Interviste Recensioni

Scapestro – Shurhùq + Intervista

Scritto da Gigi Fratus

“La musica ha un potere enorme, condividerla con gli altri per me è già un traguardo”

Scapestro, al secolo Fulvio Di Nocera, ci avvolge nelle atmosfere calde della sua musica, così come il vento siriano da cui prende il nome l’album riscalda le giornate primaverili ed autunnali. Racconta, Fulvio del quotidiano, con una semplicità di linguaggio tale da essere fruibile a tutti in modo molto diretto.
L’album si compone di 10 tracce che veleggiano tra amore, perseveranza nel coltivare i propri spazi e sogni, scene di vita ordinaria e viaggi introspettivi alla ricerca del proprio essere più intimo.
Tra le canzoni spiccano “Essere di Luce”, forse il brano più “catartico” del cd, quello nel quale Scapestro di mette più a nudo. Pezzi molto orecchiabili e per questo più fruibili ed accattivanti sono “Nessun Dono” “Vado per un pò” “Loveboat”, dove una melodia più leggera viene comunque accompagnata da testi di notevole spessore, con la leggerezza che solo chi ama il proprio lavoro riesce a trasmettere. Il singolo “Sempre uguale” colpisce nel segno in modo preciso, dritto al centro del bersaglio. Dritto al cuore. Un ottimo debut-album per un artista sulla scena da un paio di decadi che condisce i testi con un folk/rock d’autore. Un lavoro di cesello che ha dato un gran bel risultato.

Ciao Fulvio, spero tutto bene e che il nuovo anno ti porti novità importanti e gioiose. Ascoltando Shurhùq la prima impressione è di un lavoro molto introspettivo dove la melodia incontra la ricerca, nei testi, di rendere semplici aspetti quotidiani che ad ognuno di noi capita di vivere. È un’impressione esatta ?
Intanto grazie per l’augurio di un nuovo anno e ricambio.
L’impressione in merito alle tematiche dei testi è esatta.
L’idea di raccontare “le proprie storie” che spesso si vanno ad incontrare e a coincidere con il vissuto comune di alcune esperienze della vita, hanno rappresentato buona parte della scrittura dei testi di questo disco. Una pura e semplice necessità di tirarle fuori e osservarle meglio, dando la possibilità a chi volesse di rivederle e rivedersi.

Nel disco si alternano momenti di carattere folk dalla struttura più leggera, ad altri dove le atmosfere viaggiano quasi verso una musica da meditazione ( “Essere di Luce”, ad es. ). come si è arrivati a proporre momenti così diversi in un unico lavoro?
La diversità delle ambientazioni sonore è frutto di un background musicale costruito negli anni; spesso i testi, e quindi la parola, scelgono il vestito sonoro da indossare per farsi vedere a pieno nella loro luce, delle volte accade che si costruisca un testo su un idea di suono preesistente; è un po’ come avere a disposizione una tavolozza piena di colori con i quali “giocare”.

Presente da un ventennio sulla scena musicale napoletana, vanti esperienze e collaborazioni con musicisti di grande esperienza e capacità, nelle vesti di bassista. Com’è maturata la decisione di esporti completamente ed in prima persona verso il tuo pubblico?
E’ stata una necessità di raccontarsi, una “forte bussata di porta dall’interno”.

Shurhùq, in arabo, è il nome del vento di scirocco. Ci spieghi la scelta di dare questo titolo al tuo album?
Mi ha colpito da subito la musicalità che aveva questa parola, mi piaceva molto. L’idea era di rappresentare un cambiamento dai molteplici aspetti; quelli riguardanti la vita personale, quella comune condivisa con gli altri e lo “scossone” che ci viene dato dalle esperienze che ci troviamo ad affrontare. In più lo scirocco, come vento caldo ed inquieto, ha rappresentato un processo di trasformazione di una emotività personale che ha trovato la sua fase di risoluzione nella realizzazione delle canzoni del disco.

Il primo singolo dell’album “Sempre uguale” in realtà non lo sarebbe. Tre anni fa hai pubblicato il video di “Vado per un pò” brano inserito nel cd. È stato un parto lungo e laborioso o si tratta di un cameo, diciamo così, di un pezzo a te caro che hai voluto semplicemente riproporre?
L’idea inizialmente era quella di realizzare un video che avrebbe anticipato l’uscita del disco, ma i tempi si sono molto dilatati. E’ stato un percorso lungo quello per arrivare alla realizzazione dell’intero album, ma diciamo che si è preso il tempo di cui aveva bisogno! 

Nell’inverno che stiamo vivendo sei in tour nel sud Italia, pensi di fare qualche escursione anche al nord? 
Per ora stiamo lavorando alla costruzione di un tour che ci porti a presentare il live anche al nord, pur riscontrando una certa difficoltà. Per quanto riguarda i concerti dal vivo le cose sono molto cambiate rispetto al passato.

Siamo ai saluti ma, prima di lasciarci, vorrei che ti prendessi un paio di minuti per raccontarci le tua aspettative rispetto a Shurhùq. Cosa ti aspetti e cosa vorresti che la gente recepisse da questo album.
Mi ritengo molto fortunato. Shurhùq è uscito da pochi mesi eppure ha già cambiato tante cose nella mia vita. Sono stati tanti i feedback positivi riguardanti il disco e i concerti dal vivo dove stiamo proponendo le canzoni. Molti appunto come dicevamo prima si ritrovano nelle storie che racconto. Quello che mi auguro e che Shurhùq possa avere per gli altri lo stesso “effetto curativo” che ha rappresentato per me. La musica ha un potere enorme, condividerla con gli altri per me è già un traguardo.

Ti ringrazio per il tempo dedicato a Sound36.com ed ai nostri lettori. Un caro saluto ed un grande in bocca al lupo per il futuro.
Grazie a voi per questo spazio! Evviva il lupo


About the author

Gigi Fratus

Nato a Seriate (Bg) nel 1969, due grandi Amori, mio figlio Mattia e la mia Morgana, un’Aprilia RSV del 2003.

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