Un evento è memorabile quando scava un’impronta tanto profonda che né il tempo né altri accadimenti riescono a scalzare dalla mente. E’ memorabile quando il rosso del fuoco delle emozioni prende il posto del nero delle dimenticanze e brucia sulla pelle come una pietra infuocata. Un giorno qualunque può diventare memorabile e ogni music club può diventare un’arena.
Era una sera qualunque al Marquee Club di Soho a Londra, quando quattro ragazzi inglesi sconosciuti fecero il primo passo per diventate uno dei gruppi rock più iconici e memorabili delle ultime sei decadi.
Era la sera del 12 Luglio 1962 e, per la prima volta, si esibirono Le Pietre Rotolanti sul palco del Marquee.
Da quel seminterrato sono rotolate fuori fino a travolgere il mondo come una pioggia di meteoriti incandescenti. Quei quattro ragazzi passarono alla storia come i Rolling Stones.
La band mezza inglese e mezza gallese ha superato gli anni delle crisi caraibiche, abbattuto muri europei, ha attraversato deserti di sabbia e petrolio, curvato su arcobaleni più alti dei missili ed è arrivata fino ad oggi.
Mick, Keith & Co. hanno preso tutti i buoni consigli del mondo, li hanno mescolati all’irriverenza e alla chitarra elettrica, hanno aggiunto una buona dose di lascivia e hanno servito il tutto nel perenne bollore dei sensi.
Da quella notte di metà luglio ad oggi, i Rolling Stones hanno riempito stadi e arene di ogni dove, sono stati la colonna sonora di generazioni diverse, hanno infiammato le orecchie sotto le puntine gracidanti dei giradischi, sfondato i timpani con le cuffiette degli walkman, fino a mordere i giorni nostri con la pulizia dei moderni lettori mp3.
Dal primo album intitolato semplicemente Rolling Stones, la band, per sessant’anni, ha scosso i benpensanti con la linguaccia – diventata il marchio distintivo della band – di Sticky Fingers, piallato suoni ruvidi con Angie contenuta in Out of Our Heads, ritmato percussioni in Sympathy For The Devil, attraversato strade piene di lacrime in Streets Of Love.
E così, i quattro ragazzacci impenitenti sono diventati memorabili.
Tante sono le iniziative per rendere omaggio alla longevità del gruppo. L’ album Stoned Cold Country è una di queste. E’ una raccolta dei brani più noti del gruppo in versione country per rendere omaggio al sessantesimo anniversario dei Rolling Stones.
L’album è uscito lo scorso 17 Marzo e raccoglie quattordici tracce cantate e musicate dai maggiori protagonisti della scena country di Nashville.
Nomi del calibro di Zac Brown, Jimmie Allen, Brothers Osborne hanno combinato le sonorità western tipiche del genere ai ritmi rock/blues delle Pietre Rotolanti.
Il risultato è un omaggio al gusto di una ballata a tratti lenta e a tratti vivace, è l’omaggio di una cultura musicale a chi, negli anni, ha servito il palcoscenico della musica e della vita senza troppi ossequi.
Arriva un nodo alla gola e si sente il sangue ribollire nelle vene quando il violino fruscia sulle note di Paint It Black nella versione di Zac Brown, lo stesso nodo alla gola della chitarra arpeggiata di Lainey Wilson quando accenna You Can’t Always Get What You Want.
Brani di sessant’anni che evocano le stesse sensazioni sia se cantate in un modo sia se cantate in un altro. A testimonianza del fatto che le emozioni non sono classificabili né riconducibili ad uno stile o ad un certo modo di fare musica, ma derivano da quanto scuotono le nostre percezioni.
Stoned Cold Country è il frutto di un’eredità generosa accumulata in più di mezzo secolo da chi è diventato davvero più popolare di un culto religioso, senza mai avere avuto la presunzione di esserlo.
Stoned Cold Country – 60° Anniversario dei Rolling Stones
Stoned Cold Country è il frutto di un’eredità generosa accumulata in più di mezzo secolo da chi è diventato davvero più popolare di un culto religioso, senza mai avere avuto la presunzione di esserlo