Un dettaglio. È proprio quello che fa la differenza. Cristina Mandas dimentica il compleanno del marito.
“Si era dimenticata del suo compleanno. In diciotto anni di matrimonio non era mai successo. Quella consapevolezza l’aveva fulminata non appena era entrata in sala insegnanti. Aveva posato la tazzina di caffè e, dando una sbirciata all’agenda, si era sentita ghiacciare. Aveva ricontrollato per sicurezza, scorrendo all’indietro i giorni della settimana, salvo rendersi conto dell’imbarazzante
concretezza di quella mancanza: Angelo, suo marito, aveva compiuto gli anni quarantotto ore prima, e lei se n’era del tutto dimenticata”.
È il primo scricchiolio di una vita che sta per andare in mille pezzi. Moglie, madre e maestra amata da tutti, il corpo della donna viene ritrovato in un pozzo. Si parla di suicidio, ma la sua storia fa luce su segreti e dinamiche sociali ben più complesse.
Perché a quarant’anni Cristina non è solo la donna stimata e ben voluta da quella piccola comunità, dietro un’ esistenza comune si cela un segreto che deve restare nella profonda oscurità del pozzo. E qualcuno se n’è accorto, qualcuno rimasto nell’ombra a spiarla, si è reso conto che è sul punto di cedere. La Spia.
Ispirato a eventi reali- il tragico caso di Gisella Orru avvenuto nel 1989- il romanzo esplora ed utilizza vari generi intrecciandoli a elementi di cronaca nera.
Continui sono i rimandi e i parallelismi con la cronaca della storia vera soprattutto nella precisione dei fatti raccontati.
Questa miscela di cronaca e fiction arricchisce la nostra lettura e ci porta a riflettere su temi come la giustizia, la moralità, la violenza e le sue conseguenze.
La richiesta contenuta nella lettera di una detenuta, poi misteriosamente morta suicida, di indagare sul caso di Cristina e su un caso analogo avvenuto ben trent’anni prima spinge l’editore Arturo Panzirolli a inviare in Sardegna gli scrittori Ermes Calvino e Lorenzo Roccaforte a investigare. Ermes Calvino ha un cognome decisamente pesante, nessuna parentela con il maestro ma un talento per la scrittura e un abbonamento ai guai.
Ermes in realtà è un ghostwriter. Un personaggio complesso e tormentato dal proprio passato e dal proprio presente familiare. Dedito alla verità e alla giustizia, soprattutto in conseguenza a ciò che accade nel suo quotidiano, è un personaggio decisamente umano di cui scorgiamo spesso la vulnerabilità.
Una fragilità indotta quella di Ermes, dalla necessità di prendersi cura della sorella tossicodipente e della madre sin da piccolo a causa dell’abbandono paterno.
Lorenzo invece è lo scrittore ufficiale, quello che gode di un successo improprio. Bello e carismatico, ma soprattutto arrogante e ambizioso. Diversi e opposti come fossero notte e giorno, Lorenzo ed Ermes sono involontari contraenti di un patto ordito dall’editore Panzirolli: Ermes scrive i romanzi che Lorenzo firma.
Il contesto dell’indagine appare ricco di tensione e mistero, tra vita personale e ricerca della verità.
La trama si muove attraverso colpi di scena e continue rivelazioni, segreti nascosti intrecciano le vite dei personaggi e contribuiscono a delineare il più ampio quadro sociale.
Tutto questo ci tiene incollati alle pagine in attesa di scoprire la verità.
Una romanzo che si legge in poco tempo proprio per questo. Non solo un giallo, o meglio un giallo che si e ci apre alla riflessione su temi sociali e psicologici con una naturalezza rara, rendendo tutto ancora più interessante.
In un clima avvincente e con una scrittura fluida che sa descrivere personaggi e situazioni senza mai risultare pesante. La descrizione della Sardegna, con i suoi paesaggi naturali e misteriosi, diventa parte integrante del racconto, contribuendo a costruire un ambiente che è esso stesso intriso di mistero.
Veniamo naturalmente condotti in un’esplorazione del male e di come possa annidarsi anche nei luoghi più apparentemente pacifici.
“Quella mattina la rena, mista a microscopici frammenti corallini, riluceva di tonalità rosate. La luce del giorno trasformava la spiaggia in un ampio manto di seta rosa. Il sole s’infrangeva sull’acqua e i riflessi dorati carambolavano per tutta la superfice liquida come un gruppo di angeli festanti che si schizzano a vicenda. Il cielo era di un celeste tanto immacolato da sembrare irreale…”
Piergiorgio Pulixi scegli quindi un genere non ancora categorizzato. Un romanzo avvincente e ben costruito, che riesce a trattare temi difficili con sensibilità e profondità, pur mantenendo un ritmo serrato.
Sebbene la struttura del romanzo appaia lineare, non si perda in inutili sofismi e accompagni il lettore nella storia, è evidente la tensione a miscelare in dosi completamente nuove thriller, noir, commedia a volte grottesca nella caratterizzazione dei personaggi e analisi oggettiva del genere crime.
Pulixi gioca con questi generi e rende il lettore parte integrante del mistero e di una più ampia riflessione sul ruolo dello scrittore e della difficoltà del processo creativo.
Nel finale gli eventi si susseguono rapidissimi, e forse questo va un po’ a discapito di alcuni interessanti elementi e spunti che vengono messi da parte. Prima tra tutti la situazione personale di Calvino. Proprio per questo la domanda sorge spontanea: sarà il primo di una serie?
Non ci è dato saperlo o intuirlo.
Ciò che è evidente è che quella battuta da Pulixi è decisamente una strada originale. Il superamento delle barriere di genere, la commistione dei generi stessi sembra proprio andare verso una nuova e sconosciuta contemporaneità.