Interviste

I Pagliaccio, intervista

Scritto da Annalisa Nicastro

immagini tutte caratterizzate da quella idea di fatica che però ti spinge a raggiungere obiettivi bellissimi e pieni di soddisfazione.

Chi sono i Pagliaccio?
I Pagliaccio sono una band indie-pop nata a Biella e cresciuta tra Torino e Milano girovagante l’Italia con ambizioni alte e intenzioni serie.

Che cosa rappresenta “La Maratona” per la vostra band? Ogni brano segna una fatica…
Rappresenta la cosa più  facile da pensare: una grandissima fatica. Si dice nel linguaggio comune “fatica discografica” bene per noi si tratta della seconda fatica discografica (dopo Eroironico uscito nel 2012 per MeatBeat di Aosta). “La Maratona” è uscito il 5 marzo per Costello’s di Milano e lo stiamo portando in giro in tour nazionale da allora. Parallelamente rappresenta anche per noi una fatica di Crowdfunding ( si chiamava così la nostra campagna su Musicraiser per finanziare il disco) e una fatica sportiva (abbiamo corso per scommessa la Maratona di Milano e abbiamo suonato al traguardo). Quindi un titolo che per noi evoca tante cose, immagini tutte caratterizzate da quella idea di fatica che però ti spinge a raggiungere obiettivi bellissimi e pieni di soddisfazione.

Cosa si potrebbe migliorare oggi nel mondo musicale per aiutare il lavoro di tanti bravi artisti che non riescono ad emergere pur facendo ottima musica?
Domanda da un milione di dollari. Ci vorrebbe più fiducia, e più coraggio da parte di tutti. I gruppi dovrebbero impegnarsi di più, a fondo, a testa bassa, con più umiltà, puntando tutto quello che hanno per emergere e non sempre è così anche se ci si lamenta. Gli operatori potrebbero avere più coraggio andando oltre a premiare sempre i soliti nomi che raccolgono il consenso del pubblico (ovvio e giusto che siano anche questioni di mercato e di sostenibilità economica) e provare a dare spazio anche ad altri, che potrebbero essere in grado di raccogliere ugualmente consenso ma che non hanno gli spazi “che contano” per farsi ascoltare. Spesso il lavoro di locali, organizzatori e promoter va di pari passo alle opinioni e alle attività e alle prese di posizione di alcuni media che spingono una band  piuttosto che l’altra e che impongono così un modello di ascolto e di consumo in ambito musicale. Un’altra cosa che potrebbe davvero fare la differenza potrebbe essere una maggiore disponibilità degli artisti professionisti a “offrire” il proprio pubblico alle band emergenti che si dimostrano in grado di reggerlo. Invece in Italia è molto spesso una impresa quasi impossibile avere a che fare con gli artisti “arrivati” e soprattutto con i loro management. E le dinamiche sono esattamente la stesse in ambito mainstream e in ambito pop.
Stiamo ancora cercando di capire questi meccanismi comunque.

Il vostro debut album di successo, è uscito nel 2012.  E’ cambiato qualcosa in questo secondo album rispetto al primo?
Probabilmente c’è più consapevolezza e una forma canzone più strutturata. Eroironico era uscito di getto, e da una parte questo ha i suoi lati positivi, dall’altra però mancava forse una messa a fuoco generale a livello di scrittura, che nella Maratona ha trovato maggiore sviluppo anche se forse questo processo non è ancora del tutto arrivato a compimento. Ma ogni Maratoneta, dieci minuti dopo aver tagliato il traguardo, comincia a pensare alla Maratona successiva…

“La Maratona” ha come produttore artistico Ale Bavo (produttore Torinese che ha già lavorato con Mina, Virginiana Miller, Magellano, Subsonica, Velvet…ecc) e poi ha anche degli special guest. Ce li presentate?
Con Ale il lavoro è stato intenso e estremamente formativo. Lui è un grandissimo professionista e ha tantissimo da insegnare a band che stanno ancora crescendo come la nostra. A questo possiamo unirci una grande sintonia umana che ha reso tutto il lavoro più facile e siamo soddisfattissimi del risultato e siamo sicuri che i frutti del lavoro continueranno certamente a manifestarsi anche dopo la pubblicazione del disco.

Gli Special guest sono Bianco per “L’occasione” e gli “x Otago per “Amore cieco”. Siamo molto fieri delle collaborazioni con loro, sono tra gli artisti indipendenti italiani che preferiamo e che ad esempio ascoltiamo nei nostri viaggi in giro per l’Italia per suonare. Sono due collaborazioni nate entrambe oltre che dalla stima reciproca, da un rapporto di amicizia che già avevamo con entrambi, ma che si sono sviluppate in modo diverso. Con Bianco è stato tutto più veloce e chirurgico: abbiamo scritto testo e musica lasciando un buco per la sua seconda strofa e lui ci ha rimandato il brano completo…subito siamo rimasti spiazzati convinti che avremmo dovuto chiedergli di rivedere il suo intervento… poi abbiamo iniziato ad ascoltare e riascoltare e abbiamo capito che aveva fatto esattamente quello che ci serviva. In un certo senso lui ha fatto “il Pagliaccio” nel brano testualmente più “serio” per noi e questa compensazione ha riportato perfettamente a casa il brano. Vedi cosa vuol dire vedere le cose da un punto di vista diverso dal tuo ? delle volte mette tutto più a fuoco.
Con gli Ex Otago invece il lavoro è stato più lungo ed intenso. Il testo è nostro ma  soprattutto Maurizio (Carucci cantante degli Ex Otago) ha fatto un grande lavoro sul brano. Innanzitutto ha tenuto il testo originale modificando la linea vocale…subito è stato difficilissimo ascoltare un nostro brano ribaltato nella sua parte più importante; poi abbiamo capito che la sua linea vocale era molto più bella ed incisiva della nostra!! J e allora abbiamo lasciato tutto così, concentrandoci sula struttura e scambiandoci continue versioni e quella che c’è sul disco è il risultato finale. Siamo stati nella cascina di Maurizio a registrare le voci e costruire insieme la struttura del pezzo. E’ stata lunga ma intensissima e bellissima come esperienza!

 
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About the author

Annalisa Nicastro

Mi riconosco molto nella definizione di “anarchica disciplinata” che qualcuno mi ha suggerito, un’anarchica disciplinata che crede nel valore delle parole. Credo, sempre e ancora, che un pezzetto di carta possa creare effettivamente un (nuovo) Mondo. Tra le esperienze lavorative che porterò sempre con me ci sono il mio lavoro di corrispondente per l’ANSA di Berlino e le mie collaborazioni con Leggere: Tutti e Ulisse di Alitalia.
Mi piacciono le piccole cose e le persone che fanno queste piccole cose con amore e passione. E in ultimo vorrei dire che mica sono matta, ma solo pazza. Pazza di gioia.

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