Un Ron riflessivo, dagli arrangiamenti musicali poco gridati, tranquilli, ecco quello visto nell’’ultima data del Sono un figlio Live Tour, al teatro Comunale di Vicenza dopo un lungo giro di concerti per l’Italia, nel suol 51.mo anno di carriera, scusate se è poco.
Una caratteristica di questo tour, l’energia riflessiva, nei brani presentati per circa due ore di musica con arrangiamenti intimistici che, di fatto, restituiscono Ron al suo pubblico in una versione quasi più privata, con tanti dialoghi a tu per tu col pubblico, e una via in qualche misura originale nel proporre le canzoni dove si notano ritmi sobri e tanto stile. Quasi a voler cercare proprio una dimensione più ristretta, più cercata, che non si può non apprezzare. Il live è stato aperto da due brani di un cantautore, Alvise Bortolini, peraltro vagamente somigliante al collega pavese, sia in aspetto fisico che nelle canzoni. Che sono lievi, come quelle del miglior Ron (Una città per cantare è sempre un esempio, pur non essendone l’autore, ma non solo quella). Bortolini, seduto al pianoforte per una decina di minuti , riesce a far vibrare le proprie note, a farle arrivare al numeroso pubblico accorso per l’evento (il teatro è pressoché esaurito) ed è certamente un bell’inizio di serata.
Subito dopo entra la band al completo, suona una intro, entra Ron e il concerto inizia con Al centro della musica, un brano storico e di gioventù del cantautore, tratto dall’omonimo album (che fra i musicisti vedeva, in alcuni brani, gente del calibro di Franco Mussida, Flavio Premoli, Lucio Fabbri oltre ai consueti Stadio). Quindi anche dove c’è ritmica Ron ne esce con una veste che mira più a voler far risaltare l’essenza musicale, con suoni intatti, sostanziali.
Ricordiamoci però, e questo è il bello, che Ron è pur sempre un musicista con tutti i santi crismi, che ha dimostrato in decenni di produzione quanto vale. Uno che sa comporre e che non conosce crisi, visto anche l’accoglienza del pubblico vicentino che più volte gli ha esternato a gran voce entusiasmo. Questa potremmo chiamarla, volendo, un’occasione di musica che fonde assieme energia e tecnica rilassante. Arrivi, ti siedi sulla poltrona, ascolti, ti rassereni, le melodie ti riempiono cuore e testa. Non poco, mi sembra.
La serata si scalda pian piano , con Le foglie e il vento, mirabile esecuzione, Almeno pensami (l’inedito di Lucio Dalla, l’ultima canzone scritta dal cantautore bolognese), un’originale Anima, e un brano scritto da Bungaro, Più di quanto t’ho amato. Perché Ron, come ci tiene a precisare, si tiene nel cassetto le belle canzoni, che prima o poi, dice, trovano il loro giusto momento. Il cantautore di Garlasco spazia nel repertorio, offre anche la possibilità alla musicista e corista Stefania Tasca di mettersi in mostra, e continua la scaletta con Il gigante e la bambina, scritta da Paola Pallottino per il testo, da Dalla perla musica. Curioso, ma forse nemmeno più di tanto che salti fuori anche un omaggio a Luigi Tenco, Lontano lontano, anche in vista del Premio alla carriera intitolato al cantautore scomparso nel 1967 alla carriera e ricevuto al Club Tenco di Sanremo, “di cui ringrazio tantissimo gli organizzatori”, dice Ron. Certo, la scelta della scaletta non può fare a meno in qualche modo di “penalizzare” altre ottime canzoni, e sono tante, ma non può essere altrimenti del resto. Come sempre in questi casi, bisognerebbe riuscire a fare dei concerti di ore e ore… Ma il pubblico è dalla sua, anche perché lui si svela sempre più: “ho voluto con questo disco guardarmi indietro, cantare è sempre stato un mio sogno, e i miei genitori a un certo punto mi hanno detto vai, canta per te e per gli altri”.
Il concerto prosegue con Sono un figlio, e poi, parlando del tour con Dalla e De Gregori del 1979 Banana Republic, Ron intona Cosa sarà, spiegando l’aneddoto della sua composizione, fatto di una telefonata alle quattro del mattino, di Dalla naturalmente, che gli ha fatto sentire il testo, per poi trovarsi successivamente a Bologna con la musica scritta da Ron, con la canzone che diventa un connubio perfetto. E’ la volta quindi di Una città per cantare, che riesce sempre nell’intento di provocare brividi speciali, sentiti. Poi, via via, Questo vento (nell’ultimo disco cantata con Leo Gassmann), la meravigliosa Futura (altro omaggio a Dalla), Attenti al lupo, Piazza grande, Il mondo avrà una grande anima, altro struggente e incoraggiante brano, nonostante il mondo, come lui stesso afferma, non vada proprio in quella direzione auspicata.
“Ma è nostro dovere sperare sempre”, dice il cantautore. Si va verso il finale con Tutti quanti abbiamo un angelo, dove Ron fa cantare gli spettatori, tutti assieme, Chissà se lo sai, scritto ancora con Dalla, e Vorrei incontrarti tra cent’anni. I bis sono Joe temerario e Non abbiam bisogno di parole, di fronte a un pubblico decisamente appagato.
Insomma, un gran bel regalo quello del teatro Comunale fatto ai cittadini di Vicenza. La band con lui sul palco era composta da Giuseppe Tassoni, Roberto Di Virgilio, Matteo Di Francesco, Marco Dirani e la già citata Stefania Tasca, tutti assieme alla fine sul palco per dare un arrivederci.
RON IN CONCERTO
con Giuseppe Tassoni, Roberto Di Virgilio, Matteo Di Francesco, Marco Dirani e Stefania Tasca.
produzione TRIDENT MUSIC
teatro Comunale, Vicenza , visto il 15 dicembre 2023