Proprio due anni fa, ero in procinto di iniziare la mia collaborazione con Sound36 e, quando mi trovai a dover decidere con quale recensione esordire, scelsi in realtà un disco del 2015, pressoché sconosciuto in Italia, che avevo ascoltato a ripetizione. Si trattava di Blue Neighborhood, album d’esordio del promettente artista australiano: Troye Sivan.
Durante questo ultimo biennio lo “status” del ragazzo, nel panorama Pop/ R. & B. internazionale, è letteralmente esploso, basti pensare che Taylor Swift lo ha fortemente voluto con sé sul palco in una data del suo tour americano, duettando con lui sulle note del trascinante primo singolo My my my, mentre Ariana Grande lo ha fatto direttamente in studio per l’ultima elegante hit, intitolata Dance to this. Entrambi i pezzi sono questa seconda prova di Sivan intitolata Bloom, accomunati dalla medesima straordinaria carica erotica, anche grazie ai loro testi e ad i video che ne hanno accompagnato il lancio.
Troye ha importanti punti di forza che in qualche modo tenterò di rivelare: innanzitutto la voce angelica, una di quelle che al primo ascolto entrano subito sotto pelle e ne rilasciano lentamente emozioni a tutti coloro che siano disposti ad ascoltare, senza pregiudizi. Lo dico perché trattandosi di musica pop si è sempre tentati di non trattarla troppo sul serio o di non volerne approfondire i contenuti. Ma in questo caso, a differenza di moltissima musica che gira nelle radio, si percepisce una notevole immedesimazione fra l’artista ed il suo messaggio, comunicato attraverso le parole, l’interpretazione dei brani e l’immagine complessiva. Basterebbe guardarsi il video della title trackper capire che dietro queste canzoni c’è una manifesta voglia di trasmettere spensieratamente la propria omosessualità: senza aggressività alcuna, ma anche senza la minima paura e una fierezza non facile da riscontrare altrove.
Altra sua grande dote a mio avviso è il saper sempre scegliere (anche grazie al team di produttori che lo accompagna) le melodie giuste, come ad esempio in dolci ballate come Postcard (piano e voce), The good side (dedicata ad un suo ex) o la passionale Animal, piazzata in chiusura. Sul versante più uptempo, l’eleganteSeventeenin apertura, la scoppiettante Plum– che sembra prodotta negli anni 80 – e Lucky strike dimostrano che il disco non ha veramente neanche mezzo punto debole e si propone serenamente come album pop dell’anno. Troye Sivan – il cui talento ed ambizione mi ricordano molto quelle del George Michael di Faith–sta facendo a passi da gigante e la scalata per diventare il re dell’ R. & B. (centinaia di milioni di streaming su Spotify vorranno pur dire qualche cosa) è solo iniziata.
Potete giurarci.
Troye Sivan – Bloom
Con la sua ambizione ed il suo talento Troye sta per diventare il re dell’ R. & B