Recensioni

Amplifier – The Octopus

Quanto fa piacere vedere uscite musicali come queste? specialmente quando si conosce solo il nome della band per sentito dire. Ammetto che a questo punto avrei voluto conoscerli e scoprirli prima. Gli Amplifier nascono in Inghilterra a Manchester e diventano immediatamente una delle band underground di culto con la pubblicazione di solo due EP seguiti poi da due albums praticamente introvabili se non direttamente sul loro sito.
Sel Balamir, Neil Mahony,Matt Brobin sconvolgono tutte le architetture sonore e attingono a tutte le loro influenze. Partendo come trio: basso, chitarra e batteria prendono a piene mani dalla grande psichedelia europea degli anni 70 tipo Pink Floyd per fare lunghe lunghe cavalcate nel progressive in stile King Crimson, Eloy e Porcupine Tree, ai quali pagano un forte pegno di struttura di composizione musicale.
The Octopus è la loro ultima fatica musicale e questa volta la parola “fatica” c’è tutta. Doppio CD con 16 brani, e questa cosa potrebbe anche spaventare … ma non è cosi, la loro musica si svolge nell’arco di due ore cavalcando e viaggiando tra momenti psichedelici senza un momento di stanchezza. Ti avvolge tra le sue spire di lunghi assoli, di sperimentazioni e lunghi tunnel di chitarre spaziali, rumori e galassie in viaggi interestellari.
The Runner apre il viaggio e immediatamente un’ aria molto Pink Floyd ci avvolge, sembra una persona che corre con i rumori dei suoi passi e il respiro cadenzato di macchine elettroniche e pistoni, la corsa si fa sempre più veloce, sirene sempre più forti che ci portano a cadere pesantemente, a sbattere, verso il brano Minion’s Song, dove una voce che prega chiede al signore dell’universo di mostrarsi, e la chitarra e il pianoforte iniziano, chi ascolta, al viaggio che ci aspetterà nell’ascolto.
Interglacial Spell avanza nella sua durezza delle chitarre distorte e nella sua marcia lenta apre l’album ad un’ idea e apre la mente ad ampi spazi. Ed ecco quindi arrivare la stupenda, la psichedelica e metal The Wave con grandi influenze dei geniali Tool. Ispirandosi e citando i Tool, gli Amplifier riescono comunque a creare un quadro di composizione spettacolare, con cori, controtempi e chitarre composte.
Il viaggio continua fino ad arrivare a 12 minuti di rara bellezza Trading Dark Matter on The Stock Exchange, con chitarre stupende, psichedeliche fino a sfociare in improvvisazioni quasi jazz.
Il secondo CD apre e va avanti in maniera decisamente più psichedelica con quell’altro capolavoro di bellezza che è Interstellar. Brano che potrebbe giocare e convidere quella genialità che i Pink Floyd avevano messo dentro “Interstellar Overdrive” o “Set the control to the heart of the Sun”. Nel lungo viaggio di 10 minuti la voce, le chitarre, il basso, la batteria ci introducono a questo viaggio che l’astronave sta per percorrere, fino ad arrivare al viaggio stesso con i cori della band che aprono il brano in uno spettacolare universo pieno di stelle dell’iperspazio.
Da notare anche la dura e cadenzata Fall of The Empire con echi di Dark Metal e passaggi complessi che aprono con orologi alla Pink Floyd per esplodere in chitarre durissime cori e riverberi con l’eco e il suono della bestia di 1000 anni che è dietro di loro.
Sel Balamir è forse il vero erede di Toni Iommi dei Black Sabbath, capace di tirar fuori riff di chitarra pesantissimi e stupendi, per poi creare costruzioni complesse da far gola anche ai puristi del Progressive Rock.
Un album di qualità come questo è difficile che esca spesso, ci vogliono decenni per gustare musica così.
Non fatevelo scappare, compratelo e godetevi questi MegaWatt di musica sparata dagli amplificatori e aprite la vostra mente alla loro psichedelia cosmica.

About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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