Recensioni

Anti-Flag – Lies They Tell Our Children

Gli Anti-Flag combattono pacificamente sfruttando la loro arte e dando voce così a chi voce non ne ha. Sono un esempio per tutti, dal 1988

In tempi di grande incertezza, scelgo di ripartire con una certezza che si chiama Anti-Flag. Punkettoni, fieri antifascisti, Lies They Tell Our Children è il tredicesimo album per una band la cui carriera è iniziata nel lontano 1988 a Pittsburgh. Oggi come allora la loro indole di guerrieri che lottano contro il potere delle alte sfere non ha vacillato nemmeno per un istante. Magari nel nuovo disco si percepisce una plausibile svolta moderna, come è deducibile anche dai numerosi ospiti presenti nel disco, tutti personaggi cardine dell’attuale panorama punk rock.
Si parte a razzo con l’intro “Sold Everything” seguita a ruota (motrice) da “Modern Meta Medicine”, un attacco al sistema sanitario americano e all’arricchimento spropositato delle case farmaceutiche. A dar man forte ai ragazzi ci pensa Jesse Leach cantante dei Killswitch Engage, vera leggenda metalcore mondiale. “Laugh. Cry. Smile. Die.” tratta il tema del cambiamento climatico e alla voce di Justin Sane si affianca quella di Shane Told dei Silverstein. La canzone segue il tipico schema degli Anti-Flag: melodica e rabbiosa allo stesso tempo, uno scenario familiare a chi li segue almeno da The Terror State, uno dei loro album più conosciuti.
Non potevano mancare gli affondi all’imperialismo russo e devo dire che “The Fight Of Our Lies”, che si adorna di un assolo in chiusura del brano di Brian Baker chitarrista dei Bad Religion, e “Imperialism” sono due missili terra-aria che centrano in pieno l’obiettivo.
In particolar modo nella seconda, reputo la partecipazione di Ashrita Kumar dei Pinkshift la più azzeccata del disco: ha ridato tono a un brano che in alternativa rimaneva nel limbo degli anthem ben realizzati, ma con poca sostanza.
Durante l’ascolto ci accorgeremo che nei loro testi vengono messi sotto la lente d’ingrandimento altri problemi che ci toccano da vicino come la precarietà lavorativa (“Work & Struggle”) e il razzismo dilagante (“The Hazardous”).
Gli Anti-Flag combattono pacificamente sfruttando la loro arte e dando voce così a chi voce non ne ha. Sono un esempio per tutti, dal 1988.

Anti-Flag
Spinefarm Records

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Giovanni Panebianco

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