Inutile negarlo, Adele è l’ultima Diva della musica che ancora vende (e tanto) i suoi album.
Negli anni 80 c’era Whitney Houston, nei 90 invece Mariah Carey e Celine Dion si dividevano il trono di regina del pop, ma in questo XXI secolo non ce n’è per nessuna. In altre parole quando si parla di Adele i numeri dicono già tutto. Dal 2000 in poi è la cantante che ha venduto più dischi in assoluto e i suoi precedenti e troneggiano alla prima posizione (21, del 2011) e alla quarta (25, del 2015) della classifica “commerciale” mondiale.
Considerando anche il progressivo calo delle vendite si tratta di un successo senza pari. Oggi Adele torna con un nuovo lavoro stilisticamente ancora legato alla sua tradizione, senza essersi lasciata minimamente influenzare dalla “musica che gira intorno”. In 30 non troverete quindi, alcuna traccia di trap, hip hop o generi similari, perché lei ha deciso di restare fedele a sé stessa e giocarsi le sue carte sul tavolo del Pop/Soul, che tutti conoscono. Quanto ai testi, il tema principale è senza dubbio il fallimento del suo matrimonio, che inevitabilmente fa da sfondo quasi ad ogni brano.
Il suo primo singolo Easy on me, ballata da brividi scelta come apripista dell’LP, sta battendo ogni record precedente, essendo arrivata in brevissimo tempo a oltre 300 milioni di ascolti su Spotify e 175 milioni di visualizzazioni su You Tube: una vera e propria macchina da guerra insomma.
Dando un ascolto ai nuovi pezzi, non potendo citarli tutti, ho provato a immaginare quelli che ritengo abbiano le potenzialità per competere con le sue canzoni più celebri e mantenere alto il suo nome. Per quanto riguarda gli episodi low-tempo “guidati” dal pianoforte, Drink wine ha senza dubbio tutte le carte per sfondare, vista la qualità della melodia e l’arrangiamento che in certi passaggi ha addirittura piacevoli sfumature gospel.
Una canzone predestinata insomma. Così come praticamente certe di aiutare 30 a raggiungere la ionosfera sono sia la morbida Hold on, sia la malinconica To be loved nelle quali Adele raggiunge vette vocali pazzesche e che, quando verranno eseguita dal vivo, metteranno a dura prova la sua ugola dorata. Per quanto riguarda i brani più ballabili (pochissimi in reltà) tanto Oh my God, dal sound più contemporaneo, che la più acustica Can I get it risultano avere la patente di instant classic radiofonico grazie alla quale già al primo ascolto ti entrano in testa e fanno fatica ad uscire.
Per concludere, direi che se a qualche concorrente di Adele (Taylor Swift? Dua Lipa?) fosse mai venuto in mente di prendere temporaneamente il suo posto di regina del Pop, è forse il caso di togliersi la corona e restituirla, insieme allo scettro, alla legittima proprietaria. La sentenza è chiara: non ce n’è per nessuno.
ADELE – 30
Quando Adele compare non ce n’è per nessuno