Così arriva una patta e inizia per il narratore e per noi la vera narrazione. Zweig ci porta in un viaggio nel passato dello sconosciuto: il dottor B. Scopriamo un uomo intelligente, umile ma dotato di un immaginifico talento. Esatta antitesi di Czentovič. Dove Czentovič è roccia ruvida e priva di fascino, il dottor B. è prismatico, le sue mille facce catturano la luce restituendo meravigliosi giochi di colore nella sua personalità. Asciutto pragmatismo da un lato, passione desiderio e follia dall’altro.
La Novella degli scacchi è una storia di passioni. Passioni che nutrono e divorano ma a volte salvano. E se il gioco degli scacchi affascina perché unico in cui la fortuna non gioca alcun ruolo, in fondo provoca in noi profani una sorta di riverenza intellettuale. Tendiamo a esserne incuriositi naturalmente e affascinati dall’abilità dei suoi giocatori.
Il dottor B. insomma è passione allo stato più puro. Arrivato al gioco nel momento più triste della sua vita, divorato dalla passione ma anche aggrappato alla stessa per salvarsi. Una salvezza che è per lui l’ inizio della propria follia. Una storia intensa la sua, vera e potente. Rinchiuso in una stanza dalla Gestapo, torturato, spinto continuamente alla perdita di sé- privato del tempo e di qualsiasi relazione con l’esterno- si rifugia nell’immaginazione e da questa trae la forza per sopravvivere.
Tra i due protagonisti solo il narratore che gioca per diletto, spinto e proteso a cercare di afferrare la propria passione.
Gli scacchi qui sono un vero strumento di salvezza, che gli permettono di resistere alla peggiore delle torture e gli spalancano le porte del proprio mondo interiore.
Ma se da un lato gli scacchi gli hanno permesso di restare sé e in sé, di resistere nella sua interezza a ciò che stava vivendo, dall’altro lo hanno divorato provocando un crollo che lo ha cambiato per sempre.
Preda della follia e grazie alla stessa, il dottor B. si salva. Zweig sembra dirci che salvezza e dannazione giocano in coppia e che lasciarsi travolgere dalla vita è in sé l’unico modo di viverla davvero. E anche se ne usciamo distrutti e dannati in realtà siamo liberi e salvi.
Così il gioco degli scacchi diventa metafora della vita. L’apertura verso il nostro mondo interiore ci dà appiglio quando vacilliamo, ma soprattutto ci permette di riscoprirci e di trovare quella scintilla di follia e di passione che ci rendono umani ma soprattutto vivi.“Definendo gli scacchi un gioco, non ci si rende però già colpevoli di un’offensiva limitazione? […] Antichissimo eppure eternamente nuovo, meccanico nell’impostazione ma dipendente dalla fantasia, confinato in uno spazio rigidamente geometrico e ciò nonostante sconfinato nelle sue combinazioni, in continua evoluzione eppure sterile, un pensiero che non porta a nulla, una matematica che non calcola nulla, un’arte senza opere, un’architettura senza sostanza e nondimeno nella sua esistenza e nella sua essenza notoriamente più duraturo di tutti i libri e di tutte le opere, l’unico gioco che appartiene a tutti i popoli e a tutte le epoche, e di cui nessuno sa dire quale dio lo abbia portato sulla terra per ammazzare la noia, acuire i sensi, sollecitare la mente. Dove ha inizio e dove finisce?”
“La novella degli scacchi” di Stefan Zweig è un’opera tanto intensa quanto enigmatica. Scritta poco prima del suicidio dell’autore e pubblicata postuma, la narrazione è breve ma incisiva. Si parla di alienazione, resilienza della mente e del potere salvifico della nostra immaginazione in situazioni estreme. È la mente che salva il dottor B. dalle torture della Gestapo, portato dalla sua immaginazione a rivivere le partite più famose. Lo ha salvato dalla follia, ma lo ha portato a una dipendenza ossessiva.
La partita finale contro il campione non è altro che la lotta del dottor B. contro la propria follia, il suo tentativo di riaffermare la propria autonomia e sanità.
Lo stile di Zweig è diretto, elegante e dotato di grandissima forza: riesce a trasmettere la tensione psicologica senza mai scadere nel melodramma. Poche parole e siamo già all’interno della psicologia dei personaggi ed esploriamo i loro pensieri.
L’autore rende visibile ciò che non lo è, pagina dopo pagina il lettore vede comporsi il conflitto interiore del dottor B. e coglie la vulnerabilità umana di fronte alla brutalità. La resilienza opposta alla manipolazione psicologica perpetrate dai suoi torturatori.
“La novella degli scacchi” è un’opera affascinante, che mette in luce la fragilità e la forza della mente umana quando è sottoposta a situazioni di stress estremo. Zweig riesce a catturare il lettore attraverso un racconto che è insieme una metafora della vita, un thriller psicologico e una riflessione sul valore della cultura e della conoscenza come strumenti di resistenza. La scelta degli scacchi come elemento centrale non è casuale, poiché rappresenta perfettamente la lotta interiore tra razionalità e follia.
Un piccolo capolavoro, che riflette ansie e paure di un’epoca e forse anche dell’autore stesso. Un emblema di cosa possiamo fare con la nostra mente, come può salvarci e dannarci.
“La vita è come un gioco di scacchi: noi tracciamo una linea di condotta, ma questa rimane condizionata da ciò che piacerà di fare all’avversario, nel gioco degli scacchi, e dal destino, nella vita.” Arthur Schopenhauer