Quando metti che hanno alle spalle un certo tipo di “storia” si incontrano e si incrociano musicalmente, il risultato non sarà mai casuale, bensì causale: causa e stretta conseguenza della qualità, del modo di vivere la musica, del bagaglio di esperienze personali.
I Portfolio sono reggiani, e già la loro “patria” porta alla memoria fior di corregionali illustri. Sono un trio che, pian piano, ha allargato i proprio orizzonti fino a sette componenti. Tromba, chitarra e laptop, per partire. E poi? Tanto altro, tantissimo.
Elettronica, post punk e rock, Bristol sound. Tutto nasce dal lavoro contemporaneo di tromba, chitarra e laptop. Dall’improvvisazione alla schematizzazione, alla creazione ordinata. La band si avvale, nel corso degli anni, del lavoro e dei consigli di Gianluca Turrini (al lavoro con ODM, Il teatro degli orrori, Matmos), Francesco Donadello (Giardini di Mirò), Marco Rossi (Ustmamò). Oltre alla magnifica (e l’aggettivo ci sta tutto) voce di Laura Loriga.
The standing babas è un disco nel quale si fondono le diverse anime del gruppo: apre “Marnero”, basso incalzante, voce che non esito definire “alla Beth Gibbons” (e del resto un brano si chiama esattamente così), chitarre che si intrecciano con suoni elettronici, effetti speciali che ci fanno subito ben sperare.
Arriva “Beth Gibbons”, ed è una degna dedica alla storia ed al significato dei Portishead nella storia della musica. Lo stile in bilico tra elettronica e lounge dona un colore unico. La ritmica del brano mi sorprende, così come la coda. Sorpresa, da tempo non la provavo.
“Latre” è una cavalcata ritmica degna dei Mogwai di “Hardcore will never die, but you will”. In alcuni momenti anche i Balmorhea aleggiano nelle note.
Proseguiamo con “Kim Novak”, attrice dal talento indiscusso, protagonista in “Vertigo” di Hitchcock, alla quale è dedicato il brano. Che sin dalla ritmica presenta molteplici facce (proprio come la Novak), e incontrando nuovamente la voce splendida della Loriga. Illusioni, senza rimpianti. “Ofelia” ci indica la via, con i suoi primi due minuti rassicuranti. Il finale è invece rumoroso ed elettrico.
Penultimo brano del disco è “Canaan”, e qui l’aurea di Wyatt è chiaramente comprensibile dallo stile del cantato, sognante e armonizzato con soluzioni non banali. La chitarra crea un effetto “Ronin”, alla quale mancano solo immagini da far scorrere.
Concludiamo, ed è un peccato sincero, con la suite che dà il nome al disco: nove minuti tra il sogno e la realtà, la colonna sonora perfetta (giudizio esteso all’intero lavoro) per il sottoscritto che, alle quattro del mattino, è dinanzi alla CNN ad osservare cosa combina il mondo.
“The Standing Babas” è stato un colpo al cuore, in una fredda notte di fine ottobre.
Diego Pulvirio
Artista: Portfolio
Titolo Album: The Standing Babas
Label: ThisIsTheLand 2012
Sito: https://www.facebook.com/portfoliothesound
Track-List
1 – Marnero
2 – State Uniti
3 – Beh Gibbons
4 – Latre
5 – Ognuno ha le proprie amicizie
6 – Kim Novak
7 – Pianoafrica
8 – Ofelia
9 – Canaan
10 – The standing babas