere l’attimo.
Esistono delle cose dentro ognuno di noi, che vanno messe a fuoco.
Esistono cose che ci circondano e che non vanno mai perse, attimi che possono cambiare il nostro futuro; ognuno di noi ha un’anima interiore che ci spinge verso quello che più ci piace o ci interessa.
Io uso la macchina fotografica come un prolungamento del mio braccio, la ritengo un contenitore enorme per catturare tutti quei momenti che mi appartengono.
Passato e futuro si uniscono fondendosi insieme e per caratterizzare l’anima degli scatti creo una “sensazione di fatica” nella ricerca dell’immagine mettendo in condizione l’osservatore, di ragionare e scoprire sé stesso dentro l’immagine.
Trovo interessante scattare senza pensare esattamente a quello che faccio; quando scatto il mio cuore muove un’emozione diversa, sento che la mia mente si unisce con estrema facilità al pulsante di scatto della mia macchina, non esito a cercare quel momento, non tardo un solo secondo per scattare senza riflettere.
Il mio mondo fotografico è principalmente in bianco e nero, il colore non lo vedo quasi più, la trasformazione cromatica è immediata.
Non esito: vedo e scatto!
La riflessione per quello scatto, si trova in mezzo tra il vedere e lo scattare senza esitare sul risultato finale, senza perdere tempo in quel momento.
Diventa immediato per me capire se quello che vedo e che intendo scattare può essere perfetto,
non trovo difficile esprimere quello che voglio, la macchina fotografica sono io.
Ogni scatto, ogni momento, ha qualche cosa di magico, so che posso trasmettere una riflessione quindi scatto senza cercare la perfezione estetica perché nella fotografia la foto perfetta non esiste, esiste solo la propria foto.
Works:
Fotografo e grafico: Mantra Informatico (cover CD), Elicoide (cover LP)
Fotografo ufficiale: Star for one day (Facebook). Artisti Loto (Facebook)
Fotografo ufficiale: Bowie Dreams, Immigrant Songs, Roynoir, Le Sciance, Miss Pineda.
Shooting: Federico Poggipollini, Roynoir, Heide Holton, Chiara Mogavedo, Gianni Venturi, Double Power big band, Progetto ELLE, Star for one day, Calicò Vintage.
Radio: Conduttore su LookUp radio di un contenitore artistico, con la presenza di artisti.
Fotografo ufficiale: John Wesley Hardyn (Bo), Reelin’and Rocking’ (Bo), Fantateatro (Bo), Nero Factory (Bo), Valsamoggia Jazz club (Bazzano), Friday Night blues (Bo), Voice club (Bo), Stones (Vignola), il Torrione (Fe), L’officina del gusto (Bo), Anzola jazz, Castelfranco Emilia blues, Bubano blues, Mercatino verde del mondo (Bo), L’Altro Spazio (Bo), Ramona D’Agui, Teatro del Pratello (Bo), P.I.P.P.U Domenico Lannutti, Insegui L’Arte (Badolato CZ), Artedate (Mi), Paratissima Expo (To), Teatro Nuovo e club Giovane Italia(Pr), Teatro Comunale e Dehon (Bo), Teatro delle Passioni (Mo).

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