Interviste

Tutto su mia madre (e un po’ di me)

Scritto da Lucia Castagna

Charlotte Gainsbourg debutta nella regia con un lungometraggio dedicato a Jean Birkin, ritratto inedito e ricco di umanità e di fragilità, al di là del successo e della fama di una madre finalmente ritrovata

Attrice di talento e di passione, cantante, modella, tante anime per quella sua faccia particolare, bellezza irregolare e seducente, corpo spigoloso, sguardo profondo, la storia del cinema e della musica ereditata nel dna da due genitori icone di un’epoca turbolenta che negli irrequieti anni ’60 li celebrava sui rotocalchi di mezzo mondo: Serge Gainsbourg e Jane Birkin.
E proprio a lei, a questa madre che è stata uno dei personaggi più fotografati e raccontati sulle copertine dei giornali fin dall’acerba giovinezza nella swinging London scapigliata e trasgressiva che ne aveva fatto subito una star, presenza provocatoria dalla femminilità androgina e sensuale esibita in topless nel film “Blow up” di Michelangelo Antonioni, interprete di quella canzone “Je t’aime …moi non plus” che fra gemiti e sospiri di allusione all’atto sessuale è stata forse la più censurata da radio e tv, a questa sua madre così speciale Charlotte Gainsbourg dedica il suo debutto nella regia, con un lungometraggio molto personale, “Jane By Charlotte”, nelle sale dal 16 giugno.

Quando ha deciso di intraprendere questa avventura?
In realtà, non avevo l’intenzione di diventare improvvisamente una regista… E’ successo tutto per caso… Otto anni fa, dopo la morte di mia sorella, ero andata a vivere a New York, come se le distanze potessero essere terapeutiche… Ma mi mancava molto mia madre, così le ho chiesto di poterla seguire nel suo tour in Giappone. Ci sono andata con una troupe, e mi sono messa dietro la macchina da presa senza sapere bene cosa stessi facendo, e perché lo facessi. Provavo solo a fare del mio meglio, e alla fine è stata quasi una sorpresa.

Non è il solito documentario sulla vita di una star
No, anche se nella cultura di massa Jane Birkin è un’icona pop di bellezza, sensualità provocatoria e anticonformismo, per me si tratta prima di tutto e solamente di mia madre. Volevo che si scoprisse la donna, al di là del personaggio. In un ritratto inedito, intimo, della sua vita, le gioie e i momenti dolorosi, i suoi amori, le paure, indagando sulla sua umanità invece di celebrarne la fama. Un ritratto molto personale, ma che al tempo stesso rappresenta anche una storia universale sul rapporto tra una madre e una figlia.

Sua madre, all’inizio, non era d’accordo su questo progetto
Temeva un approccio critico, una posizione di accusa da parte di sua figlia, come una sorta di regolamento di conti. Poi, però, ha capito che era una cosa diversa, perché il racconto è in realtà un’intervista rispettosa, affettuosa, piena di dolcezza, un viaggio di ricordi, quasi un modo nuovo di ricostruire il nostro rapporto. Perché adesso, da adulte, avevamo bisogno di ritrovarci in un dialogo privato, in cui le vere protagoniste sono proprio le fragilità e i sentimenti che ci rendono più umane, in una dimensione sincera, e non solo quella della celebrità troppo spesso vista solo sotto la luce dei riflettori, fino a falsare la realtà.

Non sarà stato facile…
All’inizio, c’era un certo imbarazzo reciproco, una certa soggezione che ha accompagnato l’intera nostra vita, rendendo difficile costruire una vera confidenza fra noi. Poi pian piano le tensioni si sono sciolte, nel racconto dei disagi di una maternità manchevole, insufficiente, inadatta, impreparata, forse anche per i tempi. E poi il dolore per la perdita di una figlia, Kate, nata del primo matrimonio con John Barry, e precipitata da un balcone nove anni fa, in una sofferenza che era anche mia, perché era mia sorella. E’ evidente la difficoltà di essere madre, compito già arduo per qualsiasi donna, e ancora più faticoso ed esposto al fallimento se sei Jane Birkin. Ma è evidente anche il disagio di essere figlia, quando i tuoi genitori sono due personalità di fama internazionale

Insomma, non voleva la celebrazione della fama, ma evidenziare l’umanità
Certo, e per questo ho scelto una narrazione priva di repertorio e senza rimandi a tutte le immagini che hanno fatto il giro del mondo: lei, mio padre Serge, le storie di alcool, droghe, sonniferi, litigi nei locali e nelle strade di Parigi, come la volta in cui lei si buttò nella Senna per mettere fine a un litigio con papà dopo avergli tirato una torta in faccia… Sarebbe stato troppo facile e scontato, e invece volevo solo realizzare il diario di una figlia alla ricerca della madre, e le uniche immagini di repertorio sono quelle di alcuni filmini girati da noi in Super 8, materiali d’epoca inediti ed esclusivi. Volevo un film toccante, una lettera d’amore scritta da una figlia alla propria madre, con tutto il resto in secondo piano.

E adesso, con il nuovo accesso al cinema, la ritroviamo ancora come attrice
Sì, ben due film quasi a compensare la lunga assenza. Sono la protagonista di L’accusa” diretto da Yvan Attal, il mio compagno, una storia ad alta tensione di sentimenti e accuse di tradimenti. E poi “Gli amori di Suzanna Andler” diretto da Benoit Jacquot, tratto da una piéce teatrale di Marguerite Duras, nel ruolo di una donna depressa, stretta tra doveri coniugali e slanci sentimentali. Insomma, una bella stagione intensa.

Ringraziamo Alessandra Bosi di Parole&Dintorni

Charlotte Gainsbourg

About the author

Lucia Castagna

Lucia Castagna, innamorata da sempre della parola e delle cose da raccontare, giornalista professionista, è arrivata alle testate
di maggiore prestigio come inviata, capo redattore e direttore. Autore televisivo e docente di comunicazione, sta scrivendo il
suo primo romanzo.

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