Terza opera per Domenico Cataldo, virtuoso chitarrista di origine campana, che arriva con nuove idee che rendono questo album come se fosse un opera iniziale. Domenico è decisamente un bravo chitarrista ma anche un bravo compositore. Questi sette brani strumentali spaziano dalla sua passione per il progressive rock, vedi il brano di apertura Limbo per poi aprire subito alle sue influenze più classiche, rock, jazz, fusion.
Pay Attention e Awaiting provengono dal repertorio del primo album ma riarrangiati con nuove idee e sonorità. Awaiting specialmente scorre dolcemente con la sua chitarra morbida per poi subito entrare in sonorità più distorte.
L’introduzione di Finally I Can See The Universe è degna dei più grandi gruppi di Metal Progressive. Le influenze di John Petrucci o Joe Satriani sono evidenti e spesso succede che quando si fanno album come questi, si rischia di cadere in questi paragoni. Però per quanto mi riguarda sono più complimenti che paragoni e Domenico nella sua bravura si merita questi complimenti.
Altro pregio sta nell’esser riuscito a non fare un album monotono e piatto, dove c’è solo una esposizione di tecnica ma poca armonia. Questo non è il caso e Domenico sceglie di non far mostra di tutta la sua tecnica e di puntare più verso la composizione ed il brano, si cimenta nel suonare tutti gli strumenti ed è aiutato da Samuele Dotti alle tastiere che lo supporta anche nelle composizioni e questo apporto serve a rendere i brani più articolati e completi, ovvero la virata verso un suono più progressive.
Fin qui tutto bene ma unico appunto che faccio all’album è nella qualità della produzione dove nei brani più fusion il suono dell’intero brano è buono ma nei momenti dove la chitarra è più virata verso il distorto o negli assoli il suono sembra più distaccato e lontano dal resto degli altri strumenti.
Un album quindi che agli amanti di queste sonorità potrà sicuramente piacere ma non solo a loro perché proprio la qualità delle composizioni permette l’ascolto ad un pubblico più vasto.