Recensioni

SOunds About: Peace & War

Scritto da Marco Restelli

Inauguriamo oggi una nuova rubrica di SOund36 che proporrà una compilation a tema, accuratamente selezionata (10 canzoni) pescando fra brani ispirati ad un unico tema

Inauguriamo oggi una nuova rubrica di SOund36 che prende spunto dalla diffusa abitudine di ascoltare sempre più spesso la musica direttamente dalle piattaforme digitali (e in particolare le loro playlist preconfezionate). il nostro nuovo “contenitore” proporrà una Compilation a tema, accuratamente selezionata (10 canzoni) pescando fra brani ispirati ad un unico tema, o comunque in qualche modo collegate. Lo faremo svariando fra le varie epoche, i diversi generi musicali e scegliendo pezzi di qualità noti, ma soprattutto perle da scoprire, o riscoprire. Infine, non ci limiteremo a indicare i titoli dei brani, ma commenteremo sinteticamente il loro “messaggio”, se del caso anche riportandone qualche verso particolarmente significativo. La prima “puntata” di SOunds About è dedicata a uno dei topics forse più affrontati nella storia della musica: la Pace e la Guerra.

1. MASTERS OF WAR / BOB DYLAN (1963)

Dylan scrisse molti pezzi dedicati alla pace (fra i quali Blowin’ in the wind è verosimilmente il più celebre) e, fra questi il più tagliente e critico nei confronti dei potenti senza scrupoli e dei guerrafondai di professione è Masters of war – dal secondo album The Freewheelin’ Bob Dylan – forse non a caso riproposto anche da Eddie Vedder & C. per i loro concerti. Tutto il testo attacca, senza giri di parole, le categorie succitate, ma i versi che intendono “affondare il coltello” con maggiore profondità nella coscienza dei Signori della Guerra sono i seguenti:

Let me ask you one question
Is your money that good
Will it buy you forgiveness
Do you think that it could
I think you will find
When your death takes its toll
All the money you made
Will never buy back your soul

2. WORLD PEACE IS NONE OF YOUR BUSINESS / MORRISSEY (2014)

Fra gli artisti inglesi degli ultimi decenni più polemici nei confronti dei politici Morrissey è uno di quelli che ha sempre saputo usare con grande efficacia l’arte del sarcasmo. Il titolo di questo pezzo (che è anche la title track dell’album) ne è certamente una prova, ma non sono da meno neanche le sue strofe che ne amplificano la forza. Attacca senza mezzi termini il Governo guerrafondaio e quelli che attraverso la sue scelte diventano sempre più ricchi, a danno dei più poveri. La frase “each time you vote you support the process” ripetuta nel finale è così emblematica da non necessitare ulteriori commenti.

3. GOODNIGHT SAIGON / BILLY JOEL (1982)

Billy Joel è un grande cantastorie e questa canzone intensa (presa da The Nylon Curtains) vede come protagonista un veterano del Vietnam che ricorda i momenti terribili della Guerra. Fa realmente rabbrividire quando parla della paura dei soldati, nascosti nella boscaglia a Parris Island in attesa che la notte finisse, ed il tempo che non passava mai, sapendo che la morte sarebbe potuta arrivare da un momento all’altro. Ho scelto questo brano perché non è retorico, ma è come un articolo di giornale o un’intervista, che riporta fedelmente i sentimenti di una persona che quella guerra assurda, alla fine degli anni 60, l’ha vissuta davvero e ha lasciato i suoi giovani amici (Charlie e Baker) sul campo di battaglia. Il suono dell’elicottero che apre e chiude Goodnight Saigon vale almeno quanto la migliore scena di Apocalipse Now.

4. WAR CHILD / CRANBERRIES (1996)

Basterebbe anche solo la voce della compianta Dolores a rendere speciale questo episodio della discografia dei Cranberries, scelto da To the faithful departed. Lo sguardo è rivolto verso tutte le vittime della guerra, ma in particolare i bambini con quel “We should mind the war child”. Se non lo avete mai ascoltato, avete certamente perso tante emozioni forti: è una perla di rara bellezza.

5. PEACE TRAIN / CAT STEVENS (1971)

Cantautore sensibile a tutto ciò che riguarda la spiritualità dell’uomo, Cat Stevens non poteva non dedicare espressamente un pezzo importante del suo repertorio alla pace, col suo stile unico. Peace train, che chiudeva quel capolavoro che è Teaser and the firecat, è un brano corale e pieno di speranza che invita tutti a sognare un mondo migliore, senza guerre. Anche in questo caso siamo lontani dalla retorica e l’artista è assolutamente credibile.

6. PARADISE / SPRINGSTEEN (2002)

Sulla guerra, il Boss aveva già scritto Born in the USA in cui parlava di un veterano del Vietnam. Ma dopo l’11 settembre 2001 (nell’album The Rising, dedicato all’immane tragedia) andò decisamente oltre, entrando addirittura nei pensieri di un terrorista islamico ed immaginando cosa poteva spingerlo a compiere gesti folli e omicidi come quelli che tutti noi conosciamo. E il brano, in fondo, non è di condanna ma in qualche modo di comprensione (anche se non per questo di giustificazione): il ragazzo ha la mente tutta rivolta a voler rincontrare le persone che ama – dopo il suo martirio al quale in cuor suo si sente chiamato – nel Paradiso che sa per certo lo attenda di lì a beve.

7. CONVERSATION PEACE (1995)

Ad un lustro di distanza dal fatidico passaggio del secolo, Stevie Wonder tira le somme della situazione dell’umanità al quale aveva dedicato decine di canzoni negli anni 70. Conversation Peace, che chiudeva l’album dal medesimo titolo e non molto nota per la verità, finisce con una strofa le cui parole valgono più di qualsiasi commento:

All for one, one for all
There’s no way we’ll reach our greatest heights
Unless we heed the call
Me for you, you for me
There’s no chance of world salvation
Less the conversation’s peace

8. MOTHER’S PRIDE / GEORGE MICHAEL (1990)

Sulla scia di artisti soul come Marvin Gaye e lo stesso Stevie Wonder, anche George Michael ha scritto, nella sua carriera, alcuni brani (Praying for time, Patience) sull’amore universale e la necessità dell’uomo di acquisire una empatia verso il suo prossimo. Mother’s pride (da Listen without prejudice) è un bellissimo brano, malinconico, sulle madri che attendono i figli andati in guerra, ma che purtroppo non faranno più ritorno a casa. Da riscoprire.

9. GIVE ME LOVE (PEACE ON EARTH) / GEORGE HARRISON (1973)

Una stupenda preghiera a Dio dell’ex chitarrista e voce dei Beatles, affinché gli conceda il dono dell’amore e della pace nel mondo, ma anche quella del cuore e dell’anima:

Give me love
Give me peace on earth
Give me light
Give me life
Keep me free from birth
Give me hope
Help me cope, with this heavy load
Trying to, touch and reach you with
Heart and soul

10. GIVE PEACE A CHANCE / JOHN LENNON & ThE PLASTIC ONO BAND (1969)

Forse il più grande inno pacifista di tutti i tempi, opera di un John Lennon che lottò contro la guerra con le uniche “armi” in suo possesso: genio, musica e parole. Ogni altro commento, vista la caratura del brano, sarebbe superfluo: impossibile non darle spazio in questa nostra playlist.

About the author

Marco Restelli

Originario di Latina, ma trapiantato ormai stabilmente a Bruxelles. Collaboro con diversi siti musicali. Collezionista di dischi dai primi anni '80, ascolto praticamente ogni tipo di musica, distinguendo solo quella che mi emoziona da tutto il resto.
In progetto: l'attività di promoter di eventi live di artisti emergenti nel Benelux. Sono orgogliosamente cattolico, ma ritengo che la tolleranza sia alla base delle relazioni umane. Se dovessi salvare un solo disco, fra i miei 3500, sceglierei "Older" di George Michael. La mia più grande passione, oltre alla musica: la mia famiglia e i miei tre bambini.

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