Yakamoto Kotzuga, nonostante il nome ci rimandi inevitabilmente al Giappone, è un musicista al 100% italiano, per la precisione di Venezia. Questo giovanissimo artista, al secolo Giacomo Mazzucato, ci ha sorpresi e immagino non solo noi, per la sua bravura certo, ma anche per la sua capacità di scuotere l’ascoltatore e catapultarlo in un Usually Nowhere, tanto per citare il titolo del suo album d’esordio.
Kotzuga è attivo sulla scena musicale dal 2013, con il suo progetto che unisce campionamenti della chitarra a morbidi inserti elettronici per sviluppare e tessere trame intimamente ambientali. Possiamo dire senza dubbio che è un vero e proprio talento dell’elettronica contemporanea.
Il suo debut album, Usually Nowhere è uscito il 24 marzo per La Tempesta International/Sugar, e già all’ascolto delle prime tracce ci siamo lasciati prendere e trasportare in un’altra dimensione. In Permanence è arrivata una navicella spaziale e ci ha portato via, verso suoni minimali provenienti da altri pianeti.
Contenti dell’esperienza ci siamo rilassati sempre di più con il morbido campionamento della chitarra in The Awareness of Being Temporary e abbiamo continuato comodamente il viaggio con Hermit.
Nell’album, specie nel brano che dà il titolo a questo lavoro, troviamo anche e soprattutto sincopi percussive, rumori ambientali, glitch e accordi in sequenza che ci ipnotizzano e che ci danno per un po’ l’illusione di stare altrove.
Sicuramente rispetto ai precedenti lavori di Kotzuga questo disco suona più granitico, le linee di basso si fanno più dure,e il risultato direi rimane ottimo.
Torniamo nella realtà di tutti i giorni rapiti da questi suoni che sanno ammaliare, provate ad ascoltarli.
Annalisa Nicastro