Recensioni

#Rock story: Levi Stubbs’ Tears – Billy Bragg (1986)

Scritto da Giovanna Musolino

Si può racchiudere un’intera vita dentro una canzone? Sì se a farlo è un artista della caratura di Billy Bragg

Si può racchiudere un’intera vita dentro una canzone? Sì se a farlo è un artista della caratura di Billy Bragg: una gran voce, una chitarra tagliente, un animo punk in un involucro di folksinger, una straordinaria capacità di fondere e amalgamare sapientemente poesia e denuncia, una coerenza fuori dal comune, un’empatia profonda…
Il brano è Levi Stubb’s Tears, primo singolo tratto da quel capolavoro di inenarrabile bellezza che è Talking with the Taxman about poetry.
Pochissimi accordi e la canzone comincia.
Come in un dramma perfettamente orchestrato gli elementi si aggiungono progressivamente, fino a comporre e definire il quadro in ogni suo dettaglio.
Una storia come tante: una ragazzina scappa di casa con un ragazzo da poco conosciuto, lo sposa e ne diventa la vittima. Levi Stubb’s Tears, però, non racconta solo quell’accaduto; con pochi particolari e con la forza dirompente delle parole e di una musica struggente narra e, dove non narra, suggerisce tutto il mondo e la vita di una donna della quale non conosciamo neppure il nome, ma che, dopo l’ascolto della canzone, ci appare vivida, reale, presente.
Il titolo della canzone ci rimanda a Levi Stubbs, famoso cantante dei Four Tops, uno dei gruppi di punta della celeberrima etichetta Motown: questo riferimento sarà perfettamente chiarito alla fine del brano.
Il pezzo comincia dalla fine: un “incidente” non meglio chiarito, un risarcimento con il quale acquistare una casa mobile, che le concederà la possibilità di godere, finalmente, la solitudine. E subito dopo il ritornello, in una sorta di flashback la storia prende forma e l’immaginazione va oltre ciò che è cantato. Una ragazza, così giovane da non avere neanche l’età per votare, scappa di casa e si ritrova sposata a un uomo, probabilmente appena incontrato, che le sarà apparso come il passaporto per la felicità. La ragazza, che per comodità chiameremo Donna, non è descritta fisicamente, un unico riferimento a ciò che indossa al momento della fuga: il cappotto “buono” della mamma, un’allusione che non può essere casuale, ma che induce a pensare a una madre, non più presente, forse morta.
Un matrimonio affrettato e frettoloso: Donna non ha ancora neanche raggiunto l’età per votare. Anche del marito si forniscono pochissimi elementi, comunque più che sufficienti a definirne la fisionomia: il genere di persona che ride alle proprie battute sembra rimandare a un essere vanesio, incapace di ascoltare, egoista. I due non hanno neanche il tempo per conoscersi perché la guerra, che incombe, porta l’uomo al fronte.
With the money from her accident she bought herself a mobile home
So at least she could get some enjoyment from being alone.
No one could say she was left up on the shelf.
It’s you and me against the world kid,
She mumbled to herself.
When the world falls apart some things stay in place
Levi Stubbs’ tears run down his face

She ran away from home in her mother’s best coat.
She was married before she was even entitled to vote.
And her husband was one of those blokes,
The sort that always laughs at his own jokes,
The sort that war takes away
Non è la guerra, però, a sancire la separazione fra i due coniugi. Una lontananza ben più profonda e insanabile li divide inesorabilmente
And when there wasn’t a war he left anyway.
Donna, tuttavia, non è sola: i nomi di seguito sono quelli di famosi artisti della Motown, la cui musica da sempre la accompagna, le fornisce la forza di andare avanti, le rende la vita migliore.
Norman Whitfield and Barrett Strong
Are here to make everything right that’s wrong.
Holland and Holland and Lamont Dozier too
Are here to make it all okay with you.
I quattro versi seguenti rappresentano l’acme della tragedia: il marito ritorna e “mette un buco nel suo corpo, dove nessun buco ci sarebbe dovuto essere”. Eppure il dolore più straziante non è questo, ma vedere quell’uomo, che forse amava, forse no, ma al quale aveva affidato la sua vita, uscire dalla porta. I medici riusciranno a salvarla, ma il suo cuore ha uno squarcio che nessuna sutura potrà mai ricucire.
And one dark night he came home from the sea
And put a hole in her body
Where no hole should be.
It hurt her more to see him walking out the door.
And though they stitched her back together
They left her heart in pieces on the floor.
Siamo giunti alla conclusione; il ritornello accende un barlume di speranza, pure se precipitati nel baratro più profondo ci sono alcuni punti fermi che rappresentano una certezza, una fune alla quale aggrapparsi e attraverso la quale risalire: per Donna è la musica che ha popolato la sua solitudine e Levi Stubbs le sembra così vicino da figurarsi che quelle lacrime siano proprio per lei.
When the world falls apart some things stay in place.
She takes off the Four Tops tape
And puts it back in its case.
When the world falls apart some things stay in place.
Levi Stubbs’ tears…
Le vicissitudini di Donna giungono a conclusione. La violenza domestica, il fallimento, la delusione, la forza, l’attaccamento alla vita, il potere salvifico della musica tutto questo è racchiuso in poco più di tre minuti.
Le ultime note scivolano, la voce tace, alla chitarra si affianca una tromba che enfatizza l’angoscia infinita di una vicenda come tante, troppe, ma, forse, qualche volta “quando il mondo cade in pezzi alcune cose rimangono a posto…”

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Giovanna Musolino

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