Lo possiamo definire “crossover jazz” il genere di Pericopes (+1), che nel 2021 è stato menzionato nel libro “La Storia del Jazz” (Ed. Hoepli) e rientrato nella categoria “miglior gruppo dell’anno” secondo il “TopJazz 2023” dalla rivista “Musica Jazz”. Siamo in un ambito eterogeneo della musica, tra l’avantgarde jazz, il prog, il post rock, almeno. Una sola cosa è certa: quando li ascoltate… dovete, anzi tutto, contare!
Chi sono i Pericopes+1?
Sono Emiliano Vernizzi, sassofonista, compositore, docente, turnista (con Ligabue, Negramaro, Cremonini, tra gli altri) con tante collaborazioni da Gianni Cazzola, a Fabrizio Bosso, a Izzy Zaidman, ad Enrico Rava, musica per programmi radiofonici e televisivi, presenze nei festival jazz più noti.
Poi c’è Claudio Vignali (pianoforte classico e musica jazz nei Conservatori di Ferrara ed Adria, Piano/Tastiere Professional presso il Music Academy 2000 Bologna), allievo di pianisti come Giorgio Gaslini e Franco D’Andrea, con tante collaborazioni internazionali, presenze in festival e trasmissioni radiofoniche Rai come “Battiti” e “Piazza Verdi”. Collaborazioni con Dave Weckl, Joe Locke, Tiger Okoshi, Rob Mazurek, Gretchen Parlato, Flavio Boltro, Francesco Bearzatti, Fabrizio Bosso e tanti altri.
E infine, Ruben Bellavia, amante di Frank Zappa (e si sente!), il cui repertorio interpreta nella band Ossi Duri; batterista con numerosi premi internazionali. Nel 2016 classificato tra i primi 10 degli “Italian Jazz Drummers” e in terza posizione con il trio di Fabio Giachino per le band, nell’ambito dei concorsi della rivista “Jazzit”.
Però, sono nati come duo con il pianista Alessandro Sgobbio, poi il duo è diventato un trio, cambiando di nuovo line up, ma con Sgobbio che non disdegna di apparire ogni tanto. Insomma: colleghi dal 2007 e compagni di un percorso importante.
Parliamo del nuovo disco e dei progetti futuri, quindi, con il co-fondatore di Pericopes, Emiliano Vernizzi.
Buongiorno Emiliano, siamo al nuovo album di Pericopes+1, che fin qui ha festeggiato i dieci anni di tour e diciassette anni di attività. Good Morning World, uscito il 27 Settembre per l’etichetta norvegese Losen Records, presenta tante particolarità.
Viene dopo l’album del 2020 UP con il batterista newyorkese Nick Wight. Siamo al quarto disco in versione trio che si è arricchito di due collaborazioni importanti: la violinista Anaïs Drago (in Cosmic Nirvana) e la contrabbassista Rosa Brunello (in Assange). È un concept album in cui abbiamo voluto lavorare intrecciando varie tematiche, sui tempi che stiamo vivendo, su questo incontro di reale e virtuale e sulle riflessioni che ne scaturiscono.
Noto subito una copertina ironica in questo nuovo album, distopica forse: rappresenta un robot-donna incinta e un “buongiorno mondo” in inglese che se non erro assomiglia al claim che viene scritto appena si pubblica un sito in WordPress. Quali sono i riferimenti? Io lo leggo come ironico, ma magari siete davvero ottimisti?
Ha un sapore ironico, hai ragione, con un’immagine e un titolo ottimistici, ma un po’ inquietanti, con una sorta di slogan positivo, in stile propagandistico. Volevamo esprimere la nostra consapevolezza dei tempi presenti. In effetti, a quel “Hello World” che compariva quando si pubblicava un blog nell’oceano di internet, non avevo pensato… La copertina è stata realizzata con l’AI attraverso la rielaborazione di un artista (Roberto Morelli, ndr).
Nei titoli ci sono riferimenti al metaverso, all’algoritmo: siete apocalittici o integrati (come direbbe Umberto Eco)? Secondo me più apocalittici…
Siamo preoccupati, come tutti quanti, ma siamo curiosi. Le riflessioni sul presente ci accompagnano sempre nei nostri viaggi. Visto che siamo sempre in giro per il mondo, la musica che facciamo è spesso il frutto delle nostre chiacchiere. Questo album nasce da alcuni concetti, come la fede, la verità, la libertà, fa una summa delle nostre idee, sul nostro ruolo come esseri umani, sulla situazione politica, sociale soprattutto, che si respira negli ultimi anni. E se si pensava che un certo stato delle cose potesse essere rappresentato da una curva, oggi sappiamo che è un momento che si sta prolungando, una situazione a cui ci stiamo adattando.
A proposito di attualità, avete dedicato un brano a Julian Assange. Raccontami com’è nato.
Assange è un brano che avevo in mente da tempo. Ho sempre seguito questo caso, emblematico, di come sono cambiati i tempi e mezzi di condivisione delle informazioni. L’idea è nata con l’intento di coinvolgere Rosa Brunello, molto attiva anche dal punto di vista politico. L’ho chiamata con me, per il valore affettivo e musicale che ci unisce. Il brano rientra nel tema di critica della post-verità, dei network, di come si sono trasformati da strumenti di libertà a possibili trappole, il caso di Assange è importante per molte ragioni. Ora in questi mezzi si comunicazione lavorano gli algoritmi, e fanno da filtro, per esempio quando facciamo una ricerca in internet, in cui si trovano sempre prima le fonti ufficiali e solo in ultimo i blog indipendenti. È uscito come singolo ed ha girato molto nelle radio australiane. È stato pubblicato tre giorni prima della scarcerazione di Julian Assange lo scorso giugno, e ho voluto vederlo come un segno di sincronismo…
In questo disco però non nasce solo da considerazioni amare; ci sono anche dei brani ispirati alla spiritualità e tratti da corali. Come si ricongiunge questo “uomo post-umano” al Divino?
Il progetto Pericopes originale prendeva in parte spunto dalla musica liturgica, con l’intento mio e di Alessandro Sgobbio di studiare il passato proiettando i temi liturgici nel presente, attraverso la rivisitazione jazz. Questa cosa negli ultimi dischi si era un po’ persa, avevamo una necessità nostra di ricollegarci all’aspetto spirituale della comunità. Ed ecco, ad esempio, l’ispirazione del corale nel brano Liturgico (scritto da Vignali, ndr). Il rapporto uomo-Dio si deve confrontare oggi con il rapporto uomo-macchina, che è altrettanto importante. Dal mistero originario dell’esistenza, all’esistenza dell’intelligenza artificiale. L’uomo-macchina che è in grado di riflettere l’uomo contemporaneo, crea simbiosi, ma anche diffidenza.
I nostri dischi sono sempre un po’ cinematografici… Questa presenza del cosiddetto “homo-deus” abbiamo cercato di renderla attraverso le musiche, gli effetti, le parole.
Ecco che possiamo ascoltare campionature di discorsi, preghiere, respiri (in The Dawn of Algo-Rhythm) testi in varie lingue, una citazione che molti riconosceranno (“Noi siamo senza possibili eccezioni di sorta a prova di errore”, Good Morning World). Qual è stata la vostra ricerca dei suoni?
Abbiamo usato l’elettronica, effetti, un sintetizzatore degli anni Settanta. Abbiamo giocato con dei dialoghi in parte immaginari, creati volutamente con AI partendo da una ricerca di alcuni documentari degli anni Cinquanta, in parte reali: per esempio potrete riconoscere Enzo Biagi e Pier Paolo Pasolini, alcuni speech di Julian Assange, Hillary Clinton, una citazione di un film di Kubrik.
L’aggiunta delle voci, oltretutto, rende il jazz più fruibile, comprensibile, ed apre ad altri immaginari.
La vostra caratteristica principale è il plurilinguismo in tutti i sensi: viaggiate il mondo tra studio e concerti, da sempre.
Sì, abbiamo viaggiato dall’inizio, Alessandro Sgobbio si è trasferito in Francia ed io sono stato sei anni negli Stati Uniti, con dei progetti che mi portavano a spostarmi sempre. Anche Ruben, il batterista, è stato molto all’estero, Claudio ha molti progetti internazionali. Il plus della formazione di oggi è l’essersi consolidata in tour, non in sala prove. Ruben è entrato da cinque anni ed ha apportato i suoi cambiamenti, Claudio che ha una formazione classica, ha dato il suo apporto, fondendo il suo sapere musicale ed aggiungendo cambiamenti timbrici, ad esempio attraverso i sintetizzatori anni Settanta, ma in modo calibrato, perché sarebbe un attimo uscire dal nostro stile…
Ognuno ha influenzato lo stile dell’altro e si è tornati a sperimentare in studio, il che mancava da un po’.
Ho letto bei commenti su di voi da Dave Liebman ed Enrico Rava.
Sì, sono stati i padrini del nostro debutto discografico. Liebman lo conoscevo da quando veniva in Italia, e dai tempi dei seminari negli USA; è stato un po’ il mio mentore musicale, per il quale nutro tanta stima.
Con Rava suono in un ensamble con Mauro Ottolini, (Enrico Rava & Ottolini’s Brass Ensemble, ndr) ed è bello vedere come certi progetti siano davvero baciati dalla fortuna di avere certi Maestri: l’altro giorno ero quasi emozionato mentre gli mostravo il disco…
Rava ha sempre piacere di suonare con i giovani, ancora oggi è un talent scout.
Sai, quando senti i suoi racconti, capisci che è stato un vero pioniere nella New York degli anni Settanta, molto diversa da oggi. Musicalmente lui si è sempre innovato e ha raccolto il rischio di proiettarsi sempre nel futuro. Al di fuori delle facili operazioni di mitizzazione, lui è veramente sempre avanti, e forse per questo attrae i giovani.
Dove sarete con il tour di promozione del disco?
A novembre faremo un breve tour in nord Italia, a febbraio in Germania e in seguito a Parigi. In Germania ci sentiamo sempre molto bene, abbiamo un pubblico vicino, una grande accoglienza musicale. Poi altre date Italiane ci saranno confermate successivamente.
Ringraziamo Emiliano Vernizzi e gli altri componenti di Pericopes, vi rimandiamo al sito per le date del tour e speriamo di avervi incuriosito, invitandovi all’ascolto di questo disco…
Foto di Copertina di Roberto Cifarelli
Info:
LINE UP:
EMI VERNIZZI: tenor sax, electronics
CLAUDIO VIGNALI: piano, fender Rhodes, electronics
RUBEN BELLAVIA: drums
TRACK LIST
01 Logout 02:00
02 Cosmic Nirvana (feat. Anaïs Drago) 05:36
03 interlude: piano 01:14
04 Liturgico 08:54
05 Rue Sedaine Métavers 05:31
06 interlude: oratio 01:55
07 Assange (feat. Rosa Brunello) 10:09
08 The Dawn of Algo-Rhythm 04:38
09 Good Morning World 08:18