Sin da piccolo ti sei nutrito di sonorità rock, quando hai capito che ti piaceva fare musica?
All’età di circa 16 anni andai a trovare degli amici che facevano le prove in una piccola cantina, eseguivano pezzi loro e qualche cover, mi ritrovai per caso a cantare una di queste e i ragazzi mi chiesero se volevo fare un paio di pezzi dal vivo. La cosa mi piacque molto. Dopo poco iniziai a buttare le mani sulla chitarra di mio padre che fino ad allora avevo solo incrociato in giro per casa. Ho trovato uno di quei libri che ti insegnano come prendere gli accordi e ad orecchio imparai Patience dei GnR. Non riuscivo a credere che il pezzo che fino ad allora avevo solo ascoltato eseguito da loro, potesse venir fuori dalle mie mani (anche se in modo scandalosamente acerbo e a velocità dimezzata). Pensai :” …cazzo, figo!”. Da allora non riuscii più a farne a meno.
I tuoi primi testi erano scritti in inglese, come mai sei passato poi alla lingua italiana?
Il mio era ed è un inglese assolutamente scolastico e anche mal studiato. Sentivo semplicemente il bisogno di dire tante cose e non sarei mai riuscito a esprimere i concetti che avevo in testa, usando una lingua che non era mia e che soprattutto non conoscevo bene. E poi iniziava a piacermi come alcune band nazionali stavano usando la nostra lingua nei loro pezzi. Di lì la scoperta che con l’italiano potevo dire “my self” in modi molto più interessanti e meno scontati.
Hai da poco autoprodotto il tuo debut album, “Via Zara”, c’è un filo comune che lega tutte le composizioni?
Credo che essendo tutti brani autobiografici abbiano per forza di cose elementi che li accomunano, nel caso di Via Zara il filo conduttore è la mia vita e quella di tutti coloro che in un qualche modo ne fanno parte.
Che significato ha per te Via Zara? È una via che troviamo in ogni città del mondo?
Via Zara è un momento nella vita di ognuno, fatto di eventi più e meno belli. Eventi che portano a riflettere, a rimettersi in discussione, a scoprire parti di sé che non si conoscono o che avevamo semplicemente dimenticato o addirittura seppellito.
Sì, penso che una Via Zara ci sia in ogni città e in ogni parte del mondo, anche se magari non ha esattamente lo stesso nome.
Quali sono, musicalmente parlando, le tue fonti di ispirazione?
Questa domanda mi spiazza sempre, penso di aver avuto, come tanti, diversi amori (sempre musicalmente parlando) nel mio percorso. Ho iniziato con l’Hard Rock, sono passato per il Death Metal cantando con la mitica voce gutturale, mi sono perso e ritrovato nel Grunge e ho seguito Cantautori Italiani di varie tipologie. So solo che se una cosa mi piace, qualsiasi essa sia, riesce ad influenzarmi ed arricchirmi fino a diventare col tempo anche fonte di ispirazione.
Annalisa Nicastro