A propos de Recensioni

Stephen Malkmus & the Jicks

Scritto da Claudio Donatelli

Oggi Malkmus è un sereno artista che conserva quel fare dissacratorio, ha studiato molto, tanto che il suo inconfondibile tocco alla chitarra è diventato oggi molto più complesso, più articolato e meno istintivo.

Prima di raccontare del live che Stephen Malkmus, accompagnato dalla sua band, The Jicks, ha fatto il 24 gennaio al Covo di Bologna, si dovrebbero fare molti preamboli. Riguardanti il locale, ma anche la personale passione per questo artista. Il Covo è un luogo carino e diverso ma purtroppo la qualità del suono lascia a desiderare. Per quanto riguarda Malkmus, sin dai primi singoli pubblicati con i Pavement ben 22 anni fa, ci si è innamorati del suo modo di prendere la musica rock e dissacrarla. Erano i giorni del Grunge e del Punk in versione rumorosa e già li Stephen e compagni, con registrazioni in bassa fedeltà, smontavano gli stereotipi delle grandi produzioni dal suono monolitico. La voce stridula, stonata? Quasi presa in prestito da Mark E. Smith, si contrapponeva agli urlatori di inizio anni ’90. Sulla distanza la sfida è stata vinta dal buon Malkmus, sbaragliando la concorrenza di guru dell’underground mondiale, sopravvivendo attivo e produttivo, come una magia la musica che ha suonato e ideato tanti anni fa, ha sempre conservato un buon numero di appassionati. Ancora oggi sono numerose le band che si rifanno a quel tipo di rock e che continuano ad avere un discreto successo.
Oggi Malkmus è un sereno artista che conserva quel fare dissacratorio, ha studiato molto, tanto che il suo inconfondibile tocco alla chitarra è diventato oggi molto più complesso, più articolato e meno istintivo.
Il Covo è tutto pieno, i musicisti passano scortati tra il pubblico prima di salire sul palco. Seguono momenti di attesa rotti dal divertente attacco di Tiger. Tutto il live è una sorta di best of della carriera solista di Malkmus, 12 anni scanditi da 6 dischi, l’ultimo appena uscito.
I pezzi scelti sono quelli più diretti, capaci di far ballare tutta la sala, vedi Lariat. Nella scaletta dello show troviamo anche canzoni come Planetary Motion nate appunto dagli studi che Stephen sembra aver fatto in direzione di un certo rock psichedelico californiano e dall’approfondimento di vecchi amori giovanili come Captain Beefheart.
La band The Jicks sembra in ottima forma, in particolar modo Mike Clark (chitarra e piano) che oltre ad accompagnare il lead guitar Malkmus si dedica ad intrattenere il pubblico, ballando, saltando e lanciandosi dal palco. Tra i pezzi più riusciti citiamo The Senator, divertente, ironica ma anche qualcosa del nuovo disco come la Cinnamon and Lesbians segno che la rete e radio hanno fatto un buon lavoro di diffusione.
Il finale è stato veramente divertente in quanto Malkmus si è lanciato in canzoni totalmente improvvisate sul momento, cioè non previste in scaletta e non preannunciate alla band. Così per i bis sono stati scomodati Black Sabbat, David Bowie, Led Zeppelin, più una perfetta versione di Summer Babie dei Pavement.
Soddisfatti si è tornati in hotel e in attesa del latte per i bimbi, all’una di notte, abbiamo incrociato Stephen Malkmus di rientro dal concerto. Così, cogliendo la palla al balzo, lo abbiamo fermato e abbiamo scoperto una persona cordiale, gentile che ha chiacchierato con noi di musica ed altro!

Claudio Donatelli

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