E’ tempo di debutto per gli emiliani Where Stars Collide, venuti a rimpolpare il panorama prog metal italiano. Dome è un concentrato di tecnica, impregnato di suoni alieni, tirati a lucido dalla produzione di Federico Ascari. A cinque anni di distanza dall’EP Monolith, la band, attraverso un percorso di studio e di ricerca delle modalità espressive a loro più congeniali, è arrivata al focus tanto agognato.
Si parte con “Freedom” con il suo sound armonico dettato da un incastro di chitarre riuscitissimo. La possibilità di condensare la potenza dei Between The Buried And Me attraverso una voce che ricorda Matthew Bellamy dei Muse, nelle sue parti più algide, diventa realtà.
Lo sfoggio di capacità compositive fuori dagli schemi viene portato in superficie da “Hesitate”, dove si assottigliano anche i confini con il mathcore.
“Path” si apre con una voce celestiale illusoria perché un attimo dopo ci guida in un inferno di brucianti accelerazioni ed esplosive sfuriate che sprigionano appieno l’animo metal del gruppo.
Il paragone con i Pineapple Thief è quasi d’obbligo nella lunghissima suite “Mist”, mentre i frammenti della progressive di ultima generazione sono raccolti sapientemente e poi riassemblati in “Whisper”, sensibile, ma imperturbabile quando la situazione lo richiede.
“Rage” non tradisce il suo titolo ed infatti è rabbia allo stato brado come da tradizione di band come Monuments e Protest The Hero. La sezione ritmica si scatena, demolendo il muro della percezione umana e rivelando, dietro di esso, la fine del tragitto con “Exiled And Isolated”, il brano con il più alto minutaggio del disco, che scarica come un fiume in piena, anni di esperienze immagazzinate dal quartetto negli ultimi cinque anni. Ed è un fiume da cui ci facciamo travolgere piacevolmente.
Where Stars Collide – Dome
Dome è un concentrato di tecnica impregnato di suoni alieni
